Mario Casella, “Senza scarpe”


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Mario Casella
Senza scarpe
Romanzo biografico
15×21 cm, 184 pp, Euro 18,00 – isbn 978-88-31285-37-7

Vincitore ‘Premio Sergio Arneodo’

Disponibile anche in versione digitale su più piattaforme


© RSI RETE DUE, Laser, 05.09.2022, Le mille storie di Roberto Donetta: fotografo, contadino, emigrantedi Brigitte Schwarz

© SEIDISERA Magazine, RSI RETE UNO, 03.09.2022

© Turné, Radiotelevisione svizzera LA1, 03.09.2022. Servizio televisivo a cura di Claudia Iseli dedicato al romanzo “Senza scarpe” di Mario Casella. Turné, RSI LA1, 03.09.2022. “Per gentile autorizzazione della RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.Immagini Archivio Roberto Donetta.”

Una narrazione coinvolgente che incrocia la voce del figlio Saulle con la ricostruzione della vita di Roberto Donetta, padre irrequieto e sempre indebitato, contadino della Valle di Blenio, venditore ambulante di sementi, cameriere e poi fotografo.

Roberto Donetta (1865-1932) diventò noto solo una quarantina d’anni fa, grazie al ritrovamento di oltre cinquemila lastre fotografiche da lui realizzate sull’arco di un trentennio. Il recupero di quel tesoro iconografico ha fatto passare in secondo piano un’altra incredibile scoperta: quasi trecento pagine manoscritte in cui l’estroverso bleniese aveva annotato le sue riflessioni e ricopiato gli scritti letterari e scientifici che più lo avevano colpito. Con questi registri personali sono emerse anche decine di lettere e parte della corrispondenza con i suoi sei figli.
Dagli scritti del testardo e semicolto Robertón emerge la coscienza della sua diversità nel contesto rurale della valle in cui viveva.
Fu la caparbietà del montanaro a tenerlo in vita anche nelle peggiori avversità. Lì tra le sue montagne, come scrisse in una delle ultime lettere a Saulle, l’unica risorsa in cui si può e si deve credere è la terra (La terra c’è sempre). Solo quella può garantire da mangiare ogni giorno. Con il passare del tempo però l’egocentrismo e la frustrazione per l’incapacità di strappare dalla miseria la famiglia provocarono la dolorosa rottura con la moglie Linda e con i figli. Saulle fu l’unico che riuscì a stargli vicino per ancora un po’ di anni.

Un romanzo biografico fatto di solitudine e povertà, ma che documenta anche una vita anomala ed eccezionale nel Ticino di fine Ottocento e primo Novecento.


Mario Casella (1959) è giornalista, guida alpina, autore di documentari e di libri.
Dopo un lungo periodo in cui ha lavorato per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI), ha privilegiato la sua attività indipendente di guida alpina, di realizzatore di documentari e di scrittore. Al centro di queste produzioni vi è sempre la montagna intesa non solo come terreno d’avventura, ma soprattutto come un pianeta ricco di storie umane da scoprire e raccontare.
Nella sua produzione letteraria spiccano alcuni volumi che hanno ricevuto importanti riconoscimenti e che sono stati tradotti anche in tedesco e in francese.
Tra questi sono degni di nota “Nero-Bianco-Nero. Un viaggio tra le montagne e la storia del Caucaso” ed. Capelli (Premio ITAS Trento 2013), “Il peso delle ombre” ed. Capelli (secondo premio Leggimontagna 2018 e menzione Premio Mazzotti 2018) e “Oltre Dracula. Un cammino invernale nei Carpazi” ed. Ediciclo (Premio Cortina 2019).
I dettagli della sua attività sono presentati sul sito www.crealpina.ch


Video integrale della presentazione del romanzo di Mario Casella “Senza scarpe” moderata da Michele Fazioli. 3 settembre 2022 – Casa della letteratura per la Svizzera italiana, Lugano

RECENSIONI / SEGNALAZIONI

© informazione CAS Ticino, Giugno 2023

Senza scarpe
Romanzo biografico su un venditore di semi e fotografo errante


© Rivista 3valli – il biaschese, Febbraio 2023

Biografia di Saul e Roberto Donetta – “Senza scarpe” di Mario Casella
di Sara Rossi Guidicelli

Link: Rivista 3valli


© viceversa letteratura, 21.02.2023

La vita del fotografo Roberto Donetta nei romanzi biografici di Mario Casella (“Senza scarpe”) e Beat Hüppin (“Donetta, der Lichtmaler”).
Approfondimento di Elda Pianezzi

