Gerry Mottis
Domenica Matta
Storia di una strega e del suo boia
Romanzo storico
15×21 cm, 336 pp, Euro 20,00
ISBN 978-88-31285-17-9
Disponibile anche in versione elettronica su più piattaforme.
Targa speciale della Giuria – Premio Stresa di narrativa 2022
Intervista radio a Gerry Mottis, autore del romanzo “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia”. © RSI, RETE DUE, Diderot – Le voci dell’attualità, 20.12.2021
In un breve video Gerry Mottis racconta “Domenica Matta”.
“Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia”. L’intervista completa su TELETICINO a Gerry Mottis, autore del romanzo storico tratto dai verbali autentici del 1616 nel Comungrande di Mesolcina.
Venezia, 1615. Durante i festeggiamenti per la nomina del nuovo doge, un uomo incappucciato sventa un attentato in piazza San Marco. Nessuno sa che quell’individuo è il boia del Comungrande di Mesolcina, da dove è fuggito l’anno prima in tutta segretezza.
Assoldato quale Maestro d’ascia nel potente Arsenale navale della Serenissima, cerca di ricostruirsi una vita lontano dai clamori delle esecuzioni capitali. Ma una verità inconfessata lo riporta ben presto sulle orme del passato e della donna amata, Saphira, lasciata in balia del proprio destino nel piccolo borgo alpino di Roveredo dove, a un anno di distanza, si sta consumando una persecuzione spietata di streghe.
Nelle maglie del Tribunale dei Trenta è caduta Domenica Matta, additata per aver partecipato ai “giochi del Berlotto”, cioè al Sabba.
Al boia spetta un’ultima difficile prova: redimere la donna in nome della ragione oppure condurla al patibolo per riscattare il proprio amore e sua figlia.
Basato sul verbale autentico del processo, il romanzo si sviluppa in una trama avvincente e carica di tensione.
Séguito di Terra bruciata, Domenica Matta narra la storia – più unica che rara – di una donna processata per stregheria per ben due volte, da bambina e trentatré anni dopo.
Una vicenda che riporta drammaticamente alla luce un passato scomodo fondato sulle superstizioni, l’intolleranza e l’ingiustizia.
Gerry Mottis (1975), originario della Valle Leventina, è nato e cresciuto a Lostallo GR. Oggi vive con la sua famiglia a Rivera. È insegnante di lingua italiana e storia alle Scuole Medie di Roveredo GR e Professionali Superiori a Giubiasco.
Ha pubblicato una decina di libri: raccolte poetiche, di racconti e romanzi tra cui “Oltre il confine e altri racconti” (Armando Dadò Editore, 2010), “Fratelli neri. Storia dei primi internati africani nella Svizzera italiana” (Armando Dadò Editore, 2015), “Terra bruciata. Le streghe, il boia e il diavolo (Gabriele Capelli editore, 2017), “In cammino con Dante. Viaggio commemorativo all’Inferno” (Salvioni editore, 2021).
Per maggiori informazioni: http://www.gerry-mottis.ch
BOOKTRAILER del romanzo storico di Gerry Mottis “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia”.
Dello stesso autore:
RECENSIONI/SEGNALAZIONI
Premio letterario Amalago 2022
Gerry Mottis con Domenica Matta è arrivato in semifinale al Premio letterario Amalago 2022. La GCE si congratula con l’autore per il risultato ottenuto.
Nelle immagini tutti i libri in semifinale e la terzina finalista.


Caratteristiche del Premio Amalago
È riservato al romanzo storico, un genere letterario che ha attraversato i secoli e favorisce la conoscenza della storia. È dunque un genere classico ma la candidatura e valutazione delle opere letterarie si avvarrà dell’aiuto di blogger, recensori letterari del web e dei mass media. Il meccanismo permette la candidatura di romanzi già graditi al grande pubblico di lettori, pubblicati da case editrici regolari (non a pagamento): una Commissione Tecnica presieduta dal professor Stefano Zecchi hanno determinato i finalisti che saranno poi valutati da una schiera di esperti recensori.
Link: Premio letterario Amalago 2022
© Corriere del Ticino, 24.05.2022
Domenica Matta di Gerry Mottis
A cura di Sergio Roic
Editore: Gabriele Capelli
Pagine: 336
Prezzo: € 20
Gerry Mottis, l’autore ticinese che si cimenta con successo nel romanzo storico, con Domenica Matta (Capelli editore) ritorna a un racconto di streghe ambientato nel complicato Seicento mesolcinese.
Dopo aver dato alle stampe pochi anni fa Terra bruciata, una storia attestata dai documenti conservati nel Grigioni italiano, il Nostro raddoppia con un altro evento ricavato dagli archivi della giustizia vallerana. Sorta di continuazione della storia precedente, Domenica Matta mette in scena alcuni personaggi notevoli, a partire dal terribile boia Abadeus, che si cimentano con la giustizia di 400 anni fa, ancora convinta che quanto di negativo e nefasto accade nella realtà sia il portato delle macchinazioni di streghe e stregoni legati alla volontà del Diavolo.
Il racconto procede parallelo tra la val Mesolcina e la sua crisi morale e la Venezia del tempo in cui è approdato il boia accompagnato dalla piccola Diana, figlia di una donna che Abadeus amò, la misteriosa Saphira. Ma una volta che il boia decide di ritornare nelle terre svizzere, l’azione si sintetizzerà in un nuovo capitolo delle persecuzioni della gente mesolcinese dedita a pratiche poco ortodosse. Su tutto aleggia la visita di San Carlo Borromeo alla valle di alcuni decenni prima e la volontà dell’integerrimo controriformatore di combattere duramente ogni indisciplina nei riguardi della dottrina cattolica.
Domenica Matta, la donna vittima del romanzo (e pure vittima nella realtà degli atti che la riguardarono), è allora un fugace capro espiatorio per tutte le difficoltà (anche climatiche!) del momento.
Mottis si destreggia ancora una volta con maestria in una storia terribile portando il lettore in un tempo e in un luogo feroce, che null’altro è se non il nostro passato. Nonostante il boia propenda per l’innocenza della sua vittima, la legge e l’uso di salvare un’anima condannandone un’altra avranno partita vinta.
© L’Indice dei Libri del Mese, 7.03.2022
Collegi di corda
di Franco Pezzini
Gerry Mottis
Domenica Matta
Storia di una strega e del suo boia
pp. 336, € 20
Gabriele Capelli, Mendrisio (Svizzera) 2021
Da quando, in età moderna, la stregoneria è diventata oggetto di studi laici, non sono mai mancate riscritture sul tema di tipo romanzesco: e i motivi sono ovviamente vari. Da un lato il tema concede al narratore potenti possibilità visionarie e insieme di accostare drammi umani in modo più empatico che attraverso un registro asciuttamente saggistico; da un altro punto di vista, l’operazione è agevolata da documentazioni processuali spesso puntuali, che aprono preziosi scorci sul passato e il recupero di voci quasi sbobinate nella loro angosciata freschezza. Ciò che resta ovviamente sfuggente è quanto a fondo le confessioni rese offrano dati convincenti su credenze popolari (in alcuni casi sì, per l’evidente alterità di alcune categorie – si pensi ai benandanti –, altrove è più difficile distinguere), e quanto invece sia frutto di strappi – anche in senso tristemente materiale, per l’uso degli atroci “collegi di corda” – verso le categorie degli inquisitori. Il che ovviamente rappresenta un problema per una ricostruzione romanzesca: al netto di una vulgata moderna, che ha disinvoltamente traghettato cattivi inquisitori e streghe perseguitate nella narrativa di genere, romanzi che si presentino come storici e non soltanto “in costume” devono fare i conti con tali problematiche ambiguità. Una prova interessante per riflettere su tutto questo è offerta dal “Romanzo storico” (come sottolineato in copertina) di Gerry Mottis, Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia, edito dall’editore svizzero Gabriele Capelli di Mendrisio (nei fatti sequel di Terra bruciata. Le streghe, il boia e il diavolo dello stesso autore per gli stessi tipi, 2017), su un’autentica vicenda processuale consumatasi nel 1616 nella futura Svizzera italiana. Un caso molto particolare, quello della povera Domenica, soggetta a processo per ben due volte (prima da bambina, dall’Inquisitore di Carlo Borromeo, e poi da adulta), e che tuttavia rappresenta solo uno degli innumerevoli registrati da documenti d’archivio nelle valli alpine elvetiche.
