Carlo Silini “Latte e sangue”


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Carlo Silini
Latte e sangue
Romanzo

15×21 cm, 480 pp, CHF 28,00 / EURO 23,00
ISBN 978-88-97308-85-0

Disponibile anche in versione digitale su più piattaforme

Link: Breve estratto

Video:

Video – © Turné – RSI LA1, Sabato 2 febbraio 2019 – Un thriller ambientato nel Mendrisiotto.
Il giornalista Carlo Silini pubblica Latte e sangue, sequel de Il Ladro di ragazze.
Servizio di Claudia Iseli. Dal minuto 17.30

Radio – © Alice, RSI RETE DUE, 18.05.2019 – Letteratura onnivora
di Massimo Zenari
“Alice” è una lettrice onnivora. Non poteva perciò lasciarsi scappare la nuova fatica di un autore di casa nostra, Carlo Silini, che con “Latte e sangue” (Gabriele Capelli Editore) conferma piacevolmente il successo dell’esordio, “Il ladro di ragazze“, rinsaldando la propria predilezione per il romanzo storico. […] Dal minuto 05:55

Margherita Saltamacchia legge estratti da “Latte e sangue”
Cesare Fontana – Durata 00.02.41
Don Tommaso – Durata 00.02.36
Il convento di San Giovanni – Durata 00.01.55
Maddalena – Durata 00.06.08


La trilogia – Video: “Il ladro di ragazze”, “Latte e sangue”, “Le ammaliatrici”


L’ATTESO SEQUEL DE IL LADRO DI RAGAZZE DI CARLO SILINI È ANCORA UNA VOLTA UN MECCANISMO PERFETTO E CARICO DI TENSIONE, UNA STORIA SEICENTESCA NERA, SENSUALE E VIOLENTA, SEMPRE AMBIENTATA TRA IL CERESIO E IL LAGO DI COMO.

Secolo brumoso e sanguinario, il Seicento, nelle terre tra il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri a sud delle Alpi. Maddalena de Buziis è l’ultima sopravvissuta di un’atroce vicenda di rapimenti, stupri ed uccisioni commessi da un oscuro personaggio dedito alle arti negromantiche fuggito da Vimercate verso le terre elvetiche: il Mago di Cantone. La vicenda è narrata nel precedente romanzo, Il ladro di ragazze.

Maddalena vive in un villaggio discosto della Brianza e si occupa dei nonni acquisiti, molto malati. Li cura con “erbe e sguardi” perché conosce i segreti delle piante: è una “strega buona”.
Inquieta, cerca amore e, soprattutto, la verità su se stessa. A volte si apparta nei boschi e danza da sola, al bramito dei cervi, perché “qualsiasi cosa succeda, l’importante è ballare”.

Mentre ancora cerca di riprendersi dalla sconvolgente disavventura vissuta nelle terre svizzere, qualcuno si mette sulle sue tracce per scovarla a tutti i costi.
È un sicario della più feroce banda criminale del confine italo-svizzero. Ma il mandante è un enigmatico religioso che elabora trame inquietanti in uno spartano riparo sul Monte Generoso: l’Uomo dei Trii Böcc. Invece di scappare per sottrarsi alla cattura, Maddalena parte al contrattacco e si mette sulle tracce dei suoi persecutori.


Nato a Mendrisio, Carlo Silini è caporedattore al Corriere del Ticino e dal 2023 dirigerà Azione, settimanale di cronaca e cultura della Cooperativa Migros Ticino. Ha vinto lo Swiss Press Award, il più importante premio svizzero di giornalismo, nel 2015 per la categoria carta stampata e nel 2017 per la categoria local. Uscito nel 2015, Il ladro di ragazze, sua prima prova narrativa, è stato per mesi ai primi posti delle classifiche della Svizzera italiana. Stessa sorte per il sequel del 2019 Latte e sangue. Con Le ammaliatrici chiude la trilogia.


