© Mangialibri, 21.01.2022
Domenica Matta – Storia di una strega e del suo boia
Articolo di Massimiliano De Conca
Venezia, 1615. Kasper Abadeus è un Ministro della Giustizia, in poche parole un boia. Il suo lavoro, temuto e rispettato, è quello di torturare i presunti colpevoli durante i processi e fare in modo di farli ammettere i loro crimini: c’è di tutto fra le sue vittime, dai ladri, agli assassini, agli stupratori, soprattutto stregoni e streghe. La sua fama nel Comungrande di Mesolcina però è caduta in malora, da quando ha abbandonato il suo mestiere per non giustiziare Saphira, una guaritrice sospettata di stregoneria: l’ama, non può ucciderla, nonostante abbia abortito il suo unico figlio. A quel punto ha riscattato la figlia della strega, Diana, abbandonata anni prima in un convento, ed è scappato via, cercando miglior fortuna a Venezia. Nella Repubblica della Serenissima, si mette subito in mostra guadagnandosi la stima di un Consigliere che gli trova un lavoro nell’Arsenale a costruire barche e poi lo restituisce al suo lavoro originario di boia, di giustiziere. Ma, come gli aveva sempre detto suo padre, anche lui Ministro di Giustizia, non si può fuggire al proprio destino e così, di fronte alle insistenze della figlia adottiva, decide di ritornare nella terra delle Tre Leghe per capire se davvero Saphira è morta. Non sarà facile riconquistare la fiducia dei suoi precedenti compaesani, ma proprio in quei giorni mancava un boia capace di far ammettere le loro colpe a tre donne, tre presunte streghe, che avevano partecipato ad un rito, al gioco del Berlotto, un sabba, stringendo un patto col Diavolo in persona. Sembra il momento giusto per Kasper, che accetta l’incarico per amore di sua figlia e per poter poi avere la possibilità di capire qual è stato il destino di Saphira. Ma qui c’è l’incontro con Domenica Matta, una donna che già ha vissuto la tortura da bambina: un caso più unico che raro…
Il libro di Gerry Mottis, naturale continuazione dell’altro lavoro intitolato Terra bruciata, ambientato sempre nelle valli alpine della Svizzera fra Mesalcina e Roveredo, ma qualche anno prima, fra il 1612 ed il 1614, è un romanzo storico incentrato, come si vede dal titolo, sulla storia di una donna tacciata di essere una strega e sul suo boia. All’interno di una costruzione storica minuziosa e particolarmente accurata, dove si spazia da termini tecnici legati ai cantieri navali a quelli invece più macabri della tortura, con dovizia di particolari su erbe, valli, strade e geografie ormai perdute, dentro dunque questa a volte pedante ricostruzione, arricchita di note e citazioni, Mottis riesce a costruire una trama avvincente, per quanto sotto certi aspetti scontata, che mette in evidenza, fra tanto ossessivo fanatismo, il lato umano di due persone diverse fra di loro, Domenica Matta e Kasper Abadeus, accomunate dalla fragilità dell’anima umana, dalla sopravvivenza degli affetti sull’irrazionale. La lettura per questo, salvo qualche piccolo intoppo legato alla trascrizione del processo della povera Matta, è sempre viva e accattivante, sempre attiva: il lettore è spinto pagina dopo pagina, prima in un gioco a specchio fra le vicende veneziane e quelle svizzere, quindi tutto nel Comungrande, ad ispezionare l’animo dei due malcapitati, a leggerne i riflessi di umanità. Sicuramente non è un testo che annoia.
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