Nato nel 1865 e morto nel 1932, Donetta è considerato il pioniere ticinese della fotografia. Le 5000 lastre fotografiche da lui lasciate e ritrovate per caso negli anni Settanta del secolo scorso nella sua casa di Corzoneso – la famosa Casa Rotonda che oggigiorno ospita la Fondazione Archivio Donetta – lo resero un artista stimato e apprezzato, ben al di là della sua terra d’origine, la Val di Blenio. Per oltre 30 anni Donetta ha fotografato non solo il continuo mutare della valle – per esempio l’inaugurazione della ferrovia o la restaurazione del castello di Serravalle – ma anche la sua natura e le persone che la popolavano, creando scene di vita quotidiana (in parte realistiche e in parte ricostruite in modo fantasioso). La storia della sua vita contiene tanti elementi che non solo lo rendono un personaggio interessante o curioso, bensì anche un esempio dell’eterna battaglia tra l’ispirazione artistica e le esigenze materiali. E cioè tra il bisogno, da un lato, di riprodurre la vita nell’arte e, dall’altro, di trovare i mezzi di sostentamento necessari per vivere. Questa dicotomia uomo/artista viene illustrata in modo toccante nelle opere di Beat Hüppin (Zytglogge, 2018) e Mario Casella (Gabriele Capelli Editore, 2022), che si soffermano sia sulla produzione artistica di Donetta che sulla sua esistenza solcata da drammi e conflitti, creati nella maggior parte dei casi dalla sua incapacità di trasformare ciò che di artistico faceva in una fonte sicura di reddito.
Nell’epilogo del suo libro Hüppin, che di professione è docente di latino, racconta di aver scoperto l’opera di Donetta per caso, nel 2011, durante una gita in Val di Blenio con una classe. È colpito dalla Casa Rotonda, che descrive come «un mulino olandese dalle pale amputate». Fin da subito le foto lo affascinano. Compra il catalogo della mostra e durante gli anni seguenti si ritrova spesso ad ammirarle. Con il tempo nasce l’idea di scrivere un romanzo biografico sulla vita di Donetta. Nel 2017 la Biblioteca cantonale di Bellinzona gli mette a disposizione l’intero Archivio fotografico Donetta e lui scopre un uomo colto, con un’ottima padronanza dell’italiano, una conoscenza dei classici e una grande curiosità intellettuale.
Casella, già estimatore di Donetta, decide invece di avviare un’opera dedicata alla sua vita durante la pandemia, in un momento che lui definisce di «apatia». A fargli compagnia e a fornirgli l’ispirazione è un volume di fotografie del fotografo bleniese ricevuto in regalo dalla moglie.
Nonostante i due romanzi presentati in questo testo nascano in circostanze e da contesti molto diversi, sono molti i punti che hanno in comune. Per questo motivo vorrei analizzarli fianco a fianco, tenendo conto soprattutto delle analogie. Inizierei con l’approccio cronologico. Se Hüppin nel primo capitolo introduce Donetta partendo dall’ultimo giorno della sua vita, dal secondo capitolo in poi narra le vicende più importanti seguendo il filo naturale del tempo: il matrimonio, l’arrivo dei figli, il lavoro come marronaio in Italia, i primi screzi con la moglie, la partenza per l’Inghilterra, l’attività come semenzaio, la scoperta della fotografia, lo sfaldamento della famiglia, la solitudine, la morte. Hüppin entra subito nel vivo degli accadimenti, presentando i temi che hanno occupato e preoccupato Donetta per tutta la sua esistenza: l’amore sconfinato per la fotografia e l’incapacità di provvedere ai bisogni materiali della famiglia. Intercala inoltre la narrazione, ricca di dialoghi che ravvivano la storia e avvicinano il lettore ai personaggi, con scene che vedono Donetta nei panni del fotografo, mentre prepara i set, riunisce le persone, inquadra le scene.
Anche Casella sceglie una narrazione con una progressione cronologica, alternando però due voci, che si susseguono capitolo dopo capitolo. Nei capitoli dispari il narratore racconta la storia attraverso gli occhi di Donetta, mentre in quelli pari, introdotti da una fotografia, è il figlio minore Saulle a portare avanti la vicenda descrivendo ogni volta, in prima persona, una foto del padre alla quale partecipa come soggetto o addirittura come fotografo.
Mostrando i pensieri del figlio Saulle, Casella utilizza due punti di vista diversi trasformando il libro in una doppia biografia. In questo modo prende al contempo le distanze da Donetta ed è in grado di illustrare meglio come il suo continuo inseguire sogni di libertà e aspirazioni artistiche lo alieni pian piano dalla famiglia. Nonostante nell’opera di Hüppin sia invece presente quasi solo il punto di vista di Donetta (con due eccezioni: il capitolo raccontato dalla moglie e quello contenente i pettegolezzi delle comari), il modo in cui veniva percepito dalla gente dell’epoca emerge con grande nitidezza, grazie anche allo stile volutamente scarno ed essenziale, che mette in evidenza il contrasto tra le aspirazioni artistiche e la dura realtà del quotidiano.
Nel loro muoversi lieve, con grazia, dentro il mondo di Roberto Donetta, Hüppin e Casella ci avvicinano tappa dopo tappa ai problemi esistenziali dell’uomo e dell’artista, fornendoci un ritratto a tutto tondo e ben profilato. Casella descrive con perizia l’atmosfera di inizio secolo che si respirava in valle, ci parla dell’almanacco sul quale Donetta scriveva i propri pensieri e nel quale ricopiava nozioni e riportava le grandi scoperte dell’epoca, ci racconta dell’amore tra Roberto e la futura moglie Teodolinda, della morte dei genitori e, soprattutto, dell’incontro con lo scultore Dionigi Sorgesa, che lo ha introdotto alla fotografia. Hüppin dà più spazio alle spiegazioni tecniche in merito alla fotografia dell’epoca, si sofferma sul periodo trascorso in Inghilterra, parla dell’arrivo del treno in valle e include nella narrazione documenti originali, fra i quali figurano poesie (per esempio Progresso bleniese) e, verso la fine, anche una lettera trascritta in tedesco in cui Donetta si sfoga per l’abbandono subito da parte della moglie e di quasi tutti i figli.
Dalle due opere risulta chiaro come Donetta fosse intelligente, colto, curioso, un precursore dei tempi, un artista “maledetto”. Allo stesso tempo fu anche un uomo difficile e aspro: molte delle tragedie che visse e la solitudine nella quale alla fine si ritrovò furono in parte create da lui stesso, dall’incapacità di mantenere un lavoro fisso, dall’irrequietezza, dall’egoismo e dalla voglia di libertà che lo portarono a esplorare il mondo a scapito del benessere familiare.
Hüppin e Casella nei loro libri – entrambi godibili, entrambi ricchi di bellissime immagini – trattano l’eterno conflitto che colpisce quasi tutti gli artisti e che in Donetta ebbe un esito tragico.
Da qualche anno Donetta ha ispirato la fantasia di vari autori, che hanno voluto, ognuno a modo proprio, omaggiare la sua memoria. Il primo è stato Alberto Nessi che, nella raccolta intitolata Milò (Casagrande) uscita nel 2014, gli dedica un racconto. È invece del 2022 il breve romanzo Le malorose, Confidenze di una levatrice (Casagrande) di Sara Catella, che fra i vari personaggi della vicenda inserisce anche Donetta. Va infine citato il volume Foto Grafie (Salvioni), anch’esso del 2022, in cui vari autori (Andrea Fazioli, Noëmi Lerch, Daniel Maggetti, Sara Rossi Guidicelli, Carlo Silini, Maria Rosaria Valentini) costruiscono un racconto a partire da una delle sue foto.
Tanta popolarità avrebbe molto probabilmente sorpreso Donetta, che verso la fine della vita conobbe sì una certa fama tra gli addetti ai lavori, ma che dai suoi compaesani veniva accolto con scetticismo. È forse questo suo continuo annaspare, questo ambire a qualcosa di più e tuttavia inafferrabile – nonostante le sue chiare capacità – che lo rendono una figura tanto affascinante.

Link: viceversa letteratura


© Le Monde diplomatique – il manifesto, 15.02.2023

Senza scarpe, Mario Casella
di David Lifodi


© La Bottega del Barbieri, 28.11.2022

Senza scarpe

Recensione al romanzo biografico di Mario Casella dedicato alla storia di Roberto Donetta, fotografo che ha vissuto nel Ticino tra Ottocento e Novecento facendo mille lavori, dal contadino al giornalista, grazie ad una personalità e a un’attitudine complessa, ma geniale.
di David Lifodi

Senza scarpe è un bel libro scritto da Mario Casella che racconta lo scorrere della vita e le vicende delle valli ticinesi tra l’Ottocento e il Novecento. Si tratta di un romanzo biografico in cui si incrocia la storia, avventurosa, di Roberto Donetta, del figlio Saulle e, più in generale, di tutta la loro famiglia.