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Cover Ammaliatrici GCE ISBN



RECENSIONI, SEGNALAZIONI

© RSI RETE UNO – 27.12.2023

Millevoci
Incontro con lo scrittore Carlo Silini
Di Isabella Visetti, Maria Pia Belloni e Daniele Oldani


© Septem Literary, 4.02.2022

Latte e sangue di Carlo Silini
Recensione a cura di Fabiana Farina

RECENSIONE

“Latte e sangue” è il secondo volume della trilogia di “Il ladro de ragazze”. Anche in questo libro l’ambientazione storica è verso la metà del 1600 e sempre nella zona che comprende il canton Ticino in Svizzera, la zona del lago di Como e provincia, il gran ducato di Milano, e la Brianza. Nuovamente ritroviamo Maddalena ma non è la Maddalena, la “Lena” del primo libro. Questa è Maddalena de Buziis, figlia di Barbara di Buziis che nel primo volume l’abbiamo lasciata poco più che adolescente. Maddalena vive tranquilamente in un paesino sconosciuto della Brianza insieme ai nonni paterni acquisiti e dove fa l’erborista. Qualcuno però le dà la caccia da quasi dodici anni e alla fine riesce a trovarla. Lei sapendo di essere in pericolo di vita scappa verso la Svizzera, verso la terra che era di sua madre per cercare di capire chi può essere il suo predatore. Qui conoscerà Giacomo, bello da togliere il fiato ma che ha una vita in tantino movimentata, insomma non è mica uno stinco di santo. Maddalena insieme a Vittore, figlio neonato di Giacomo, Giacomo stesso e la “prevadessa” (zia di Giacomo, ex prostituta dei preti e magnaccia di Giacomo) cercheranno di salvarsi la vita e di far luce su chi può voler morta, si è al rogo è meglio, Maddalena. Perché la povera ragazza sarà denunciata al tribunale della santa inquisizione di Como, uno dei più grandi e più severi che ci sia in Italia.

“L’amore è un animale che piange. L’amore è un corpo che urla. Gioia e dolori si fondono in un tutto indistinto, l’importante è ballare. … Qualunque cosa accada, l’importante è ballare.”

Giunta per propria volontà e imprigionata a San Giovanni in Pedemonte, questo è il nome del convento dove ha sede il tribunale (adesso purtroppo non esiste più, è stato bombardato dalle truppe napoleoniche al suo posto oggi sorge la stazione ferroviaria di Como) dovrà affrontare l’ottusitá del clero e la figura dell’uomo dei “Trii Böcc”.

“Il potere si impone col terrore.”

Mentre è a Como, Maddalena potrà contare con la caparbietà dei suoi amici che la sanno innocente oltre che con l’aiuto della carica suprema dello stesso tribunale inquisitorio e di un prete di montagna, che hanno intuito che il tutto sia una montatura.

”Quando stai male, quando sei solo, non c’è orgoglio che tenga. E se non hai una mamma vera, ti va bene anche quella fatta d’aria, di canti e di preghiere in chiesa, di rosari che non hai mai detto, di pensieri che non hai mai avuto. La vuoi, la ami.”

Come per il primo libro l’aggettivo è: pazzesco. È una lettura divertente, mozzafiato, leggerlo è come stare sulle montagne russe. Il ritmo in questo caso è un tantino più lento in modo di riuscire a respirare l’atmosfera del processo e i personaggi che ne fanno parte. Il finale è stupefacente con un colpo di scena spettacolare.

“Contro gli uomini sì, contro Dio dipende, contro il demonio mai.”

Il mio consiglio è leggetelo! Sicuramente non vi annoierete.

Link: Septem Literary


© L’Universitario, 03.12.2020

Arte & Cultura
Una ragazza in lotta nel violento Mendrisiotto del ‘600
Intervista a Carlo Silini sui suoi due romanzi che narrano, tra fantasia e realtà, di un’inquieta popolana che cerca di sopravvivere alle angherie di un signorotto
Di Asia Della Bruna

Giornalista e caporedattore del Corriere del Ticino, vincitore nel 2015 e nel 2017 dello Swiss press award, il più importante premio svizzero di giornalismo, Carlo Silini è anche autore di due romanzi storici, entrambi ambientati in un oscuro e violento Mendrisiotto del Seicento. Nel 2015 ha, infatti, pubblicato per Gabriele Capelli Editore il libro Il ladro di ragazze a cui ha fatto seguito nel 2017 Latte e sangue, sempre per lo stesso editore. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare come è nata la storia della protagonista dei due romanzi, una inquieta ragazza del popolo che lotta per sopravvivere tra rapimenti e uccisioni, nelle terre tra l’allora Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri a sud delle Alpi, sullo sfondo di storie di streghe e inquisizione.