La narrazione dipana con grande attenzione ai dettagli storici – quelli noti dai documenti e quelli credibili per studi microstorici – le vicende parallele di Domenica e del carnefice Kasper Abadeus (già conosciuto nel romanzo precedente di Mottis), modellato con un occhio al profilo di un altro boia storico, Mastro Titta, i cui appunti serviranno per una biografia apocrifa. Va da sé che un carnefice svizzero del primo seicento e uno della Roma papalina dell’ottocento presentino connotati culturali molto diversi, per cui l’ispirazione resta di necessità vaga: e la parte su Abadeus – che non è un sadico, ma un uomo del suo tempo che non giudica il tipo di funzione cui è deputato ma conosce dimensioni di umanità inusuali, anche grazie a una figlia adottiva dolcissima – è forse quella che risente più direttamente degli stilemi di una narrativa di genere. Mentre la storia di Domenica emerge dalle carte che Mottis presenta in Appendice, Processo contro Domenica Matti di Roveredo. Interrogatorio e sentenza, 1616: dove in effetti la problematicità sovraccennata sulle credenze popolari (emblematico nel romanzo il ruolo di due amiche di Domenica poi condannate come streghe) si stempera nel caso della protagonista, lasciando al lettore la netta sensazione di forzature legata all’utilizzo della tortura. Pensiamo all’appello di Domenica ai magistrati: “Non mi fate dire piu il falso, ex se dicit Iddio vi perdoni di quanto mi fate dire”. O a questo dialogo, dove il condizionamento dell’imputata verso modelli premasticati è evidente: “Ei dicto come era fatto questa demonio, era grande o picolo. / Risp.: Era grande. / Ei dicto: che cosa haveva in testa. / Risp.: Non haveva cosa alcuna. / Ei dicto come haveva le mani, et piedi. / Risp.: Come noi altri. / Replicata l’interroganza. / Risp.: Haveva li piedi come le capre”. O ancora: “Ei dicto che atti uso teco quel moroso (n.d.r. il diavolo). / Risp.: Diro quello che hanno detto li altri”.
Al netto delle inevitabili difficoltà di ricostruire ritratti di figure popolari di una zona montuosa depressa nel Seicento, vessata oltretutto da calamità naturali, accidenti “inspiegabili” e ignoranza diffusa (come possono essersi salvati dalla frana solo i figli di quella donna?), le ricostruzioni nel romanzo del profilo psicologico di Domenica e di altre donne risultano così nel complesso credibili. E la narrazione, specie dove è più asciutta, permette di porsi in buona sintonia emotiva con gli antichi drammi. Dove due aspetti spiccano, e pare utile non perderne gli echi a distanza di quattro secoli. Da un lato il peso assassino di una cultura patriarcale che carica con disinvoltura sulle donne non solo l’assoggettamento materiale ma la criminalizzazione di eventi naturali come patologie degli animali, calamità, malattie: le stesse funzioni di cura (tramite erbe medicinali eccetera) legate agli unici scampoli di un’identità sociale riconoscibile finiscono con l’esporre a rischi mortali nel travisamento dello spirito delle relative pratiche. Riflessioni che restano provocatorie tanto più a considerare come la caccia alle streghe non si sviluppi tanto nel “buio” medioevo da cui smarcarsi scandalizzati, quanto all’inizio dell’età moderna. In termini di attenzione agli studi di genere, è insomma prezioso che si continuino a studiare gli atti dei processi di stregoneria, e che il risultato raggiunga il grosso pubblico anche tramite romanzi.
Ma c’è un secondo aspetto. Storie come questa fanno riflettere sulla facilità di costruire paradigmi incriminatori per esponenti di culture non allineate a quella dominante. A prescindere da una loro dimostrata pericolosità, o meglio sulla base di una pericolosità presunta in termini fortemente discutibili, e almeno altrettanto mitologici. Dove in questione non è che “abbiano ragione” (la cultura delle istituzioni d’epoca, dove una serie di studi scientifici stanno progredendo, resta comunque più prossima a quella del pensiero moderno del remoto mondo magico di Domenica e delle sue amiche) né la modalità delle sanzioni (le più varie), ma il livello di livorosa ostilità verso i disallineati. Un caveat su una certa facilità di scatenare rancori sociali e discriminazioni rabbiose verso categorie più o meno definite o definibili (cinesi o runner a inizio pandemia, no-vax o russi) che può meritare almeno qualche riflessione coi tempi che corrono.
Link: lindiceonline.com
© Oubliette Magazine, 20.02.2022
“Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” di Gerry Mottis: un romanzo storico sull’Inquisizione.
Written by Carolina Colombi
“Quell’apparente calma non durò a lungo. La Serenissima era di nuovo in pericolo e le tensioni accrebbero, pronte a esplodere al primo episodio che avrebbe innescato la miccia dell’irreversibile incendio…”
Realizzato dallo scrittore Gerry Mottis, il romanzo storico Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia riferisce la storia di una donna vissuta nei primi decenni del 1600.
Pubblicato nel 2021 da Gabriele Cappelli editore, il romanzo si sviluppa grazie al verbale del processo per stregoneria istruito contro Domenica Matta. Seppur la narrazione sia in parte romanzata, il racconto attinge comunque ad accadimenti reali che danno la cifra del clima inquisitorio presente nel paese.
“Durante il Medioevo la zona discosta che si affacciava a strapiombo su Roveredo era diventata una discarica umana a cielo aperto…”
Gerry Mottis è un insegnante di lingua italiana prestato alla scrittura. Residente nella Svizzera italiana è già autore di altre pubblicazioni: racconti, romanzi e raccolte poetiche fra queste.
“L’incedere delle ondate di peste avevano spinto i Signori di Valle a confinare lassù, in una sorta di Lazzaretto montano, gli ammalati, i moribondi, ma anche i criminali comuni…”
Inizialmente il romanzo gode della suggestiva ambientazione di Venezia, al tempo potente Repubblica marinara: i suoi territori, rimasti tali fino all’avvento di Napoleone, arrivavano a lambire la Svizzera.
Ed è in un racconto avvincente che la Serenissima è in procinto di celebrare la nomina del nuovo doge. Scelta però non condivisa da tutti e neppure gradita, in quanto qualcuno cerca di attentare alla vita del novello doge. Se non fosse che il boia interviene per salvargli la vita.
La circostanza sarà comunque proficua per lui, tale Kasper, in quanto viene assoldato per lavorare presso l’Arsenale navale di Venezia in qualità di Maestro d’Ascia.
Nelle intenzioni dell’uomo c’è la volontà di crearsi una nuova vita, ma il suo passato è pronto a tornare sotto forma di presente e a riportarlo indietro nel tempo. Un tempo in cui la presenza della donna amata gli offriva non solo amore, ma conforto e complicità.
“Per tutto il mese di luglio, con l’avvento di una torrida estate, nel Comungrande di Mesolcina si insediò una pace illusoria…”
Il periodo che investe il paese a inizio ‘600 è terrificante, che vede consumarsi un’inaudita quanto feroce caccia alle streghe. Dove un minimo sospetto è sufficiente perché alcuni fossero tacciati di stregoneria e condannati a morte. Sospetti alimentati da superstizioni e pregiudizi, che spesso sfociavano in un sommario processo senza alcun fondamento logico.
A essere maggiormente penalizzate erano donne sole e lontano dalla loro località di appartenenza. Fra queste si contano donne istruite e culturalmente elevate, ma a entrare a far parte di questo novero di persone sono anche prostitute o guaritrici.
Vittima di questo clima di terrore è anche Domenica Matta, accusata di aver partecipato a un convegno di streghe durante il quale venivano adottate pratiche magiche, orge e riti diabolici, definito il Sabba. E sarà proprio il boia a dover decidere della sua sorte: per riscattarsi la donna deve ammettere le proprie colpe, o il rischio di finire sul patibolo è assicurato.
Ma per lei, il prezzo da pagare per aver partecipato con altre donne ad un incontro di cui non immagina le conseguenze e di cui non ricorda nulla, in seguito al quale è tacciata di stregoneria, è troppo caro. È una condizione per cui viene condannata a una pena non commisurata alle sue azioni, che dopo aver subito torture inenarrabili si conclude tragicamente.
“Calò un silenzio profondo, lugubre. Kasper distinse nella donna emozioni contrastanti che incominciavano a fare a pugni tra loro: frustrazione, rabbia, rammarico, pena, superbia, indifferenza, disperazione…”
Vicenda raccontata con suggestivo piglio narrativo, che porta alla luce fatti legati a un passato tutto da dimenticare in cui la superstizione collettiva condannava a morte donne innocenti incolpate di eresia. Modalità questa non riconducibile alla ragione e canalizzata spesso su un soggetto ‘scomodo’: in molti casi donne.
“La procedura in questioni di stregheria si basava su una successione di domande canoniche ricavate da Malleus maleficarum, l’opera commissionata da papa Innocenzo VIII…”
Nelle intenzioni dell’autore, come si evince dalla lettura, avvincente e di sicuro interesse storico, il libro è un modo per riscattare le figure delle cosiddette streghe. Parola che ancora oggi fa inorridire, in quanto spesso le protagoniste di questa caccia crudele e immotivata erano espressione di un libero pensiero. Probabilmente, allora come oggi, ciò era motivo di frustrazione e timore in molti uomini.
Da un punto di vista metaforico, si può affermare che certi ‘processi’ nei confronti del genere femminile sono in uso ancora oggi, superato l’anno 2000.
Basti pensare al biasimo e ai giudizi taglienti sofferti da molte donne spesso oggetto di preconcetti, soprattutto se espressione di se stesse e non omologate a un comportamento o ad un pensiero precostituito. Con l’unico scopo di demolirne la credibilità.