Roberto Donetta, familiarmente conosciuto come Robertón, ha la passione della fotografia e, inizialmente, si guadagna da vivere facendo il contadino e vendendo caldarroste, soprattutto in Lombardia, dove si reca per fare la stagione. Tuttavia, nonostante cerchi di fare il possibile per mandare avanti la sua numerosa famiglia (sette figli), ad un certo punto, Robertón decide di emigrare e tenta la strada della fortuna in Inghilterra. Nella Valle di Blenio, dove lavora come contadino costretto a fare i conti con la povertà, le inquietudini della moglie e i timori per il futuro dei suoi figli, Donetta capisce che non riesce a sopravvivere soltanto dei frutti della terra.

La vita di Robertón viene ricostruita da Mario Casella, giornalista della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, ma anche guida alpina, che compone il romanzo grazie ad un «librone usato con la copertina in tela marrone»: duecento pagine dove Donetta annota la sua vita quotidiana, comprese le tante lettere scambiate con i suoi familiari.

Figura particolarmente irrequieta, Robertón scriveva infatti sui libri contabili (già da questo particolare si percepisce la genialità del personaggio) ciò che lo incuriosiva di più, dalle prime scoperte di ambito tecnologico alle tante missive inviate alla moglie e ai suoi figli. Caratterizzato da una personalità complessa e, al tempo stesso testarda, Donetta non si dà mai per vinto nonostante il «fallimento finanziario di ogni sua iniziativa», dalla coltivazione delle sementi alla vendita delle caldarroste fino all’esperienza poco fortunata a Londra.

Il figlio Saulle racconta le inquietudini, ma anche la caparbietà di un uomo che tramite la fotografia e la scrittura, a inizio ‘900 realizzò oltre cinquemila lastre fotografiche e scrisse centinaia di pagine dedicate a curiosità, episodi di vita vissuta e pensieri personali, si caratterizza per la sua originalità rispetto alla valle in cui viveva.

È lo stesso figlio Saulle a comprendere, dagli sguardi del padre, la curiosità, ma anche la stanchezza di un uomo che, all’inizio del nuovo secolo, perde momentaneamente la voglia di scrivere nei suoi libroni.

Le opere di Roberto Donetta sono conservate in Svizzera, all’Archivio di Corzoneso, ma solo di recente ha ottenuto attenzione. Lo smembramento della famiglia, culminato con l’allontanamento della moglie Linda, e le continue e crescenti difficoltà economiche, lo portano anche a lavorare come giornalista per il Corriere del Ticino, non prima di aver fatto il lavapiatti e il cameriere a Londra, oltre al contadino, il venditore ambulante di sementi: per questo la sua figura può esser definita come quella di un emigrante che conduce una vita avventurosa nel Ticino di fine Ottocento e inizio Novecento allo scopo di realizzare progetti forse impossibili, per i tempi di allora, ma certamente coraggiosi.

Link: La Bottega del Barbieri


© Azione, 28.11.2022

Ritratto poetico senza scarpe
È un Roberto Donetta inedito quello che ci racconta Mario Casella nel suo romanzo biografico
di Gian Franco Ragno

Mario Casella, “Senza scarpe”

Sin dalla fine degli anni Ottanta, quando furono scoperte da Maria Rosa Bozzini a Corzoneso in Valle di Blenio, le lastre di Roberto Donetta (1865-1932) lasciate incustodite per mezzo secolo hanno aperto agli osservatori contemporanei un mondo nuovo. Ne seguì una prima e importante esposizione all’allora Museo Cantonale d’Arte nel 1993, con le stampe artistiche di Alberto Flammer e più tardi la seguente costituzione della Fondazione a suo nome a Casserio, con sede la caratteristica Casa Rotonda, sua ultima dimora – dove attualmente si tengono esposizioni e altre iniziative culturali riguardanti la fotografia.

Tra il 2015 il 2016 una nuova esposizione antologica partì dal nascente Museo d’Arte della Svizzera italiana a Palazzo Reali e approdò alla Fondazione svizzera per la fotografia di Winterthur, riscuotendo un grande successo di pubblico e critica – nonché l’immagine di copertina di «Schweizer Illustrierte» per colui che, in vita, pubblicò pochissimo e campò con la vendita di sementi e di qualche ritratto. In tempi ancora più recenti, sei scrittori – Andrea Fazioli, Noëmi Lerch, Daniele Maggetti, Sara Rossi Guidicelli, Carlo Silini, Maria Rosaria Valentini – hanno dato voce a un corale racconto partendo ognuno da un’immagine di Donetta.

Eppure, a dispetto di quanto l’ha preceduto, Senza scarpe di Mario Casella – documentarista, guida alpina e scrittore – ci regala un nuovo e inedito contributo alla lettura del fotografo e uomo Donetta. Il grande merito è quello di creare un terreno su cui appoggiare ogni singola impressione, ogni punto di partenza creato dall’osservazione di immagini rinate, concentrandosi soprattutto sulla famiglia, che, con il crescere dei figli, andò disgregandosi, lasciando Roberto in solitudine a Casserio. Un modo di procedere che ha permesso all’autore di integrare nello scritto le poche ma significative testimonianze del fotografo, dando vita a un quadro più leggibile della vicenda biografica.

Nella narrazione, attraverso una sorprendente capacità di identificazione, Casella dà voce a Roberto e al figlio più piccolo Saulle nel proiettarsi, quasi cinematograficamente, negli ambienti di inizio secolo – e si percepisce tra le righe una profonda conoscenza delle regioni alpine, delle sue storie e delle sue mitologie, nonché delle sue problematiche sempre attuali. Vi sono riportate correttamente e in successione le tappe della vita del capofamiglia: dall’emigrazione nel Nord Italia, ad Asti, come marronaio, alle vicende più tarde. Riconosco tra le pagine più riuscite la ricostruzione della scoperta della magia della fotografia da parte di Donetta avvenuta presso lo scultore compaesano Dionigi Sorgesa.

Ciò che trova meno spazio è la narrazione dell’avvento della modernità in Val di Blenio – con la ferrovia Biasca-Acquarossa, le Terme della stessa cittadina, l’Ospedale e la Cima Norma di Dangio-Torre. Meno citate le conflittualità con il suo ambiente da parte di un personaggio non sempre accomodante, con le sue rivendicazioni e il suo perenne senso di ingiustizia. Altre tematiche avrebbero potuto essere le alluvioni, complice uno sfruttamento intensivo e avido delle foreste. Avrei riprodotto anche uno dei toccanti ritratti riguardanti le morti bianche, meravigliosamente orchestrati tra fiori e nastri, in cui il primo ritratto del bambino coincide tristemente anche con l’ultimo.

Ma è anche vero che nelle immagini di Donetta ognuno è libero, anzi, è quasi portato, a leggere sé stesso. La ricchezza di particolari che la loro ristampa attuale mette in luce – assai più agevole rispetto alle poche e piccole stampe originali rimaste – fa sì che l’osservatore ritrovi elementi del proprio racconto personale, proveniente dalle generazioni che l’hanno preceduto. L’unica avvertenza di cui tenere conto è tuttavia la seguente: è proprio uscendo dal mito, come è avvenuto nell’operazione di Casella, che si arriva a tratteggiare una dimensione profondamente umana dell’autore di questi scatti. Colui che fu un attento e poetico testimone di un cantone ancora povero, in special modo nelle zone più remote e non toccate dallo sviluppo portato dalla ferrovia del Gottardo.