I suoi romanzi narrano le sfortunate vicende di una ragazza nel Mendrisiotto del Seicento, perseguitata da un fantomatico e sadico signorotto locale, chiamato Mago di Cantone. Come mai quest’idea? Da cosa nasce la scelta dell’ambientazione temporale e geografica?
“La scelta geografica nasce dal voler raccontare una storia del territorio dove vivo e dove sono nato e cresciuto, dove ho sentito fin dalla più tenera infanzia la leggenda del Mago di Cantone, un signore terribile che rapiva le ragazze nella pianura che va da Mendrisio a Riva San Vitale. Mi ricordo quando mio papà mi faceva vedere nei campi di San Martino un vecchio caseggiato e mi diceva ‘quello lì è il castello del mago di Cantone’. Quando gli chiedevo cosa fosse mi rispondeva che ero troppo piccolo e non poteva dirmelo. Crescendo mi hanno raccontato la storia, ma a grandi a linee, perché non esiste una leggenda ufficiale del mago di Cantone. Ho un legame affettivo con questa storia che mi fa pensare a emozioni forti che ho vissuto. A un certo punto ho avuto voglia di narrarla e ho cercato di capire cosa ci fosse di vero nella leggenda. Consultando gli archivi locali, ho scoperto che gli storici del Mendrisiotto ipotizzavano che dietro a questo oscuro personaggio ci fosse un nobile lombardo: Francesco Secco Borella. Di lui si sa che è vissuto proprio nell’antico castello che mi indicava mio padre ed è arrivato nel territorio attuale di Riva San Vitale nel 1603. La scelta di ambientare i due romanzi nel Seicento dipende dalla ricerca storica, quindi.”

Il periodo storico, il luogo geografico, due giovani amanti ed il loro amore reso impossibile da vicende e intromissioni esterne creano un legame con I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Ciò che colpisce dei suoi romanzi è però l’assenza di Provvidenza manzoniana: tutto è ciò che è, fine a sé stesso, la realtà è più cruda.
“È una storia scritta negli anni duemila, quindi in un tempo in cui a dominare è lo spirito laico. Io sono totalmente laico nelle mie convinzioni, anche se – alla mia maniera – sono credente. Però ho voluto appositamente eliminare il riferimento alla Provvidenza. Primo, per la modernità dell’opera: oggi non ha più senso scrivere con il criterio – diciamo – manzoniano una storia del genere. Secondo, perché trovo intrigante immaginare una vicenda così complessa in cui il senso è dato dalla Storia e non da qualcosa al di sopra di essa. Inoltre, è vero che la leggenda mi portava al Seicento, alla Lombardia, a una storia d’amore contrastata, ed effettivamente tutto corre a Manzoni, ma in questo confronto mi sento come una formica di fronte a un monumento. È una casualità, ma ho dovuto percorrerla fino in fondo.”

C’è chi identifica Francesco Secco Borella anche come ispiratore del personaggio dell’Innominato di Manzoni.
“Si parla di vari personaggi storici, sono state fatte tante ipotesi. Ed è vero che esiste anche un’ipotesi che identifica nel Borella l’Innominato del Manzoni. È un’ipotesi che è stata portata avanti da un professore di storia di Riva San Vitale, che l’aveva sottoposta agli studiosi del Manzoni, i quali hanno detto che poteva sì essere possibile ma che i candidati più probabili erano altri.”