“La Domenica cercò di trattenere i gemiti. Il boia si mise ad armeggiare con cura e precisione, radendo l’intera testa della donna, che piangeva in silenzio…”
Servendosi di una trama avvincente e ben strutturata, nonché di un registro di scrittura fluido e accattivante, l’autore ha portato alla luce fatti appartenuti a un passato che si può definire ‘difficile’, etichettandolo con una sorta di benevolenza.
Trama che si declina in un romanzo da assaporare in ogni sua sfumatura, in quanto apre una finestra su uno scenario reale, seppur ricco di rimandi rielaborati in forma di romanzo. Fino a mettere in atto un’ottima sinergia fra la cronaca processuale ed eventi dell’epoca, con pennellate dei protagonisti tratteggiate in modo alquanto verosimile. Dove, gli aspetti che partecipano alla narrazione, affatto banale, offrono alla platea un libro dall’indiscutibile significato storiografico.
Inoltre, il romanzo di Gerry Mottis è da intendersi non solo come occasione per informare i lettori su episodi che hanno segnato un’epoca terribile e oscura, ma anche quale denuncia di un esercizio frutto di un clima storico vincolato a preconcetti, oltre che frutto di ignoranza e malvagità.
“Il velo della notte scivolò via del tutto. Era viva! Ma ancora non sapeva di esser stata riportata a Roveredo, dove tutto aveva avuto inizio…”
Dotato in appendice del verbale d’interrogatorio di Domenica Matta e della sentenza eseguita a suo carico, il libro si conclude con la postfazione dell’autore in cui dà ampie delucidazioni per meglio comprendere il contesto in cui si consumavano episodi di carattere inquisitorio.
Un carteggio che esprime le norme giudiziarie del tempo, raccolte sotto la dicitura di ‘delitti contro la fede’.
Con i nomi dei complici di Domenica, confessati sotto tortura, che secondo gli inquisitori del tempo avrebbero stretto un patto col diavolo e partecipato al gioco del Berlotto. Il tutto conservato integralmente, per fornire al lettore elementi con il fine di conoscere le accuse rivolte a Domenica Matta, simbolo dei soprusi perpetrati a danno di molte donne.
“Era stata bella la sua vita, pensò. Le aveva donato molto. Non serbava alcun rancore. Né contro le amiche che l’avevano tradita per cercare di mettersi in salvo, né contro i Magistrati che le avevano strappato confessioni assurde…”
Link: oubliettemagazine.com
© RAI Radio 3, Qui comincia, 28.12.2021
Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia di Gerry Mottis
Con Valentina Lo Surdo

© Mangialibri, 21.01.2022
Domenica Matta – Storia di una strega e del suo boia
Articolo di Massimiliano De Conca
Venezia, 1615. Kasper Abadeus è un Ministro della Giustizia, in poche parole un boia. Il suo lavoro, temuto e rispettato, è quello di torturare i presunti colpevoli durante i processi e fare in modo di farli ammettere i loro crimini: c’è di tutto fra le sue vittime, dai ladri, agli assassini, agli stupratori, soprattutto stregoni e streghe. La sua fama nel Comungrande di Mesolcina però è caduta in malora, da quando ha abbandonato il suo mestiere per non giustiziare Saphira, una guaritrice sospettata di stregoneria: l’ama, non può ucciderla, nonostante abbia abortito il suo unico figlio. A quel punto ha riscattato la figlia della strega, Diana, abbandonata anni prima in un convento, ed è scappato via, cercando miglior fortuna a Venezia. Nella Repubblica della Serenissima, si mette subito in mostra guadagnandosi la stima di un Consigliere che gli trova un lavoro nell’Arsenale a costruire barche e poi lo restituisce al suo lavoro originario di boia, di giustiziere. Ma, come gli aveva sempre detto suo padre, anche lui Ministro di Giustizia, non si può fuggire al proprio destino e così, di fronte alle insistenze della figlia adottiva, decide di ritornare nella terra delle Tre Leghe per capire se davvero Saphira è morta. Non sarà facile riconquistare la fiducia dei suoi precedenti compaesani, ma proprio in quei giorni mancava un boia capace di far ammettere le loro colpe a tre donne, tre presunte streghe, che avevano partecipato ad un rito, al gioco del Berlotto, un sabba, stringendo un patto col Diavolo in persona. Sembra il momento giusto per Kasper, che accetta l’incarico per amore di sua figlia e per poter poi avere la possibilità di capire qual è stato il destino di Saphira. Ma qui c’è l’incontro con Domenica Matta, una donna che già ha vissuto la tortura da bambina: un caso più unico che raro…
Il libro di Gerry Mottis, naturale continuazione dell’altro lavoro intitolato Terra bruciata, ambientato sempre nelle valli alpine della Svizzera fra Mesalcina e Roveredo, ma qualche anno prima, fra il 1612 ed il 1614, è un romanzo storico incentrato, come si vede dal titolo, sulla storia di una donna tacciata di essere una strega e sul suo boia. All’interno di una costruzione storica minuziosa e particolarmente accurata, dove si spazia da termini tecnici legati ai cantieri navali a quelli invece più macabri della tortura, con dovizia di particolari su erbe, valli, strade e geografie ormai perdute, dentro dunque questa a volte pedante ricostruzione, arricchita di note e citazioni, Mottis riesce a costruire una trama avvincente, per quanto sotto certi aspetti scontata, che mette in evidenza, fra tanto ossessivo fanatismo, il lato umano di due persone diverse fra di loro, Domenica Matta e Kasper Abadeus, accomunate dalla fragilità dell’anima umana, dalla sopravvivenza degli affetti sull’irrazionale. La lettura per questo, salvo qualche piccolo intoppo legato alla trascrizione del processo della povera Matta, è sempre viva e accattivante, sempre attiva: il lettore è spinto pagina dopo pagina, prima in un gioco a specchio fra le vicende veneziane e quelle svizzere, quindi tutto nel Comungrande, ad ispezionare l’animo dei due malcapitati, a leggerne i riflessi di umanità. Sicuramente non è un testo che annoia.
Link: Mangialibri
© Thriller Storici e Dintorni, 20.01.2022
Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia – Gerry Mottis
Recensione a cura di Luigia Amico
Gerry Mottis nel suo libro “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” pone sotto i riflettori la vera storia di Domenica, donna vissuta agli inizi del 1600, accusata di stregoneria dal Tribunale dei Trenta. Sono tempi bui, superstizioni, credenze e dicerie si spandono a macchia d’olio, la donna in quanto “femmina” è considerata al pari del nulla e per questo vittima di soprusi e violenze. Un solo sospetto e lo spettro fiammeggiante del rogo sembra prendere vita.
Ci odiano soltanto perché ci temono. Siamo depositarie delle verità della Madre di tutte le madri, la Natura. Sappiamo comprenderne i segreti, studiarli, e sfruttarli a nostro piacimento per guarire o per danneggiare…
Sulla cittadina protagonista del romanzo si sono abbattute delle calamità naturali che hanno purtroppo provocato morte e disastri e Domenica attira su di sé gli occhi incriminanti di alcuni concittadini.
È l’inizio della fine per lei, è accusata di aver partecipato a un Sabba, di aver servito il Malefico e di aver provocato, sotto sue direttive, disastri che hanno portato alla morte giovani e bambini. Le torture a cui è sottoposta sono descritte con tale dovizia di particolari e precisione che sembra quasi di assistere in prima persona al raccapricciante spettacolo, si avverte tangibile la sofferenza ma anche il coraggio della povera Domenica, il dolore scaturito dai tratti di corda a cui è sottoposta le strappa la confessione di un peccato inesistente, che non le appartiene.
Sono passaggi strazianti resi ancora più intollerabili dalla consapevolezza che purtroppo le vicende raccontate sono un triste e reale spaccato di storia, vicende perpetrate nel tempo e rafforzate da convinzioni ataviche secondo cui la donna in quanto tale era da considerare al pari del nulla e quindi un perfetto capro espiatorio di una società bigotta e maschilista, nonché ignorante.
Sulla povera Domenica, figlia dell’intolleranza e dell’ignoranza di una valle che non era in grado di comprendere gli intrecci misteriosi della natura, si era abbattuta, come su molte altre vittime innocenti, l’ira per una stagione funesta fatta di ghiaccio e cumuli di neve, carestia e malattie che avevano colpito gli armenti e gli uomini.
Domenica non è l’unica protagonista del romanzo, un’altra figura spicca tra le pagine: il boia Kasper Abadeus, figura immaginaria ispirata al carnefice papalino Mastro Titta. Kasper è un uomo tormentato dal suo passato e dal suo vecchio amore, Saphira, accusata anche lei di essere una strega e in procinto di essere giustiziata. Passato e presente si amalgamano nella vita del boia costringendolo a dover prendere delle decisioni difficili: tentare di salvare Domenica o provare a ritrovare la sua Saphira?
