© Mangialibri, 15.02.2021
Per una fetta di mela secca, Begoña Feijoo Fariña
Articolo di: Alessia Bellebuono
La prima neve della stagione si presenta all’inizio di novembre proprio quando Lidia, sebbene prematura, nasce. I primi anni della sua vita sono caratterizzati da un sentimento di felicità misto al tormento: i giorni trascorsi con la madre riempiono i suoi ricordi di dolcezza e dell’inconfondibile odore del suo pane di segale, ma quando il padre decide di andarsene di casa e chiedere il divorzio le cose iniziano a cambiare.
La bambina sconta le conseguenze di questa situazione a scuola: improvvisamente i suoi amici si allontanano, nessuno vuole più giocare con lei, neanche Renata, la sua migliore amica e il maestro la incolpa e la mette in punizione per qualsiasi motivo. Una volta durante la lezione Lidia prende di nascondo dalla borsa del suo compagno Piero il fazzoletto con la sua merenda: al suo interno c’è solo una fetta di mela secca. La bambina viene additata come ladra, e anche la madre viene messa sotto accusa per non riuscire a crescere la figlia con i giusti valori.
Il prezzo da pagare è altissimo: Lidia viene allontanata dal suo paese e viene spedita in un istituto diretto da alcune suore. Qui è sottoposta a trattamenti coercitivi e violenti che privano di dignità i bambini presenti e che hanno lo scopo di farli sentire indegni di ogni privilegio. Il loro destino sarà quello di essere affidati a delle famiglie e quindi non rivedranno mai più i loro genitori. Lidia deve riuscire a sopravvivere a tutto questo orrore…
Per una fetta di mela secca è una forte testimonianza raccolta dalle varie esperienze di quelle persone che, nella Svizzera degli anni Ottanta, sono state sottoposte a misure coercitive a scopo assistenziale e addirittura a sterilizzazioni. Lidia dà voce a tutti loro.
I principali destinatari di queste atrocità erano i bambini poveri o illegittimi che quindi erano stati sottratti alle loro famiglie d’origine per essere “riformati”. In questi istituti i bambini entrano in un mondo alternativo dove le regole comuni non valgono: perciò qui è ammesso far passare la notte ad un bambino ribelle in una gelida stalla insieme agli animali affamati. In questo modo il passato non rimane tale ma si ripercuote prepotentemente e senza pietà anche sul presente della vittima, incapace ora di vivere una vita normale. È il prezzo da pagare per essere stati considerati diversi o inadatti per la società, per aver osato alzare la testa e reagire ad un’ingiustizia.
La protagonista, Lidia Scettrini, afferma di essere stata concepita e di essere nata con la neve, nello stesso clima freddo e gelido che ritroverà spesso nella sua vita. La violenza, la solitudine, la vergogna, la voglia di fuggire e la paura sono le caratteristiche principali della sua infanzia.
Nel 2013 Simonetta Sommaruga, consigliera federale della Svizzera, tenne un discorso durante un evento commemorativo chiedendo perdono a nome del governo per le atrocità commesse in questi istituti. Ma al di là di ogni parola rimangono solo quelle ferite insanabili di quell’infanzia violata che nessuno potrà mai restituire.
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