Alcuni personaggi di cui lei narra le vicende portano nomi di persone realmente esistite, e ne vestono in parte anche i panni. Partendo da fonti storiche e informazioni su personaggi reali del 1600, lei ha cucito attorno a queste figure caratteri, movenze e attitudini. Come ha lavorato alla creazione di questi personaggi inventati solo in parte? Vi è differenza tra il modo di dare una vita cartacea ad un personaggio del tutto inventato e a uno che è realmente esistito?
“In effetti c’é più libertà nel creare un personaggio completamente inventato. Va però detto che i nomi che ho recuperato sono reali, presi dagli archivi, ma a volte di vero c’è solo quello o poco più.. Per esempio, ho trovato l’atto di battesimo di Maddalena de Buziis, che è una dei protagonisti dei due romanzi, nel liber baptizatorum della parrocchia di Mendrisio. Ma di lei io so solo il nome. Quello che è successo storicamente a questa persona, che ho adottato nel romanzo, non lo so. Conosco ciò che è scritto nell’atto di battesimo, cioè che è stata portata in emergenza per farsi battezzare perché era in punto di morte. Questa è storia, tutto il resto fiction. L’80% dei personaggi menzionati sono realmente esistiti perché i nomi li ho tratti dai documenti, ma la loro psicologia e la loro stessa biografia, me le sono inventate. Tuttavia che alcune storie secondo me sono abbastanza verosimili, ed è credibile che abbiano avuto un certo tipo di destino.C’è un personaggio ne Il ladro di ragazze che è particolarmente toccante, Barbara Fontana. Barbara era stata condannata a morte come strega e gli atti del processo sono conservati nell’archivio Torriani a Bellinzona. Leggendoli si capisce che era una ragazza che ha avuto la sfortuna di essere processata per delle accuse risibili, come aver fatto morire il bue di tal tizio o aver detto delle male parole che avrebbero fatto star male un bambino. C’è tutto l’atto del processo in cui lei reagisce e protesta. È un atto notarile, ma ne emerge una personalità forte e una vicenda tragica che mi ha aiutato a dare concretezza ai personaggi. Molti altri sono invece solo nomi che ho raccolto e ambientato nella storia.”

C’è quindi la possibilità di affezionarsi in qualche modo ai personaggi e alle storie che emergono dietro i loro nomi?
“Non ci ho mai pensato in questi termini, però mi sono letteralmente innamorato di alcuni personaggi, per quello che devono avere vissuto. Ho trascorso molto tempo a ragionare come se fossero persone che conoscevo realmente, e poi li ho dovuti vestire: immaginarmi i tratti somatici, la voce, la passionalità o la freddezza. Mi sono affezionato soprattutto agli sconfitti, perché da alcuni di questi documenti emergono situazioni in cui – a meno che una persona non abbia proprio il cuore di sasso – ci si commuove. Nel secondo libro, Latte e Sangue, c’è un’altra vicenda, un’altra ragazza che è stata giustiziata perché accusata di infanticidio e questa è una storia ancora più drammatica perché è stata uccisa a 14 anni. Negli atti processuali viene detto che il balivo l’aveva fatta decapitare per misericordia, era una pena che implicava meno sofferenza fisica rispetto ad altre. Lei aveva chiesto una grazia che le era stata concessa: che non le legassero le mani dietro la schiena. Questa cosa mi ha colpito tantissimo, ho immaginato la scena: lei con le mani dietro la schiena che, nel momento in cui le mozzano la testa, le apre, come per volar via. Certo che ti affezioni a questi personaggi, perché cerchi di capire la psicologia, il dramma, il coraggio e la paura che possono avere vissuto. Evidentemente sì, ho arricchito la mia famiglia spirituale di presenze che forse sono state esattamente così o forse no.”