Il romanzo è un accurato lavoro di ricerca basato sul reale verbale del processo (trascritto in appendice) a carico di Domenica; la scrittura di Gerry Mottis è fluida e dal ritmo serrato riuscendo in questo modo a tenere alta l’attenzione del lettore, la mescolanza ben riuscita di fatti realmente accaduti e non è a mio avviso un altro punto di forza del romanzo, difficile intuire dove finisce la realtà e dove inizia la fantasia dell’autore. I personaggi si muovono in un contesto storico chiaro e la descrizione delle ambientazioni sono dettagliate e vivide.
L’argomento trattato nel libro è stato battuto ripetutamente e più volte, sembra quasi che le storie raccontate si somiglino un po’ tutte, ma ognuna di loro possiede un particolare che le rende uniche perché ogni vittima perseguitata, torturata, uccisa e arsa sul rogo merita di essere ricordata per l’ingiustizia subita, quindi un plauso all’autore per aver riportato alla memoria la triste storia di Domenica, la cui unica colpa era di essere una donna in un’epoca sbagliata ed ingiusta.
La stregoneria era il solo frutto di un’epoca morbosa, intollerante, nefanda. Suggerita dai Giudici e palesata sotto tortura da creature illetterate.
Domenica Matta: Storia di una strega e del suo boia di [Gerry Mottis]
Editore: GCE (1 luglio 2021)
Copertina rigida: 336 pagine
ISBN-10: 8831285173
ISBN-13: 978-8831285179
cartaceo
ebook
Link: Thriller Storici e Dintorni
© Leggere:tutti, 16.01.2022
Domenica matta
Storia di una strega e del suo boia
di Lucia Gandolfi
L’autore coinvolge il lettore nella storia del processo di Domenica Matta, del boia Kasper Abadeus, di Diana, una ragazzina che lo accompagna e di un intero paese.
Un giorno di febbraio del 1616, nell’antico Comungrande di Mesolcina e Calanca, Domenica Matta è accusata da svariate persone di aver partecipato con alcune complici ai “giochi del Berlotto”: al Sabba, dove avrebbe adorato il Diavolo e ricevuto in cambio poteri sovrannaturali per scatenare sciagure, malattie e morte. Arrestata dalla giustizia locale – il Tribunale dei Trenta Uomini della Ragione – fu processata, crudelmente torturata e condannata per stregheria.
Le figure del boia Abadeus e della ragazzina Diana sono importanti per dare voce e spessore a un periodo storico dove la superstizione era un pesante fardello. Dove essere additate come streghe portava a morte dopo indicibili torture. Nei verbali ci sono indicazioni precise sulla procedura che veniva attuata dopo la condanna a morte delle malefiche, il boia aveva il compito di spargere al vento le loro ceneri probabilmente per impedire che il corpo della condannata potesse ritornare a turbare il sonno dei giudici e della comunità.
Il libro è delicato alle loro storie. È il seguito del precedente romanzo “Terra bruciata”, ma può essere letto indipendentemente.
Presente una utile terminologia che l’autore ha inserito come orientamento per il lettore:
Il Ministrale era la più alta carica di valle, corrispondente oggi al Presidente del Circolo.
Il Fiscale era il Giudice accusatore; dirigeva gl’interrogatori contro i criminali comuni, le streghe e gli stregoni. Il Notaio o Cancelliere stendeva i verbali, annotava le domande dei giudici, le risposte degli indagati e, a fine processo, la sentenza.
Il Podestà o Borgomastro corrisponderebbe oggi al Sindaco.
Il Ministro di Giustizia era il boia, il carnefice; in altri contesti geografici era anche chiamato Maestro delle Armi oppure Esecutore delle Alte e Basse Opere.
Link: Leggere:tutti
© L’Universitario, 8.12.2021
«Il mio romanzo per restituire almeno un volto a streghe e stregoni»
Intervista a Gerry Mottis, autore di “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia”, romanzo storico ambientato nel 1600 tra Venezia e Roveredo
di GIORGIO REISSIAN
Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia (Gabriele Capelli Editore, Mendrisio, 2021) è un romanzo storico che dissotterra un passato con cui ancora non abbiamo abbastanza fatto i conti, contraddistinto da superstizioni e ingiustizie. Ne abbiamo parlato con Gerry Mottis (1975), insegnante di italiano e storia alle scuole medie di Roveredo, nei Grigioni.
Quando ha capito di voler ambientare l’opera tra Venezia e Roveredo?
Due estati fa ci sono stato in vacanza con mia moglie. A questo motivo “turistico” se ne aggiunge uno storico: tra il 1500 e il 1600, nell’epoca in cui è ambientata la storia sulla caccia alle streghe, la Serenissima era una Repubblica marinara molto potente con territori che confinavano con i Grigioni, detti le Tre leghe, rimasti tali fino all’avvento di Napoleone. Il mio amore per Venezia e il contatto storico tra le due terre hanno fatto sì che il romanzo partisse da lì.
Perché ha deciso di raccontare questo territorio e perché proprio all’inizio del XVII secolo?
Innanzitutto, perché sono legato al mio territorio, alle mie radici. Ho sempre cercato di indagare la storia per capire chi siamo, da dove veniamo; ritrovando soprattutto episodi scomodi nel nostro passato. Uno dei più sanguinari è la caccia alle streghe che sembra abbia infiammato tutta la regione delle Alpi per quasi tre secoli. La mia indagine storica ricostruisce questi eventi, ma soprattutto dà un volto e un nome a tutte le sfortunate vittime del nostro passato, le streghe e gli stregoni.
Terra bruciata precede Domenica Matta. Qual è il legame tra le due opere?
Inizialmente volevo raccontare cinque grandi processi avvenuti tra il 1612 e il 1616. Ma dopo averne descritti quattro, avevo già un romanzo corposo, Terra bruciata. Ho deciso di tralasciare il quinto, quello a Domenica Matta, e di raccontarlo successivamente. Il quinto processo è particolare: è uno dei pochi casi in cui una donna, Domenica, sia stata processata ben due volte nella sua vita, da bambina e poi da adulta. Domenica Matta è la continuazione del primo romanzo, sia dal punto di vista cronologico, sia per quanto riguarda i personaggi: ritroviamo il medesimo protagonista, il boia, in entrambi.
In passato ha pubblicato raccolte poetiche come Sentieri umani e Altri mondi. Ultimamente ha invece dato alle stampe una produzione narrativa. A cosa è dovuto questo cambiamento di genere?
Non parlerei di cambiamento di genere. Io credo che i generi nelle mie opere convivano. Anche nella prima produzione poetica vi sono dei passaggi narrativi, mentre nel romanzo credo che ci siano passaggi, permettetemi il termine, altamente poetici. In Domenica Matta, la poesia torna in una sorta di prosa poetica che mi permette di alleggerire il tema che altrimenti sarebbe stato pesante.
Come nasce la sua passione per la scrittura?
Nasce dall’infanzia. Fin da piccolo ho divorato molti libri. Ero anche molto creativo. Mi piaceva ad esempio disegnare le storie o trascriverle, ribaltandone i contenuti. A volte le leggevo a mio fratello maggiore. È un mondo che mi ha sempre affascinato. Poi c’è stato un viaggio in Sud America, prima degli studi universitari, che ha portato l’esigenza di raccontare le mie esperienze. Da qui è nata anche la condivisione con il pubblico dei sentimenti che poi si sono sviluppati nella poesia e nel romanzo.
In che modo riesce a conciliare l’insegnamento con la grande passione per la scrittura?
Io mi sono sempre definito un insegnante con la passione per la scrittura, ma un giorno mi piacerebbe ribaltare il paradigma ed essere uno scrittore con la passione dell’insegnamento. Credo però sia molto difficile da realizzare, soprattutto alle nostre latitudini. È un sogno e resta tale. Ma credo di riuscire a conciliare bene le due cose, perché gli insegnanti hanno lunghi periodi di libertà, come le imminenti vacanze di Natale, quelle di Pasqua e soprattutto l’estate.
Chi sono i maestri di un maestro?
Sono tanti e devono esserlo. Sono sicuramente stato influenzato da alcuni modelli letterari come Buzzati, Calvino e altri. Risalendo alle origini, credo che tutti in qualche maniera si siano confrontati con Dante. Ma sono stato un onnivoro: mi sono nutrito di letteratura estera, ho amato quella russa di Dostoevskij. Oggi potrei citare per la prosa poetica Erri De Luca che adoro per il suo modo sintetico ma preciso di narrare la realtà. Ce ne sono poi anche altri come Flaubert, Hugo ed Hesse. Ho sempre amato anche Rilke. Per il romanzo storico faccio affidamento anche a Eco e al suo Il nome della rosa. Credo che uno scrittore sia la somma delle sue letture.
Ha in progetto altre opere legate al territorio?