Link: Azione


© Montagne360, Mensile CAI, novembre 2022

Mario Casella, Senza scarpe

Link: Montagne360, Mensile CAI


© Città Nuova, Novembre 2022

Segnalazione del romanzo Senza scarpe di Mario Casella


© La Bottega dei Libri, 24.10.2022

Recensione: “Senza scarpe” di Mario Casella, Gabriele Capelli Editore

Titolo: Senza scarpe
Autore: Mario Casella
Genere: romanzo biografico
Casa editrice: Gabriele Capelli Editore
Data di Pubblicazione: settembre 2022
Formato: cartaceo e digitale
Pagine: 181
Voto: 4/5

Una narrazione che incrocia la voce del figlio Saulle con la ricostruzione della vita di Roberto Donetta, padre irrequieto e sempre indebitato, contadino della Valle di Blenio, venditore di sementi, cameriere e poi fotografo.

Donetta (1865-1932) diventò noto una quarantina d’anni fa grazie al ritrovamento di cinquemila lastre fotografiche da lui realizzate sull’arco di un trentennio. Il recupero di quel tesoro ha fatto passare in secondo piano un’altra scoperta: quasi trecento pagine manoscritte in cui l’estroverso bleniese aveva annotato le sue riflessioni e gli scritti letterari e scientifici che più lo avevano colpito.

Dagli scritti emerge la coscienza della sua diversità nel contesto rurale della valle in cui viveva. Fu la caparbietà del montanaro a tenerlo in vita nelle avversità. Lì tra le sue montagne, come scrisse in una delle ultime lettere a Saulle, l’unica risorsa in cui si può e si deve credere è la terra. Solo quella può garantire da mangiare ogni giorno.

Con il passare del tempo però l’egocentrismo e la frustrazione per l’incapacità di strappare dalla miseria la famiglia provocarono la dolorosa rottura con la moglie Linda e con i figli.


Che vita, Robertón! Mario Casella, in questo bellissimo romanzo biografico, ci fa conoscere Roberto Donetta, conosciuto come Robertón (1865-1932). Durante questa pandemia, l’autore si è ritrovato a sfogliare un libro di fotografie del Donetta. Da qui, si accende la sua curiosità per questo incredibile personaggio e comincia a svilupparsi “Senza scarpe“.

Roberto Donetta, Ticinese, visse in una casa rotonda, con la moglie Linda e i suoi sette figli.

È una storia, la sua, di fatica, sacrifici, povertà, cadute e nuovi inizi.

Si adoperò in tantissimi lavori: fu contadino, venditore di sementi, cameriere a Londra, venditore di caldarroste.

In parallelo a questa vita, che potrebbe sembrare “normale”, ammesso che una qualsiasi vita possa definirsi tale, si fa strada la sua passione per la fotografia.

Ad oggi, sono state ritrovate 5000 lastre fotografiche, un patrimonio notevole di testimonianza della sua vita e della vita dell’epoca nella sua valle.

La fotografia diventa per lui essenziale, tanto da provocare la rottura con la moglie e l’abbandono di tutti i figli. Solo il piccolo Saulle resterà a casa con lui.

La sua vita nel libro viene raccontata attraverso le sue fotografie, ma anche attraverso i suoi scritti. Robertón era appassionato, incuriosito dalle nuove scoperte, dalla tecnologia che cominciava a fare capolino nell’epoca.

“Robertón è in crisi e per salvarlo non sembra esserci altro modo che quello di coltivare l’idea di un progetto impossibile”

All’inizio, in dei libri contabili, ricopiava articoli di giornale che trovava interessanti. Poi la scrittura divenne lo sfogo dei suoi pensieri. Anche numerose lettere, ai figli e alla moglie, ci permettono di comprendere meglio questo personaggio.

Ne emerge un uomo geniale, curioso, ma incredibilmente insoddisfatto, alle volte non calato nella realtà, profondamente solo.

“Il conto della sua costante aspirazione alla libertà era sempre stato salato. Aveva dovuto subire i lutti famigliari, le partenze, gli abbandoni, la solitudine e il fallimento finanziario di ogni sua iniziativa”

E a voi è mai capitato di rinunciare a qualcuno per una vostra passione?

Mario Casella è riuscito a rendere la lettura di questo scritto scorrevole e molto dinamica.

Ci sono due punti di vista all’interno di “Senza scarpe”: il racconto in terza persona, attraverso anche delle citazioni della vita di Donetta, intervallato dalla voce del figlio Saulle. L’autore si immagina i pensieri di Saulle nel descrivere alcune delle fotografie del padre, presenti nel libro.

Ecco perché viene definito un romanzo biografico. Esiste una parte molto precisa, in cui si evince il grande lavoro di ricerca dell’autore alla base, ed una parte romanzata, che rende più completo, a mio parere, questo libro.

“Senza scarpe” è un libro da leggere per scoprire un uomo interessante, complicato, irrequieto, infelice. Un uomo che forse non ha capito la vita o non è stato capito da essa. A voi la scelta!!

Link: labottegadeilibri


© Lankenauta – Letteratura e altri mondi, 17.10.2022

Casella Mario, Senza scarpe
Di Simone Bachechi

La letteratura ha spesso la capacità di portare alla luce traendo dal buio assoluto vite qualsiasi, salvo in alcuni casi scoprire che queste sono state a loro modo straordinarie e probabilmente altrimenti destinate a rimanere per sempre sconosciute. Basterebbe questo per farne un elogio spassionato e sentire il dovere di affrontare ogni sforzo per custodire il suo patrimonio immateriale come un tesoro prezioso, difendendola con tutti i mezzi in un’epoca, come in tutte le epoche del resto nelle quali essa è stata minacciata nei più svariati modi, dalla censura al più naturale oblio o tramite l’assordante basso continuo del volatile sciocchezzaio quotidiano senza contenuti che divora le esistenze e sembra voler proclamare con noncuranza e malcelato entusiasmo il trionfo della barbarie e della banalità.

Anche una vita e una figura apparentemente residuale come quella di Roberto Donetta (1865-1932) per merito della scrittura trova la sua giusta collocazione. È quello che è riuscito a fare Mario Casella, giornalista, guida alpina e già autore di volumi che hanno ricevuto prestigiosi riconoscimenti, con il suo Senza scarpe, edizioni Gabriele Capelli (Svizzera italiana) pagg. 181, euro 18,00 uscito il 5 settembre scorso. Il romanzo biografico (questo il sottotitolo) è il racconto dell’incredibile vita di Robertón (questo il vezzeggiativo affibbiato a Donetta), oggi fotografo di riconosciuta fama internazionale e vero e proprio pioniere dell’arte fotografica, vissuto in assoluta povertà da montanaro e contadino tra 800 e 900, nelle valli svizzere del Ticino.