Entrambi i suoi libri hanno una pianificazione antecedente al momento stesso di scrittura ed una ricerca storica, basata cioè su fonti reali. Nello scriverli è partito in un certo senso da una notizia del 1600 arricchendola con la fantasia, realizzando così una sorta di connubio tra giornalismo e prosa romanzesca. Potremmo dire che un approccio giornalistico è rimasto nella scelta dei suoi lavori?
“Assolutamente sì. Anzi, inizialmente, quando ho preso in mano i materiali storici, la prima idea era quella di scrivere una serie di articoli culturali a proposito della leggenda del mago di Cantone. Ho optato alla fine per il romanzo perché c’erano troppe falle nella trama. Storicamente, riuscivo a dire che c’era un tizio che era scappato dal Ducato di Milano, si era rifugiato in Svizzera e aveva commesso una serie di delitti. Però c’erano talmente tanti buchi in questa trama che ho dovuto – ho voluto – sostituirli con la fantasia. Questi libri hanno tre componenti, la Storia, la fantasia e la leggenda, sono un frullato di questi tre elementi che ho utilizzato, per creare storie coerenti. Degli articoli di giornale, per quanto interessanti potessero essere, non avrebbero mai restituito la sfera, il disegno completo, di quello che poteva essere successo. È chiaro che, per quanto riguarda le vicende narrate, non ho prove che le cose siano andate realmente così, sono solo ipotesi narrative. L’imprinting giornalistico è dato dal fatto che si parte da una ricerca di cronaca, cronaca di quel tempo.”

Lei è laureato in teologia, è giornalista da diversi anni e recentemente ha intrapreso anche una carriera da scrittore. I suoi romanzi storici hanno una forte impronta religiosa. Sembra quasi che lei abbia ricreato su carta ciò che è lei. Vi si riconosce? Non tanto (ovviamente) nelle vicende narrante, ma quanto nel carattere generale?
“Lo dico per me, ma credo di poterlo dire per tutti gli scrittori. Ogni libro di finzione, ogni romanzo e ogni racconto, per funzionare deve essere vero. Non vero come prova storica o scientifica, ma deve risuonare la verità di ciò che si sta scrivendo. Se scrivi di un sentimento, devi averlo provato o averlo visto provare da qualcuno. Se descrivi una situazione amorosa, è perché hai vissuto l’amore o non l’hai vissuto e allora lo restituisci sulle pagine. Proietti sogni o cose non realizzate in alcuni personaggi o situazioni, in altri invece sotto mentite spoglie ci sei realmente tu, in certe scene, in un insulto, un momento di rabbia o sconforto, o in un innamoramento perduto. Certo che ci sei tu, perché non puoi barare. O meglio, puoi barare su tante cose, ma se vuoi che il tuo scritto sia credibile, deve essere vero, ci devi essere dentro. Devi prestare alla narrazione il tuo mondo, non ne hai un altro, sei a tu per tu con la pagina e devi riempirla con quello che hai dentro.”

Una lunga carriera da giornalista e poi il “salto” come scrittore. Succede sempre più spesso che professionisti della penna decidono di intraprendere la strada della prosa, accanto alla professione di giornalista. Come mai secondo lei?
“Per me, è stato in parte casuale, volevo scrivere una bella storia, ma non andava bene per il giornale. Scrivere un articolo e scrivere un romanzo sono due cose completamente diverse. Sempre di scrittura si tratta e sempre di scrittura vivo, però un articolo giornalistico deve rispondere ad alcune regole precise e deontologiche. Devi seguire una griglia normativa abbastanza rigida, il lettore ha diritto di arrivare il più vicino possibile alla realtà dei fatti. In questo caso è il contrario, io posso prendere la mia griglia e farla esplodere. Se posso fare un paragone abbastanza eloquente, è come quando da bambino avevi davanti un prato verde sterminato e per la prima volta ti veniva dato il permesso di correre, di fare ciò che volevi. Il passaggio dal giornalista allo scrittore è questo, finalmente nel campo puoi muoverti come vuoi: puoi correre, saltare, fare le capriole e perfino cadere. Cosa che non è concessa nel giornale, in cui si hanno regole da rispettare e si deve cercare di incuriosire il lettore. Secondo me molti giornalisti passano alla narrazione per questa ragione, per il grado di libertà molto superiore che essa dà. È un senso di libertà quasi inebriante.”