L’idea è quella di completare la trilogia. Il terzo romanzo ripartirà dal castello di Bellinzona verso la fine del 1616, con un probabile sconfinamento nel Ducato di Milano. Quindi cambieranno leggermente l’ambientazione e la storia, ma vorrei continuare cronologicamente, spingendomi fino al 1620/25. Anche perché nel romanzo compare un nuovo personaggio, una ragazzina di 10 anni, e mi piacerebbe vederla crescere e chiudere il cerchio con il protagonista. Con il terzo romanzo concluderò questa ricerca storica sul Moesano.
Link: L‘Universitario
© puntoZIP, la cultura in un piccolo spazio, 14.12.2021
Recensione: “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” – Le fiamme della disapprovazione
di Laura Lippolis
“Coloro che dicono che nel mondo non esiste alcuna stregoneria se non nella credenza degli uomini, non credono nemmeno nell’esistenza dei diavoli, se non come frutto della credenza del volgo, che serve all’uomo per potere attribuire in base al proprio giudizio al diavolo quello che fa lui stesso“.
Questo è l’incipit profondamente esplicativo del senso del romanzo storico di Gerry Mottis: Domenica Matta – Storia di una strega e del suo boia,edito da Gabriele Capelli, basato sui verbali autentici di un processo dell’epoca in cui è ambientato.
Nella città di Venezia nel 1615, un uomo incappucciato sventa l’attentato al nuovo doge.
L’uomo in realtà si trova in quel luogo perché fuggito da Mesolcina, dal suo passato e dalle conseguenze delle sue azioni e sta tentando di ricostruirsi una vita insieme a Diana, una bambina che protegge.
Diana è la figlia di una donna condannata a morte in quanto giudicata come strega. L’uomo avrebbe dovuto essere il suo boia, ma innamoratosene, non ha voluto portare a termine l’esecuzione.
Il passato trascinerà il boia improvvisamente nelle sue spire e insieme alla piccola Diana egli sarà costretto a ritornare nella sua veste di esecutore di morte, per poter riscattare presente e futuro di entrambi.
Il romanzo di Mottis è semplicemente straordinario.
È ben scritto, scorrevole, appassionante e perfettamente coerente con il contesto storico che descrive.
È lodevole come l’autore riesca a trovare nel racconto un equilibrio perfetto tra la cronaca di un processo reale e quindi la denuncia di accadimenti ingiusti e delittuosi dell’epoca, e l’espressione del sentimento, senza mai scadere nella banalità e nella falsa retorica e conferendo, anzi, ai protagonisti, una grande intensità.
Il lettore viene letteralmente tenuto sospeso su una corda funambolica in costante equilibrio tra il bene e il male, che è possibile rilevare in ciascuno dei protagonisti del romanzo.
Il risultato di questa visione nella sua interezza, non è il perdono come elemento scontato e prevedibile, ma un tormentato, precario e affascinante equilibrio, frutto di una illuminata espiazione.
I nostri protagonisti infatti risultano essere luce nell’oscurità di un’epoca in cui la superstizione o l’isteria di massa potevano condannare a morte donne perché ritenute eretiche e quindi streghe.
La ragione prima delle credenze nel Medioevo, infatti, stava tutta nel bisogno di spiegare ciò che risultava incomprensibile e di canalizzare rabbia e frustrazione verso un soggetto, più in generale una donna.
Di solito si trattava di donne sole o che non apparivano conformi o integrate all’interno della comunità, che magari erano istruite e culturalmente evolute o anche guaritrici o prostitute.
Il romanzo di Mottis è quindi una importante denuncia di questa mortificante consuetudine dell’epoca.
Attraverso il racconto dei fatti e della verità retrospettiva, l’autore riscatta la figura della strega e pertanto anche quella della donna, avvalorando qualità come cultura, resilienza, accoglienza, guarigione e quella più fastidiosa agli occhi di maschi frustrati e insicuri e che danneggia la libera espressione femminile ancora oggi: l’autonomia di pensiero.
Tutti i maschi dovrebbero poter leggere questo romanzo e anche tutte le donne; il processo sommario e il rogo sono ancora praticati, anche se in senso metaforico.
Le fiamme della disapprovazione e del giudizio bruciano ancora oggi ingiustamente, quasi tutte le donne che tentano di emanciparsi dagli stereotipi: non siamo poi così lontani dal Medioevo.
Link: puntoZIP
© RSI, RETE DUE, Diderot – Le voci dell’attualità, 20.12.2021
Intervista radio a Gerry Mottis, autore del romanzo “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia”.
© Modulazioni Temporali, 6.12.2021
“Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” di Gerry Mottis
Di Marianna Zito
“Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” (Gabriele Capelli Editore, 2021, pp. 333, euro 20) di Gerry Mottis segue il romanzo Terra Bruciata, che narra quattro processi autentici contro due streghe e due stregoni, tra il 1614 e il 1615, tra Roveredo e Mesocco; ma anche se possiamo parlare di un seguito, questo volume su Domenica Matta può benissimo avere una lettura indipendente dal primo libro, il cui filo conduttore è segnato dai ricordi del boia Kasper Abadeus, personaggio ispiratosi al carnefice papalino Mastro Titta e alla sua sensibilità d’animo.
Questo nuovo romanzo storico si apre nel febbraio del 1616 quando, nel comune di Mesolcina e Calanca, Domenica Matta è accusata di aver partecipato con altre streghe ai “giochi del Berlotto”, ovvero il Sabba. Venerando il Diavolo, avrebbe quindi ricevuto dallo stesso poteri sovrannaturali “per scatenare sciagure, malattie e morte”. Tutto cominciò quando Domenica Matta un giorno fu “scossa da una serie di brividi d’altra natura. S’era appena destata da un sonno meridiano con un peso in cuore, febbricitante, confusa” e con la ricerca clandestina, con la Giovannina e la Pedrina, delle erbe magiche, di cui Domenica era ancora all’oscuro e dove ebbe modo di scoprire verità a lei celate o da lei dimenticate.
“Ora basta!” si spazientì la vecchia. “Sei ridicola. Quest’inverno ai giochi del Berlotto tu ci hai mostrato come fare, non soltanto a prevederle, ma anche a provocarle”.
“Cosa? Vi sbagliate. Io…”
La storia di Domenica Matta è una storia drammaticamente vera, qui raccontata in tutti i suoi particolari: torturata e condannata a morte nel 1616 dal Tribunale della Ragione di Roveredo, perché considerata una strega, fu nella sua vita processata per ben due volte, da piccola e da adulta. Giovane moglie e madre di due bambini, a conclamare la sua condanna sono eventi disastrosi nel paese, interpretati come segnali del Diavolo. È il Tribunale dei Trenta a condannare Domenica, torturata per due mesi e infine giustiziata con l’accusa di stregoneria. La vita di Domenica si intreccia con quella di Kaspar, un boia inseguito dai fantasmi del passato, tra cui quello dell’amata Saphira, probabilmente condannata anche lei come strega. Ed è davanti a Domenica che Kaspar si ferma, ricordando Saphira e cercando forse, questa volta, di salvarla.
Gerry Mottis, per la ricostruzione storica di questo processo, basa i suoi studi sui documenti d’archivio e sul verbale del processo, presente in appendice al volume. Il suo obiettivo è “dare un volto e un nome alle molte vittime innocenti del passato, riscattarne l’immagine”.
Link: Modulazioni Temporali
© L’Adigetto, 03.12.2021
Una tragica storia vera del XVII secolo
Di Luciana Grillo
Gerry Mottis, Domenica Matta – Storia di una strega e del suo boia – Non è un romanzo, purtroppo, ma un fatto storico.
Titolo: Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia
Autore: Gerry Mottis
Editore: GCE 2021
Genere: romanzo storico
Pagine: 336, Rilegato
Prezzo di copertina: € 20
Per una persona che legge prevalentemente romanzi, racconti e saggi scritti da donne, avvicinarsi alla storia di una strega raccontata da un uomo richiede un passo diverso.
Ci si trova a contatto con un tempo lontano (secolo XVII); con luoghi montani, isolati nel freddo delle Alpi svizzere, e con le calli umide di Venezia; con una documentazione completa e approfondita, arricchita da verbali autentici; con una storia vera, dura e brutale, quella di una donna due volte processata per stregoneria e infine giustiziata negli anni dell’Inquisizione; con un boia, detto Ministro di Giustizia, che rivela una sensibilità inattesa, un’umanità incredibile, nonostante il suo «lavoro».
L’autore ha scritto e pubblicato molto e ha rivelato un interesse particolare per le «donne malefiche, tante e innocenti, vittime dell’Inquisizione e dei Tribunali laici, considerate colpevoli di rituali pagani e facili prede di Satana.
Basta che le povere donne vadano in montagna a raccogliere «erbe e piante durante la stagione più dolce, approfittando dei portentosi doni della Grande Madre per produrre dei rimedi da applicare sui propri familiari nel caso di necessità», basta che in valle si verifichino delle sciagure apparentemente inspiegabili perché si stanino «le malefiche che si erano servite delle erbe per provocare occultamente distruzione, malattie o morte».
E Domenica fu una di queste.
