«Un modo per riflettere sulle scelte che ognuno prende» – “L’anno senza estate” – Pennalibri


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© pennalibri, 15.02.2023

Stanotte non riesco proprio a chiudere gli occhi serenamente perciò, anziché soffermarmi su ciò che è andato storto oggi, preferisco pensare cose belle.
Questa ne è una.
Vi ripropongo questa magnifica lettura.

“L’anno senza estate” è un romanzo di Bérénice Capatti pubblicato da Gabriele Capelli Editore.

La protagonista, Sara, è una giovane con un passato difficile alle spalle: due genitori praticamente assenti di cui il padre sconosciuto, l’ingresso all’istituto delle suore, la comunità, delle frequentazioni e dei coinquilini poco raccomandabili, un lavoro sottopagato.

Tutto cambia il giorno in cui, mentre lavora, fa la conoscenza di Francesco Salemi, sessantasettenne, imprenditore “fatto da sé” di una ditta grossa che produce posate di altissima qualità.
Quell’incontro sarà il primo spartiacque. La sua vita sarà segnata per sempre da quell’evento. Presto si troverà a dover fare delle scelte molto importanti che cambieranno le sorti di molti personaggi. Dovrà decidere cercando di cavarsela come ha sempre fatto ma con nuove prospettive che non le renderanno la cosa semplice.

Questo, come altre letture che ho fatto di questa casa editrice, è un libro di altissima qualità, sia per i contenuti che per la presentazione e la scrittura praticamente priva di refusi.
Sono 254 pagine che scorrono veloci, che vengono quasi divorate una volta iniziate. Il testo non si fa lasciare perché i colpi di scena e la voglia di conoscere il filo e il mistero che vela la vita di Francesco Salemi sono davvero tanti.

I personaggi sono caratterizzati in modo perfetto, i dialoghi e le descrizioni sono ben calibrate.
La storia a fine lettura si può rivedere in chiave più profonda, soprattutto il finale che è riuscito a farmi trattenere il respiro.

Sinceramente non mi aspettavo così tanto. Si mettono in gioco tutta una serie di elementi e di rapporti che si reggono su qualcosa di profondo.
Non è una semplice lettura. A mio avviso è un modo anche per riflettere sulle scelte che ognuno prende. È un modo per capire che ognuno può influenzare nel bene e nel male gli altri in una maniera così profonda da sconvolgerlo, da ucciderlo o da salvarlo, liberandolo.

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