La sua notorietà inizierà quarant’anni fa grazie al ritrovamento della sua opera fotografica consistente in oltre cinquemila lastre e degli scritti, quasi trecento pagine manoscritte, insieme ai registri contabili e alla sua corrispondenza. La dedizione di alcuni appassionati di fotografia e di storia locale, siamo nella Valle del Blenio, nel Canton Ticino, porterà alla nascita della Fondazione Archivio fotografico Roberto Donetta (www.robertodonetta.ch).

La storia di Donetta è ricostruita sulla base delle sue visionarie fotografie (richieste da diverse città europee per mostre negli ultimi anni) e dei suoi intensi scritti, di fatto ignorati dagli storici e dal pubblico, fino al lavoro di Casella.

Spiega l’autore: “La qualità e la potenza visiva degli scatti di Robertón hanno sempre assorbito completamente l’attenzione degli storici e del pubblico ma la ricchezza degli scritti che ha lasciato, di sensibilità rara per un uomo costretto a vivere di lavoro nei boschi e di mille espedienti, completano un quadro che non poteva restare sconosciuto. Nella sua complessità, fatta di grande talento ma anche di un carattere difficile che lo portò all’abbandono da parte dei suoi famigliari, la storia di Donetta è un patrimonio assolutamente prezioso”.

La sua vita, i suoi studi, il suo lavoro di contadino sono il tema di questo romanzo biografico, un testo ibrido tra il saggio, la biografia di artista e in parte il romanzo epistolare, infatti alle voci alternate tra l’io narrante (Casella), che ricompone le memorie di Donetta e della sua famiglia e la voce dell’amato figlio Saulle, “il bravo Saullìn”, l’unico con il quale riesce a mantenere una vicinanza, si sovrappongono stralci di lettere di Robertòn verso e dagli altri sei figli e la moglie Linda che lo abbandonerà, e lettere scritte alle autorità delle sue terre per problemi amministrativi o a negozianti ai quali chiede di ricevere credito. Alla memoria della parola scritta si unisce nel volume quella fotografica degli scatti qui ospitati per concessione dell’Archivio Donetta. Il romanzo biografico diventa una sorta di diario e piccola saga familiare con al centro Robertòn e le sue preoccupazioni, con il dramma della povertà e dell’emigrazione, con Robertòn costretto a trasferirsi nell’Italia del nord dove si metterà a fare il marronaio, per poi passare alla breve esperienza a Londra dove sarà lavapiatti e cameriere, per fare successivamente ritorno nella sua valle convinto che la terra sia quella che permetterà di sfamare la sua famiglia, diventando venditore di sementi. Ma sarà la scoperta e la nuova avventura della fotografia tramite la quale pensa di poter contribuire al mantenimento dei propri cari, fotografia che se sarà anche la causa dell’abbandono della moglie, a posteriori, molti anni dopo la sua morte che costituirà la sfida vinta da Donetta; la fotografia come anche la scrittura che costituirà per il contadino bleniese la fondamentale valvola di sfogo di una prepotente necessità espressiva e allo stesso tempo fuga dalle sofferenze del quotidiano. “Trascrivere fedelmente un testo – lo ricordava dai suoi primi giorni di scuola – gli incideva nella mente quelle frasi”. Il volume di Casella è anche un omaggio all’avventura e al piacere della scrittura tramite la quale Donetta riesce a fissare il suo entusiasmo per scoperte scientifiche e rivoluzionari strumenti che lo elettrizzano ma anche vicende più intimistiche come l’incontro con la futura moglie Linda, attraversando con la memoria della sua penna gli eventi del suo tempo che fanno da sfondo al racconto, dalle vicende politiche delle sue terre al primo conflitto mondiale, dalle varie epidemie che si sono succedute, prima la “russa” poi la “spagnola” al trauma del pignoramento dei beni. Lo accompagna nel suo percorso la gioia e la dedizione all’arte fotografica, come ricerca del segno, la fotografia con la quale cerca di catturare i momenti e i fratti del suo passato e quello della sua gente. Del “fotografo sempre indebitato”, modo con il quale veniva spregiativamente definito Donetta dai valligiani il figlio Saulle dirà: “Ero figlio di un pittore della luce che piantava fiori e sementi senza avere radici solide per tenere in piedi una vita serena”. La camera oscura, il suo regno incontrastato e inaccessibile dove dare luce ai ricordi. “La luce è vita, la morte è il buio, la fotografia deve illustrare questi due mondi” dirà invece il padre al figlio.

Il libro di Casella ha il merito di mettere in evidenza una dolorosa vicenda esistenziale ed artistica contrassegnata da storie di separazioni, sofferenze, miseria e un destino di solitudine al quale il suo protagonista sembra autocondannarsi rendendosi allo stesso tempo responsabile del fallimento famigliare. Gli stralci della sua storia emergono tramite una scrittura viscerale e appassionata che sembra seguire il ritmo e l’affanno del respiro rotto dall’emozione per le vicende famigliari, senza che manchi per questo uno slancio e uno sguardo fiducioso verso il futuro come appare dalle lettere accorate ai figli, spesso scritte sui registri contabili prima di essere copiate in bella, nella speranza di una riappacificazione familiare in un periodo nel quale gli affari legati alla fotografia, fra cui la stampa di cartoline, sembrano dare una prospettiva di riscatto, testimoniata anche dal racconto di Saulle circa l’attività di andare su richiesta a fotografare i morti nelle case altrui, lugubre attività che diventerà una fonte di guadagno regolare. Lo svolgersi dell’esistenza di Donetta e l’afflizione dei debiti racconterà un altro destino ma la sua memoria, anche grazie a questo prezioso e commovente romanzo biografico di Mario Casella, lascia rivivere e rende dignità all’esistenza di Roberto Donetta il quale da povero eremita diviene un pellegrino dell’arte fotografica, oltre a costituire il volume una preziosa testimonianza delle condizioni di vita montana e contadina dell’epoca nelle valli della Svizzera italiana.


Edizione esaminata e brevi note

Mario Casella (1959) è giornalista, guida alpina, autore di documentari e di libri.
Dopo un lungo periodo in cui ha lavorato per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI), ha privilegiato la sua attività indipendente di guida alpina, di realizzatore di documentari e di scrittore. Al centro di queste produzioni vi è sempre la montagna intesa non solo come terreno d’avventura, ma soprattutto come un pianeta ricco di storie umane da scoprire e raccontare.
Nella sua produzione letteraria spiccano alcuni volumi che hanno ricevuto importanti riconoscimenti e che sono stati tradotti anche in tedesco e in francese.
Tra questi sono degni di nota “Nero-Bianco-Nero. Un viaggio tra le montagne e la storia del Caucaso” ed. Capelli (Premio ITAS Trento 2013), “Il peso delle ombre” ed. Capelli (secondo premio Leggimontagna 2018 e menzione Premio Mazzotti 2018) e “Oltre Dracula. Un cammino invernale nei Carpazi” ed. Ediciclo (Premio Cortina 2019).