Kasper Abadeus il boia era sceso a Venezia, lavorava «nel Cantiere grosso, sul limitare del Canale Nuovo, affiancato da Johachin e alcuni buoni e operosi artigiani. Il capocantiere… rabbrividiva a immaginare che tra le sue mani si erano avvicendati criminali di ogni foggia, tormentati coi più sofisticati strumenti di supplizio».
Ma Kasper avrebbe voluto dimenticare questo passato, pur sapendo che «non si sfugge alla propria ombra… se nasci nella famiglia di un boia, lo resterai per sempre!», gli aveva detto suo padre. E dunque, anche lontano dalle sue montagne, Kasper («l’ombra del passato lo aveva rincorso per mesi, e infine rintracciato, ritrovato, asservito») non poté rifiutare la proposta del Consigliere Furlà, «ritornando a indossare i panni vermigli del Ministro di Giustizia».
Accanto a Domenica, che con i suoi intrugli guarisce un bambino e che si differenzia dalle altre donne della valle perché sa leggere, sa decifrare preghiere in latino e conosce la Bibbia grazie agli insegnamenti di un parente parroco, messo a riposo perché cieco da un occhio, e vicino al boia, incontriamo Diana, una bambina, figlia di Saphira.
La storia di questa madre costretta ad abbandonare la sua bimba è ben nota a Kasper che decide di portare con sé a Venezia la piccola, a cui evita lo spettacolo delle esecuzioni capitali affidandola a mastro Lorenzo, un anziano artigiano assai abile nell’intrecciare canestri.
Così Diana, protetta e rassicurata, impara l’arte dell’intreccio e riprende a ricamare, come le avevano insegnato le suore del Convento di Santa Maria Assunta a Claro, nel Contado di Bellinzona, a cui la mamma l’aveva consegnata.
Questi sono i protagonisti di una storia complessa e crudele: l’autore descrive le sedute di tortura, le confessioni estorte, gli usi di guaritori e guaritrici, tra cui l’erbario di Mentana, Francesco, che aveva curato e guarito adulti e bambini e che fu accusato di sortilegio e corruzione, arrestato, torturato e «abbruciato vivo sulla Piazza del Mercato durante una carnevalata che durò per sei giorni».
E racconta che Kasper, dopo un anno a Venezia, ritorna al Comungrande con Diana e chiede ospitalità al fabbro ferraio, suo fido alleato.
Nulla è più come prima, ma il boia vuole che Diana, così brava nel confortare chi si trovava nel dolore, ritrovi sua madre: a lei Diana finalmente mostra l’amuleto dell’erbario Francesco, deterge la fronte, inumidisce le labbra screpolate; accarezza e si lascia accarezzare dalla mamma ritrovata, mentre altre donne si preparano ad essere giustiziate, anche Domenica, «madre dei figli salvi, persona saggia e istruita… scoperta a leggere un libro proibito, una Bibbia in tedesco».
Tutto va come previsto, la vicenda dolorosa di Domenica si chiude, Saphira è libera, Diana è stata riscattata, il boia «di fronte a Dio era consapevole di aver accompagnato alla morte una donna innocente – madre e moglie – colpita dall’intransigenza, dal fanatismo e dall’ignoranza di un’epoca oscura… non spettava a lui giudicare il giusto e l’iniquo… poteva solo pregare per un futuro diverso…».
Link: L’Adigetto
© Ticinonews sera, Teleticino, 02.12.2021
Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia

© Corriere dell’italianità, n. 35, 10.11.2021
Tre buoni motivi per conoscere la lingua italiana
Intervista a Gerry Mottis


© Rockerilla, 01.11.2021
Gerry Mottis, Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia

© La bottega dei libri, 02.11.2021
Recensione: “Domenica Matta” di Gerry Mottis
di Sahira
Titolo: Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia
Autore: Gerry Mottis
Genere: romanzo storico
Casa editrice: GCE
Formato: cartaceo, ebook
Pagine: 336
Venezia, 1615. Durante i festeggiamenti per la nomina del nuovo doge, un uomo incappucciato sventa un attentato in piazza San Marco. Nessuno sa che quell’individuo è il boia del Comungrande di Mesolcina, da dove è fuggito l’anno prima in tutta segretezza.
Assoldato quale Maestro d’ascia nel potente Arsenale navale della Serenissima, cerca di ricostruirsi una vita lontano dai clamori delle esecuzioni capitali. Ma una verità inconfessata lo riporta ben presto sulle orme del passato e della donna amata, Saphira, lasciata in balia del proprio destino nel piccolo borgo alpino di Roveredo dove, a un anno di distanza, si sta consumando una persecuzione spietata di streghe.
Nelle maglie del Tribunale dei Trenta è caduta Domenica Matta, additata per aver partecipato ai “giochi del Berlotto”, cioè al Sabba.
Al boia spetta un’ultima difficile prova: redimere la donna in nome della giustizia oppure condurla al patibolo per riscattare il proprio amore e sua figlia.
Basato sul verbale autentico del processo, il romanzo si sviluppa in una trama avvincente e carica di tensione.
Séguito di Terra bruciata, Domenica Matta narra la storia – più unica che rara – di una donna processata per stregheria per ben due volte, da bambina e trentatré anni dopo.
Una vicenda che riporta drammaticamente alla luce un passato scomodo fondato sulle superstizioni, l’intolleranza e l’ingiustizia.
«Essendo detenuta nelle forze dell’Officio ai fini della nostra inquisizione e ad istanza del fisco nostro camerale, è interrogata de plano Domenica Matta, di Roveredo, per indizi di stregarie…»
Con “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia”, Gerry Mottis ci aiuta a fare luce su un periodo storico buio, intriso di superstizioni e paura.
Siamo agli inizi del 1600; pestilenze, carestie, malattie o incidenti, venivano visti come interferenze del demonio sulla vita degli uomini.
La sommaria giustizia che veniva praticata cercava di trovare a tutti i costi un colpevole che giustificasse ogni evento negativo, personale o collettivo, che si abbatteva sui membri di una comunità. Dare in pasto un presunto stregone, o una strega, alla folla significava rassicurarla, garantire, almeno a parole, un possibile miglioramento delle condizioni problematiche e di indigenza in cui le persone si trovavano a vivere. D’altronde, come dice un famoso proverbio, “tolto il dente, tolto il dolore”. Non aveva importanza la colpevolezza o l’innocenza della persona accusata, l’unica cosa che contava era che su di essa venisse scaricata la responsabilità di ogni malessere o preoccupazione che affliggeva la zona.
È in questo clima di paura, malafede e crudeltà che viene ambientato questo romanzo; basato su fatti storici, coadiuvati dalla realistica fantasia dell’autore, “Domenica Matta” si è rivelato essere scorrevole e interessante da leggere, ma anche molto incisivo. Prendendo come protagonisti una strega e il suo boia, mostra come, da entrambe le parti, sia difficile misurarsi con il concetto di giustizia del periodo senza farsi troppe domande.
La presunta strega della quale si parla nel libro è, appunto, Domenica Matta di Roveredo. Ha poco più di 42 anni al principio della nostra storia e un passato difficile, che per fortuna non ricorda bene. Fa strani sogni, incubi pesanti che la portano a vivere notti agitate. Ma saranno davvero incubi? Il dubbio si palesa in lei quando due sue compaesane, note nella zona per la pratica di strani riti dal sapore ambiguo, le svelano il segreto: lei è una strega a pari loro e, come loro, partecipa a riti satanici presieduti dal “Martino”, il demonio in persona. Non sono sogni i suoi, solo ricordi annebbiati.
“Le due donne si avventarono sulla Domenica e le scoprirono la spalla destra…
«Questo è il bollo di Satana!»
La Domenica scoppio in lacrime. Un segno informe rossastro appariva anche sulla sua spalla, costellato da nei e porri informi”
Domenica non può credere a tutto questo. Lei è una fervente cattolica, ama fare del bene, aiutare gli altri, nonostante da loro non riceva altro che sguardi ostili e diffidenza a causa del suo passato controverso. Aveva solo 9 anni quando venne accusata di stregoneria. Troppo piccola per essere condannata, troppo piccola per ricordare precisamente ogni passo del suo interrogatorio di allora.
La cattura delle due donne decreta la sua fine. La accusano di aver partecipato ai “giochi del Berlotto” e di altre abominevoli azioni nefaste.
Verrà strappata alla sua famiglia e lasciata marcire in un carcere maleodorante e sporco. Ma questo sarà il minimo. Come presunta strega sa cosa le aspetta: giorni di torture senza fine e morte certa.
“Sarebbe stato bello continuare a fare quello che aveva sempre fatto… Aiutare le persone, guarirle, consigliarle, leggere dei brani della Bibbia, istruire i propri figli e vederli crescere forti e sani. capì che tutto questo non sarebbe più stato possibile”
Il destino però pare tenderle la mano in maniera del tutto inaspettata. Il suo boia sarà anche il suo angelo custode. Lui e sua figlia Diana la aiuteranno a sopportare le ferite che verranno inflitte al suo corpo e alla sua anima, fino al momento in cui il silenzio non accoglierà la sua mente.
Sentir parlare di processi di stregoneria mi ha sempre creato un certo disagio. Non riesco a pensare, senza provare un brivido, a quelle donne e a quegli uomini innocenti destinati al rogo sulla base di inutili chiacchiere di paese. Immagino lo strazio di queste persone, il dolore delle loro famiglie, la paura per una fine prossima e ingiusta
E i carnefici? Avete mai provato a mettervi nei loro panni? Secondo voi chi deve eseguire pene capitali come si pone di fronte alla propria coscienza?
Vorrei complimentarmi con l’autore per avere, tramite la figura di Kasper, preso in considerazione anche i sentimenti di coloro che, per lavoro, si trovavano costretti a recidere il filo della vita.
È davvero bella la figura di questo boia. Gerry Mottis ha descritto un uomo apparentemente tutto d’un pezzo, forte, deciso. Lui non tentenna, cala la sua spada senza alcuna esitazione, usa i suoi strumenti di tortura con indifferenza, senza scomporsi. Ma nel buio delle sue stanze, il peso delle sue azioni lo tormenta, rendendolo debole e sofferente.
Kasper sente l’innocenza di Domenica, ma non può andare contro la legge. Cerca di alleviare con unguenti e gocce le sofferenze che la donna subisce dalle sue mani. Aiutato da Diana, la sua figlia adottiva, l’assiste negli ultimi giorni della sua vita, le promette una sepoltura degna e di portare ai suoi figli i suoi messaggi d’amore.
“«Tu dovrai essere forte , Domenica Matta» fece serio Kasper…
«Perchè volete aiutarmi se non c’è più alcuna speranza per me?»…
«Perchè c’è del buono dentro di te. io lo vedo. tu non sei quello che loro credono tu sia…»”
Un uomo con un cuore grande Kasper, nascosto sotto un atteggiamento freddo e che incute timore, una sorta di corazza per salvaguardare il suo animo.
La dovizia con cui sono stati descritti i processi subiti da Domenica e dalle altre sue compaesane definite “streghe”, mi ha sorpresa, aggiungerei, piacevolmente se per me non fosse stata fonte di ansia addentrarmi in quei macabri particolari. Indubbia la bravura dell’autore nel trasmettere al lettore il sentire delle accusate. Ha riportato scrupolosamente i passi dei verbali originali del processo, integrandoli alla perfezione nel romanzo. Naturalmente ha dovuto adattarli all’italiano odierno per rendere agevole la comprensione al lettore.
Per gli amanti però dell’idioma del tempo, nelle ultime pagine del libro ha riportato alcuni passaggi tratti dai documenti originali. Grazie a questi e ad altre informazioni, che inserisce nelle note a piè pagina e nella postfazione, Gerry Mottis trasforma il suo romanzo in un buon punto di partenza per chiunque voglia approfondire l’argomento.
La fluidità, la chiarezza e la trama di “Domenica Matta” rendono il libro semplice e contemporaneamente difficile da leggere. La difficoltà deriva dal non accettare che queste pagine dicano il vero; vedere la crudeltà, l’ignoranza e la malafede così ben rappresentate toglie loro quel velo che la fantasia avrebbe potuto drappeggiarle addosso, permettendoci di relegarle in un angolo della nostra mente e di dimenticarle.
Gerry Mottis non ce lo permette, non ci consente di distogliere da esse lo sguardo… e forse ha ragione lui!
Link: labottegadeilibri
Gerry Mottis ospite di Carlotta Gallino durante il programma “Siamo fuori” della RSI.
Una chiacchierata su streghe, superstizioni, libri e altro ancora.
Per rivedere la puntata ecco il link: Siamo fuori
© Radio Lombardia, 25.10.2021
Lombardia in Libreria
Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia
di Paola Farina
Ascolta l’intervista all’autore:
Gerry Mottis a Lombardia in Libreria
© Septem Literary, 13.10.2021
Domenica Matta: Storia di una strega e del suo boia di Gerry Mottis
di Cinzia Cogni
Trama. Venezia, 1615. Durante i festeggiamenti per la nomina del nuovo doge, un uomo incappucciato sventa un attentato in piazza San Marco. Nessuno sa che quell’individuo è il boia del Comungrande di Mesolcina, da dove è fuggito l’anno prima in tutta segretezza.
Assoldato quale Maestro d’ascia nel potente Arsenale navale della Serenissima, cerca di ricostruirsi una vita lontano dai clamori delle esecuzioni capitali. Ma una verità inconfessata lo riporta ben presto sulle orme del passato e della donna amata, Saphira, lasciata in balia del proprio destino nel piccolo borgo alpino di Roveredo dove, a un anno di distanza, si sta consumando una persecuzione spietata di streghe.
Nelle maglie del Tribunale dei Trenta è caduta Domenica Matta, additata per aver partecipato ai “giochi del Berlotto”, cioè al Sabba.
Al boia spetta un’ultima difficile prova: redimere la donna in nome della ragione oppure condurla al patibolo per riscattare il proprio amore e sua figlia.
Basato sul verbale autentico del processo, il romanzo si sviluppa in una trama avvincente e carica di tensione.
Se conoscete l’autore Gerry Mottis e avete letto il suo romanzo precedente, intitolato “Terra bruciata. Le streghe, il boia e il diavolo”, allora saprete quanto siano veritiere e di conseguenza cruente, le descrizioni inerenti le torture perpetrate dal Tribunale dei Trenta nel comune di Roveredo, nella Svizzera italiana, alle donne accusate di stregoneria.
Nel XVII sec. infatti, furono numerosi i processi alle presunte “streghe” in questo piccolo comune, dove la maggioranza finì al rogo confessando sotto atroci torture, crimini “assurdi” e in realtà mai commessi.
”Il 6 ottobre 1583 giunse così a Roveredo l’inquisitore comasco Borsatto, che nel giro di tre settimane fece catturare, imprigionare e torturare ben 110 persone… sei liberate per limiti d’età. Tra di loro vi era una bambina di 9 anni… la ragazzina si chiamava Domenica…”
Se in “Terra bruciata” impariamo a conoscere questa realtà tramite Kaspar Abadeus, il boia di Roveredo che si innamora di Saphira, una delle sue vittime, accusata di stregoneria e condannata al rogo dall’inquisizione; nel secondo romanzo, intitolato “Domenica Matta. La storia di una strega e del suo boia”, Mottis riprende la storia precedente e ritroviamo così il boia Kaspar fuggito da Roveredo e giunto a Venezia, dove trova lavoro come maestro d’ascia presso l’arsenale della serenissima.
”Non si sfugge alla propria ombra” gli aveva insegnato il giovane padre, boia erede di altre generazioni di carnefici nella Contea di Tirolo. ” Se nasci nella famiglia di un boia, lo resterai per sempre!”
Le vicende personali del boia si intrecciano con una storia vera, che vede protagonista una giovane donna che per due volte viene interrogata dall’inquisizione; un caso molto raro, ma trascritto nei documenti conservati nell’archivio di Circolo di Roveredo, studiati dall’autore e riportati anche nel romanzo.
Il suo nome era Domenica Matta e nel 1616 venne incarcerata ed “interrogata” per due mesi, affinché confessasse la sua partecipazione ai giochi del Barlotto e di conseguenza la sua complicità col diavolo.
Questa donna già all’età di 9 anni fu liberata dell’inquisizione per limiti di età; ma trentatre anni dopo, alcune compaesane la denunciarono, esattamente come accadde a Saphira, dando credito a
quelle voci basate su fanatismo e ignoranza: ”la buona donna era soprattutto guardata con sospetto non tanto per le sue pratiche “magiche” quanto per un’altra voce insistente. Non si sapeva come mai, ma la Domenica sapeva leggere.”
L’autore deve amare molto questo territorio, la valle alpina Elvetica infatti, sia nel primo volume che in questo, è in parte protagonista di questa storia; le descrizioni del paesaggio, del paese, dei vari scorci suggestivi e della vita semplice dei suoi abitanti, aiuta a comprendere meglio la mentalità dei personaggi principali.
“Bisognava stare in guardia. Il Diavolo ha mille volti e maneggia l’arte dell’inganno con pazienza e maestria. Bisognava salvaguardare le donne del paese, più inclini – per loro natura – a cascare preda della tentazione.“
Il romanzo prende una piega inaspettata quando Kaspar decide di tornare a Roveredo, da dove scappò l’anno precedente, prima che Saphira venisse giustiziata; il dubbio che non sia morta e che giaccia abbandonata in qualche fetida cella, lo attanaglia e pur di
scoprire la verità è disposto a farsi riassumere dal Tribunale dei Trenta e aiutarli a scacciare il diavolo dal loro territorio, dove da tempo è in atto una grave carestia.
“Domenica Matta” è un romanzo storico, dove il contesto e i dialoghi sono assolutamente credibili, dove la fantasia dell’autore si fonde completamente con la realtà del periodo raccontato e credo sia giusto sottolineare che è una lettura dai toni forti che non risparmia le descrizioni di dolori e sofferenze. Non è facile, anche se sappiamo bene in cosa consistevano le torture, restare indifferenti a tali crudeltà, soprattutto dopo che si è empatizzato con un personaggio, e questo anche grazie alla capacità dell’autore di caratterizzarlo e renderlo “vero”.