Il ticinese Roberto Donetta (1865-1932) è un outsider della fotografia svizzera. Si guadagnava da vivere come fotografo ambulante e venditore di sementi. Alla sua morte ha lasciato 5’000 negativi, conservati un po’ per caso. Immagini che documentano la vita arcaica nella sua Valle di Blenio e il lento arrivo della modernità.

Pagine internet su Roberto Donetta: www.archviodonetta.ch

Mario Casella, Senza scarpe, Gabriele Capelli editore

Link: lankenauta


© Internazionale, 14.10.2022

“Senza scarpe” segnalato su “Internazionale” del 14 ottobre 2022.


© Rockerilla, 01.10.2022

Segnalazione del romanzo “Senza scarpe” di Mario Casella.


© Voce di Blenio, Ottobre 2022

Senza scarpe di Mario Casella

Link: Voce di Blenio


© Cooperazione n. 40, 04.10.2022

Tempo libero – Bestseller

Senza scarpe di Mario Casella

Link: cooperazione


LetterAltura, 25.09.2022

Il video della presentazione di Senza scarpe presso Villa Giulia (Verbania Pallanza) in occasione del Festival di letteratura di montagna LetterAltura. Mario Casella dialoga con Matteo Severgnini.


© Modulazioni Temporali, 24.09.2022

“Senza scarpe”: Mario Casella racconta Roberto Donetta
By Salvatore Di Noia

Roberto Donetta (1865-1932) vissuto nella miseria contadina delle montagne ticinesi diventò famoso negli anni ’70 del Novecento, grazie al ritrovamento di cinquemila lastre fotografiche che realizzò in circa trent’anni, oltre a circa trecento pagine manoscritte in cui l’estroverso bleniese aveva annotato le sue riflessioni e gli scritti letterari e scientifici che più lo avevano colpito. Un uomo che lavorava la terra ogni giorno che ha celato per tutta la vita un vero e proprio tesoro dai cui scritti emerge in maniera portentosa e inusuale la sua diversità nel contesto rurale in cui ha vissuto. Un caparbio montanaro, un artista fenomenale che lì tra le sue montagne, come scrisse in una delle ultime lettere a Saulle, “l’unica risorsa in cui si può e si deve credere è la terra. Solo quella può garantire da mangiare ogni giorno”.

“Senza scarpe” (Gabriele Capelli Editore, pp. 184, euro 18) è il romanzo biografico di Mario Casella, in cui la vita di Roberto Donetta, il suo lavoro di fotografo e soprattutto di contadino ed emigrante in Italia e in Inghilterra, lo hanno reso celebre postumo, a distanza di decenni dalla sua scomparsa. La ricostruzione di Mario Casella è impeccabile, frutto di un approfondito e scrupoloso lavoro di ricerca sugli scritti lasciati da Donetta ritrovati per caso in stato di totale abbandono. Lettere scambiate con i familiari, libri, scritti e stralci e tante fotografie che ridipingono un affresco di vita conflittuale vissuta intensamente tra tanto lavoro per la terra e una costante ricerca di alternative creative e artistiche, in cui Donetta ha dato sfogo insieme a tutta la sua grande immaginazione.

Come afferma l’autore, “Robertòn (com’era soprannominato Donetta) ha lasciato degli scritti di sensibilità rara per un uomo costretto a vivere di lavoro nei boschi e di mille espedienti. Nella sua complessità, fatta di grande talento ma anche di un carattere difficile che lo portò all’abbandono da parte dei suoi familiari, la storia di Donetta è un patrimonio assolutamente prezioso”. E aggiungiamo noi, da condividere, ricordare e trasmettere a chi di curiosità e creatività non eccelle nel suo vivere quotidiano.

Link: Modulazioni Temporali


© La Lettrice Assorta, 20.09.2022

SENZA SCARPE di Mario Casella
Lettrice Assorta

In libreria dal 5 settembre, SENZA SCARPE di Mario Casella, un appassionante romanzo biografico sull’incredibile storia di Roberto Donetta (1865-1932), oggi fotografo di fama internazionale, vissuto nella miseria contadina delle montagne ticinesi a fine ‘800.

L’autore, racconta la vita di Roberto, di sua moglie Linda e i figli e soprattutto della povertà dilagante della valle di Blenio che lo costringe ad emigrare, prima in Italia e poi Inghileterra:

“La miseria ha un vantaggio sicuro: con le tasche vuote non hai nulla da perdere.”

Dalla lettura affiora il ritratto di un uomo molto particolare, di mente irrequieta e curiosa, con ha l’abitudine di ricopiare su un almanacco, le riflessioni di scrittori e religiosi. I pensieri scaturiti dalla scrittura, lo conducono in una dimensione inebriante e allo stesso tempo inquietante.

Descritte in modo coinvolgente, tutte le novità e gli impegni che riempiono le burrascose giornate del contadino e venditore di sementi, Roberto detto Roberton.

La ricostruzione della vita di Donetta è impreziosita dal contributo della voce dell’amato figlio Saulle. Questo espediente narrativo, a mio avviso, contribuisce a restituirne un’immagine a tutto tondo di padre, scosso da molti turbamenti, ma anche talentuoso fotografo. Saulle ricorda come un gioco in famiglia, i momenti in cui il papà tirava fuori la sua “scatola magica”:

“Il momento della magia. Il tempo si fermava e si sentiva solo il canto degli uccelli. Il pà infilava la testa sotto il panno nero e con una mano faceva l’incantesimo trafficando per un attimo con la lente della macchina.”

Rappresentazioni originali dell’epoca scattate da Donnetta, aprono ciascun capitolo e lo arricchiscono, oltre a diversi stralci tratti dai suoi appunti personali e lettere ai famigliari.

L’autore ricostruisce il complesso ritratto di un uomo caparbio, semicolto, in perenne conflitto tra il viscerale attaccamento alla terra e l’ardente foga creativa. A questo proposito, scrive di lui il figlio Saulle:

“Un pittore della luce che piantava fiori e sementi senza avere radici solide per tenere in piedi una vita serena.”

Link: Lettrice Assorta


© L’Eco di Bergamo, 19.09.2022


© Pensieri accesi, 16.09.2022

Mario Casella “Senza scarpe”
di Paola Blandi

La fotografia è il sogno e il riscatto di un contadino che lotta tutta la vita contro la miseria e l’ignoranza. Mario Casella, guida alpina, scrittore e realizzatore di documentari, ricostruisce e racconta la storia vera e commuovente di Roberto Donetta, fotografo-contadino morto 90 anni fa e vissuto nella Valle di Blenio, in Ticino e la cui straordinaria abilità di fotografo è documentata da alcuni scatti che l’editore Capelli ha inserito nel libro; stupefacenti per modernità e accuratezza, qualità e potenza visiva e testimonianze di un’epoca in cui l’arte fotografica era decisamente agli albori e quasi sconosciuta nella Valle ticinese.