Gli autori come Gerry Mottis che riportano in luce storie sepolte da secoli e che ci aiutano a comprendere meglio il passato, sono da ammirare e ringraziare; tra approfonditi studi e in nome della verità,contribuiscono a tenere viva la memoria storica, ridanno voce agli ultimi, ai dimenticati e a quei piccoli eroi anonimi che non avranno mai riconoscimenti, ma che meritano comunque di essere ricordati.
“… alla Domenica spettava un quarto collegio di corda, secondo le consuete procedure criminali. Presto o tardi anche il Diavolo, che possedeva quella femmina, avrebbe capitolato e riconosciuto i propri inganni. Bisognava esser tenaci. Al maligno non andava concessa alcuna tregua.“
Link: Septem Literary
© SoloLibri.net, 20.09.2021
Recensioni di libri
Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia di Gerry Mottis
di Mario Bonanno
Gabriele Capelli Editore, 2021 – Basato sul verbale del processo, il romanzo è serrato e ben scritto, e il contesto descritto è restituito da Gerry Mottis con un’aderenza storica funzionale tanto allo sviluppo della trama, quanto all’attendibilità di parte della vicenda.
Tra i diversi meriti di Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia di Gerry Mottis (Capelli editore, 2021) il primo risiede nel sotto-testo: tenere a mente cosa possono fare fanatismo religioso e ignoranza se combinati insieme all’esercizio del potere. Non invento nulla di nuovo: nell’evo compreso tra il 1450 e il 1750 la cosiddetta caccia alle streghe ha determinato in Europa un genocidio sistematizzato succedaneo di superstizione o isteria di massa: attraverso l’uso capillare della tortura, zelanti carnefici e uomini di cosiddetta fede estorcevano confessioni senza fondamento (tra 35.000 e 100.000 le vittime). Le presunte “streghe” erano di fatto donne (spesso giovinette) dedite all’utilizzo di erbe medicamentose o psicotrope, i cui effetti potevano talvolta indurre allucinazioni scambiabili per esperienze di tipo orgiastico o diabolico.
Il tempo in cui si compie il destino di Domenica Matta (giovane moglie e madre di due figli ancora piccoli) è il 1616, il luogo Roveredo, minuscolo borgo assediato dalla corona delle Alpi, dove il deperimento di alcuni capi di bestiame, e una manciata di eventi disastrosi vengono interpretati come segnali della nefasta presenza del Maligno all’interno del paese. Nelle impietose (quanto ottuse) spire del Tribunale dei Trenta cade dunque anche Domenica, vessata per due mesi, quindi giustiziata con l’accusa di stregoneria. La sua vicenda (autentica) mette i brividi, in quanto la sua via crucis è descritta con dovizia di particolari (dall’interrogatorio alle torture alla condanna a morte attraverso decollazione); e in quanto, più in generale, paradigmatica della violenza di cui è, da sempre, capace il Potere.
La vita breve di Domenica Matta si incrocia nel romanzo con quelle del suo boia, tale Kasper Abadeus, uomo in fuga dal suo stesso destino, tormentato dai fantasmi, in primo luogo quello di Saphira, maliarda amata e abbandonata, forse condannata a sua volta come strega. Presente e passato del carnefice si intersecano sulla scorta di un dilemma ulteriore: cercare di salvare l’innocente Domenica oppure giustiziarla, sperando di riscattare così il suo antico amore?
Basato sul verbale del processo (in appendice, da pag. 313), il romanzo è serrato e ben scritto, solo il turpiloquio dell’esorcismo di Caterina dell’Albertone (da pag. 83) risulta forse un po’ troppo attuale, in certo qual modo pedissequo al climax inflazionato dell’Esorcista di Blatty.
L’altro merito principale di Domenica Matta si riferisce ai contesti in cui si sviluppa la vicenda (Venezia, il Comungrande di Mesolcina, Roveredo) restituiti da Gerry Mottis con un’aderenza storica funzionale, tanto allo sviluppo della trama, quanto all’attendibilità di parte della vicenda.
Link: SoloLibri
© Convenzionali, 14.09.2021
Libri
“Domenica Matta”
di Gabriele Ottaviani
Sarebbe stato bello continuare a fare quello che aveva sempre fatto, pensava la Domenica…
Domenica Matta – Storia di una strega e del suo boia, Gerry Mottis, Gabriele Capelli editore.
Quando a Marcantonio Memmo succede come novantaduesimo doge di Venezia Giovanni Bembo la Serenissima è in festa, e lo è ancor di più perché un uomo sventa un attentato. Si tratta – ma nessuno lo conosce, è lì per rifarsi una vita, lontano dalla morte, dall’ignoranza, dalla superstizione, dall’invidia, dall’intolleranza e dalla cieca ingiustizia – del boia del Comungrande di Mesolcina, da cui è fuggito in segreto da un anno.
Ma ben presto il passato, e il pensiero della donna amata, lasciata in balia del destino a Roveredo, all’ombra delle Alpi che si stagliano maestose nel cielo dove si addensano mefitiche le nubi della caccia alle streghe, tornano a bussare alla sua porta, e…
Basato sul verbale autentico del processo, il romanzo, seguito di Terra bruciata, narra la storia di una donna processata per stregoneria per ben due volte, da bambina e trentatré anni dopo, e nonostante l’ambientazione secentesca è per molti versi più attuale che mai.
Da leggere.
Link: Convenzionali
© Cooperazione, 14.09.2021
Tempo libero/bestseller
Errore dell’arte e Domenica Matta segnalati su Cooperazione.

© Radio Bruno Brescia, 13.09.2021
PALCOSCENICO – Intervista a Gerry Mottis
Link: Radio Bruno Brescia
© Lettrice Assorta, 13.09.2021
DOMENICA MATTA- Storia di una strega e del suo boia di Gerry Mottis
Esce oggi DOMENICA MATTA di Gerry Mottis, una storia affascinante edita Gabriele Capelli Editore che ringrazio per la lettura in anteprima. Il libro arriva come seguito di TERRA BRUCIATA, che ripercorre quattro processi autentici contro due streghe e due stregoni tra il 1614 e il 1615.
Devo confessare di aver letto DOMENICA MATTA senza conoscere il romanzo prequel, ma non ho riscontrato nessun problema: sono due opere non subordinate l’una all’altra, e gli eventi importanti del primo volume sono opportunamente ben rievocati nel secondo, attraverso le reminescenze del protagonista.
Il libro racconta le vicende di Domenica e del boia Kaspar Abadeus.
Domenica è accusata di aver partecipato assieme ad alcuni complici ad un Sabba per adorare il Diavolo e in quell’occasione aver ricevuto dei poteri sovrannaturali, capaci di scatenare iatture di ogni tipo. Kaspar invece è un boia. I suoi ferri del mestiere sono corde, spade, sferze, mannaie, pinze, uncini e arpioni. Con il tempo Kaspar ha maturato la consapevolezza che stregoneria sia il frutto di un periodo caratterizzato da profonde idiosincrasie, “suggerita dai Giudici e palesata sotto tortura da creature illetterate”. Ha provato a ricostruirsi una vita diversa cambiando identità, ma l’ombra del passato lo rincorre fino alle terre veneziane dove ha trovato rifugio assieme a Diana, figlia della donna amata. A causa di una serie di circostanze che non svelo, Kaspar è obbligato a rivestire i panni del carnefice e affiancare il Boia della Serenissima…
Sulla trama non vado oltre per non rovinare la sorpresa dei lettori. L’atmosfera che si respira è inquietante, intrisa di pregiudizi e superstizione.
Ho fatto il tifo per la salvezza Domenica, madre di famiglia, costretta a sopportare torture raccapriccianti senza avere nessuna colpa. La descrizione dei suoi ultimi momenti mi ha fatta commuovere: “Che dignità vi è” chiede Domenica al boia, “nel tormentare una madre innocente per settimane fino a strapparle una menzogna pur di consegnare un colpevole al popolo?”. La risposta è carica di significato e trasmette la grande umanità dietro alla facciata del carnefice.
Romanzo pregevole, accuratissimo nelle descrizioni dei personaggi e del contesto storico; la trama prende spunto dal processo che ebbe realmente luogo nel febbraio del 1616 presso il Comungrande di Mesolcina e Calanca contro Domenica, accusata di stregoneria. Il personaggio di Kaspar è anch’esso ispirato ad una figura realmente esistita.
Profondo, intenso e struggente. Consigliato!
Link: Lettrice Assorta
© Radio Città Aperta – Roma
Valori in corso con Ludovica Valori
Storia della “strega” Domenica Matta: Intervista a Gerry Mottis

Il Quotidiano del Sud (ed. Irpinia), 08.09.2021
Segnalazione del libro di Gerry Mottis “Domenica Matta”

Link: Il Quotidiano del Sud
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