Foto Archivio Donetta

Donetta era un contadino visionario e sognatore che per sfamare la famiglia numerosa (sei figli) andava in giro per paesi e casolari a vendere sementi. Ma quando per caso scopre la fotografia, se ne innamora e noleggia un apparecchio con il quale offre per pochi soldi ritratti di vivi e di morti. Entusiasta di questo mezzo di cui impara mano a mano i segreti, spesso costringe la famiglia a posare per lui e mette alla prova la sua abilità con il suo modello preferito, l’ultimogenito Saulle, che gli resterà vicino anche quando la moglie e gli altri figli lo abbandoneranno per andare a lavorare in fabbrica o presso i signori in città, stanchi di quella vita di stenti. Anche lui ci prova, andando a lavorare in Italia e in Inghilterra, ma torna sempre alla sua terra dove sogna un giorno di riunire la famiglia.

Foto Archivio Donetta

La ricostruzione della vita di Robertòn, come veniva chiamato, è avvenuta grazie ad un approfondito lavoro di ricerca sugli scritti che ha lasciato e fortunosamente ritrovati dopo decenni di abbandono. Due almanacchi nei quali nel corso degli anni annotava pensieri e riflessioni, stralci di articoli scientifici che lo colpivano, oltre a decine di lettere scambiate con i famigliari e i creditori.

Oppresso dai debiti e addolorato dalla fuga di moglie e figli, Donetta resta testardamente aggrappato ai suoi sogni convinto che un giorno sarà ripagato di tutti i sacrifici. In effetti qualche soddisfazione in vita la riceve (ritraendo politici e documentando gli eventi e il progresso nella valle) ma muore da solo e in miseria e solo anni dopo la sua morte vengono ritrovate la numerose lastre fotografiche che custodiva nel ripostiglio trasformato in camera oscura.

Foto Archivio Donetta

Oggi è considerato un fotografo di fama internazionale, le cui opere sono conservate presso l’omonimo Archivio di Corzoneso, in Svizzera, ed esposte in diversi paesi. Questa biografia, che mescola abilmente all’esposizione degli eventi, gli scritti di Robertòn e la voce immaginata del figlio Saulle, restituisce onore a un uomo fuori del comune ed è anche una testimonianza preziosa della vita nelle valli ticinesi a cavallo tra ‘800 e ‘900, quando le scarpe erano un lusso che pochi potevano permettersi.

Link: pensieriaccesi Facebook

Link: pensieriaccesi


© Il Quotidiano del Sud, 15.09.2022

Segnalazione del romanzo di Mario Casella “Senza scarpe” sulle pagine de Il Quotidiano del Sud


© Turné, Radiotelevisione svizzera LA1, 03.09.2022

Servizio televisivo a cura di Claudia Iseli dedicato al romanzo “Senza scarpe” di Mario Casella. Turné, RSI LA1, 03.09.2022.

“Per gentile autorizzazione della RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. Immagini Archivio Roberto Donetta.”

© Convenzionali, 31.08.2022

Libri

“Senza scarpe”
di Gabriele Ottaviani

Senza scarpe, Mario Casella, Gabriele Capelli editore.

Oggi il nome di Roberto Donetta, detto Robertòn, rappresenta per la collettività l’identità di un fotografo di talento sopraffino e fama planetaria, innamorato inquieto della natura e della tradizione, sempre in cerca di novità e affrancamento, le cui opere sono conservate presso l’omonimo Archivio di Corzoneso, in Svizzera, ed esposte in diversi paesi, ma è anche il nome di un contadino di montagna nella ticinese, aspra e bellissima valle di Blenio, dove è nato nel milleottocentosessantacinque ed è morto nel settembre di novanta anni fa, che prima della celebrità ha vissuto nella più mordace miseria e ha provato la fatica del migrante, in Italia e oltremanica.

Il romanzo biografico di Casella, punteggiato proprio da immagini, magnifiche, di Donetta, raffinato, intenso, avvincente, emozionante, mai retorico, bellissimo sin dalla foto in copertina, convincente e coinvolgente, ne tratteggia con delicata empatia la vita straordinaria e complessa, articolata e varia, prendendo le mosse dagli scritti che Donetta medesimo ha lasciato, fortunosamente ritrovati dopo decenni di abbandono, due almanacchi carichi di appunti e decine di lettere scambiate con i famigliari, di cui diversi stralci vengono riportati da Casella nel romanzo.
Imprescindibile.

Link: Convenzionali


© SEIDISERA Magazine, RSI RETE UNO, 03.09.2022

Senza scarpe di Mario Casella
di Angelica Arbasini

Lunedì 5 settembre è uscito l’ultimo libro dello scrittore e giornalista Mario Casella dal titolo “Senza scarpe”, che ricostruisce la vita del fotografo ticinese Roberto Donetta. Mario Casella è stato ospite della trasmissione SEIDISERA Magazine.

Apre oggi al Museo d’arte della Svizzera italiana di Lugano, una mostra dedicata all’artista del Novecento Paul Klee. Si tratta di una straordinaria raccolta di disegni e incisioni provenienti da una collezione privata. Con le curatrici della mostra Arianna Quaglio e Francesca Bernasconi entriamo nello spazio espositivo.

Lunedì 5 settembre invece, esce l’ultimo libro dello scrittore e giornalista Mario Casella dal titolo “Senza scarpe” Gabriele Capelli editore che ricostruisce la vita del fotografo ticinese Roberto Donetta, lo scrittore Mario Casella è nostro ospite.

Nella puntata di oggi ci occupiamo anche di un progetto che coinvolge minorenni non accompagnati richiedenti d’asilo, promosso dall’artista ticinese Sir Taki.

Link intera puntata: SEIDISERA


© RSI RETE DUE, Laser, 05.09.2022

Le mille storie di Roberto Donetta: fotografo, contadino, emigrante
di Brigitte Schwarz

È in libreria da oggi il romanzo biografico dal titolo “Senza scarpe” di Mario Casella (giornalista, guida alpina, autore di documentari e di libri dedicati al mondo della montagna) pubblicato dall’editore Gabriele Capelli.

Il libro ripercorre la vita del fotografo Roberto Donetta sulla scorta del ritrovamento di centinaia di pagine di scritti, appunti, lettere inviate ai famigliari che permettono di penetrare il mondo interiore di questo straordinario personaggio, che è stato contadino, venditore di caldarroste nel Nord Italia e di sementi in patria, lavapiatti e cameriere a Londra, oltre che fotografo autodidatta, autore di immagini di incredibile qualità e suggestione. Di Roberto Donetta, vissuto in Valle di Blenio dove nacque nel 1865 e morì novant’anni fa, nel novembre del 1932, sono meno noti gli scritti, fortunosamente ritrovati dopo anni di abbandono: due almanacchi e decine di lettere su cui l’autore ha lavorato per dar vita ad un racconto che descrive il protagonista attraverso i suoi pensieri, i suoi sogni e i suoi tormenti, restituendo una preziosa testimonianza della vita quotidiana nelle valli ticinesi a cavallo tra ‘800 e ‘900. Brigitte Schwarz ne ha parlato con l’autore.

Link: Laser


© laRegione, 01.09.2022

Letteratura

Sui passi del Robertón (tra estetica e dolore).
In ‘Senza scarpe’, Mario Casella si cala su manoscritti e lettere di Donetta, una biografia a taglio narrativo che ben concilia realtà e interpretazione.
di Roberto Antonini

“Un po’ con le sementi, un po’ con le frasche, un po’ far vimini, ogni tanto qualche ritratto, tanto che finora di fame non son morto (…)”. Roberto Donetta (1865-1932), detto Robertón, nel suo eremo di Casserio, frazione di Corzoneso tiene vivo il suo esile legame con una famiglia ormai dissolta, scrivendo a Saulle, l’ultimo dei figli a mantenere un contatto con il padre. Parole vergate con un corsivo certosino, che scorre pulito nei due registri contabili sui quali il venditore ambulante e fotografo bleniese annota con puntiglio, seppure senza costanza, impressioni, lettere in brutta copia, vicissitudini che lo sprofonderanno nell’isolamento e nella miseria.

In equilibrio fra eccesso di finzione e asciutta sobrietà
È su quei manoscritti e su decine di lettere che Mario Casella si avventura nella rischiosa operazione della biografia a taglio narrativo. Un campo minato sul quale incombe sempre il doppio pericolo: quello dell’eccesso di finzione letteraria o specularmente di un’asciutta sobrietà contabile. Casella riesce nell’impresa di conciliare, con un equilibrio nel quale si sente un grande lavoro di cesellatura e di riscrittura, fatti e narrazione, realtà storica e complementi interpretativi. L’autore entra nel personaggio, ne coglie la natura intrisa di sentimento e follia, ne capta abilmente i chiaroscuri, mentre il testo promana comprensione per lui e una attenzione partecipe per il suo mondo in cui si rincorrono continuamente sofferenze, appelli alla famiglia, ruggini e una sorprendente capacità creativa. Come un rimando continuo tra dolore ed estetica, tra mondo reale e mondo desiderato. Ne emerge il ritratto vivido di un protagonista ingabbiato nelle sue contraddizioni, reale nella sua tormentata intimità, ancorché umanamente meno profilato in negativo di quello descritto da Sandro Bianconi che caratterizzava il Donetta attribuendogli una “testardaggine da montanaro, un uomo egoista incapace di assumersi qualsiasi responsabilità del proprio fallimento”.

‘Senza scarpe’ ha il pregio di condurci, senza cedere alla retorica, su un terreno in cui si incontrano empatia e resoconto puntuale, con una sottaciuta ma riuscita ambizione etnografica, di una pagina coinvolgente della storia locale. Robertón assurge così, pur essendo personalità del tutto singolare che rimanda ad altri artisti ben più celebri vissuti a cavallo del 900, a incarnazione di un’epoca, non tanto remota, in cui nelle valli ticinesi imperversano povertà e fame e un’emigrazione massiccia, mossa dalla disperazione. Situazioni di disagio estremo, di precarietà, agli albori di quel secolo che in valle porterà anche una ventata di ottimismo, l’elettricità, il tram che porrà fine anche all’isolamento di interi villaggi, un secolo che conoscerà però devastanti guerre in Europa e la “spagnola”, la micidiale pandemia che colpirà anche le terre ticinesi. Robertón si arrabatta vendendo sementi, intrecciando ceste e gerli con rami di nocciòlo; in inverno si sposta in Piemonte come marronaio, fa il lavapiatti a Londra ma è assorbito dalla sua passione artistica che sboccia in veri e propri capolavori (oggi custoditi dall’omonima fondazione a Corzoneso) e i pochi soldi che riesce a portare a casa non bastano neppure per comperare le scarpe a moglie e ai sei figli. Struggente la lettera di Clemente e Celestino in cui giovani Donetta implorano il calzaturificio Reber di Bellinzona di poter acquistare a rate degli scarponi, senza i quali non possono emigrare nei Pirenei francesi.

Un mare di solitudine e la meravigliosa novità
La famiglia si sfalda, lo abbandonano la progressivamente Linda la moglie (la “mèma”), figlie e figli, lasciandolo in un mare di solitudine. L’inchiostro si tinge spesso di vetriolo, Roberto Donetta è disperato come una fiera in gabbia, i rimproveri a Linda sono violenti: “Sei l’unica causa (…) per cui d’una bella famiglia non rimane che un triste ricordo”. Ma lo sfogo soffoca nella sua crescente solitudine, Robertón è una fascina che si consuma senza fiamme. Sopravvive e a volte vive, protetto da quella meravigliosa novità che gli fa scoprire Dionigi Sorgesa, scultore emigrato in Francia (e misteriosamente assassinato poco dopo): la macchina fotografica. Quindici delle migliaia di istantanee della Fondazione Archivio Roberto Donetta sono state scelte a corredo del testo: lastre su vetro con gelatina di bromuro d’argento che trasmettono, con dirompente vitalità, un mondo immaginato dal fotografo.

Robertón non si limita in effetti a riprodurre la realtà, ne crea una sua. Mette in scena il suo mondo: vi è creazione, trasposizione del reale. Il documento etnografico si fa arte. Nessun sorriso forzato (come quelli che oggi dilagano rendendo i volti stereotipati e inespressivi) nei soggetti in posa. Gli sguardi in quel mondo rurale così lontano e così vicino sono vividi, al tempo stesso impregnati di maestosità e umiltà, una fierezza che pare riscattare il destino impietoso. La tecnica fotografica consente di andar ben oltre il bianco e nero, vi è un tripudio di sfumature, di curiosità. Le immagini ti catturano, i dettagli sorprendono, incuriosiscono. Così come il testo di Casella ti acchiappa e non ti molla, grazie a un accorgimento narrativo il cui il registro del racconto si snoda, con un accorto gioco di specchi e di rimandi, in un’alternanza continua tra la testimonianza del protagonista e quella del figlio Saulle, l’ultimo a dire addio al padre padrone ormai rinchiuso nella sua grotta mentale, incapace di capire chi gli stava attorno e il mondo nuovo che stava nascendo. Ma brillantemente efficace – e Saulle sembra esserne in parte cosciente – nel crearne uno fittizio, rivoluzionario per l’epoca e il luogo, dove emerge un’altra verità, che disorienta con la sua insondabile bellezza.

Link: laRegione

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