A differenza di quello che è il panorama italiano, in cui vi sono molti editori e con vendite importanti, in Ticino vi è una realtà di piccole case editrici, con numeri spesso più limitati. Quanto è difficile “fare lo scrittore” in Ticino?
“Fare lo scrittore è difficile oppure è facile dappertutto nella stessa maniera. La difficoltà è la pubblicazione. Ho scritto due romanzi con un bravissimo editore ticinese, Gabriele Capelli, e ho avuto fortuna narrativa ed editoriale, perché hanno venduto bene nel territorio della Svizzera italiana. La mia ottima vendita ticinese corrisponde però a un’ottima vendita in un quartiere di Milano, eppure è scritto nella stessa lingua di Milano, potrebbe potenzialmente avere un mercato di sessanta milioni di italiani. La difficoltà per uno scrittore ticinese è riuscire a sfondare la frontiera e diventare un autore letto in Italia. Ma nel mio caso per esempio, veramente non posso lamentarmi, il romanzo Latte e sangue – con mia assoluta sorpresa – è stato preso in considerazione per il premio Campiello, ma questo da un punto di vista del mercato non conta. In Ticino, se sei fortunato vendi mille, duemila, copie, poi però è molto difficile entrare nel mercato italiano, dove ci sono molti più scrittori e sono molto più bravi e conosciuti di te. È arduo entrare concorrenzialmente in un mercato dove ci sono firme come Camilleri o Vitali, è ovvio. Da un punto di vista della scrittura e dell’identità di scrittore, però secondo me non cambia nulla. Le stesse difficoltà e gli stessi entusiasmi si provano in qualsiasi parte del mondo.”

L’Universitario
Il progetto – L’Universitario è un giornale online realizzato dalle studentesse e dagli studenti della Sezione di Italiano dell’Università di Losanna.
Attualità, cultura, arte, viaggi e molto altro : l’Universitario è una finestra sul mondo fuori dal Campus di Dorigny e una voce dal suo interno.
L’Universitario è realizzato grazie al contributo FIP 2015 dell’Université de Lausanne.
Chi siamo: Lara Ricci, Chargée de cours, responsabile del Laboratorio di giornalismo della Sezione d’italiano della Facoltà di lettere dell’Unil;
Lorenzo Tomasin, Presidente della Sezione di italiano;
Gli studenti e le studentesse del Laboratorio di Scrittura giornalistica, semestre di primavera.
Partner: Sezione di italiano dell’Università di Losanna

Link: L’Universitario


© l’Informatore, 02.10.2020

Silini-informatore 2.10.2020


© AS.tratto, 14.03.2020

Latte e sangue
Di AliceS

Premessa: Latte e sangue è il secondo volume della saga di Carlo Silini (non ho letto il primo volume perché non conoscevo la saga).

Latte e sangue

Ambientato nel ‘600, Latte e sangue racconta la seconda parte della storia di Maddalena de Buziis, scampata (nel primo libro) ad una serie di stupri e uccisioni ad opera del Mago di Cantone. Il Mago è un uomo estremamente crudele e sanguinario che ha massacrato, violentato e ucciso diverse ragazzine nell’attuale territorio lombardo e svizzero.

Da un paio d’anni si era trasferita da loro in una cascina a mezz’ora di cammino dal paese, in una zona isolata al limitare del bosco, dove poteva raccogliere gli ingredienti per le proprie medicine, lontano dal cicaleggio e dai sospetti dei comuni cristiani che poi, però, venivano a cercarla quando il corpo doleva e la imploravano di dar fondo alle sue arti – non importa se stregonesche o no.

Una volta lasciatasi alle spalle la terribile vicenda, Maddalena si stabilisce in un villaggio della Brianza e vive con i “nonni acquisiti”, fino a quando l’incubo del passato non torna a cercarla. A questo punto Maddalena lascia i nonni e si mette in viaggio tra desiderio di fuggire e di scoprire la verità.

Non era nel bosco. Lei era bosco.

Maddalena presto viene accusata di stregoneria: è una donna sola, una donna che ha visto e sentito cose che potrebbero compromettere noti personaggi della Chiesa e non solo.

Era una strega buona, capace di creare magie dal nulla, da tutto quello che gli altri consideravano niente.

L’intera trama si snoda tra incontri, fughe, intrighi e nascondigli di fortuna. Maddalena incontra alcune persone che la aiutano e tante di più che la temono che vorrebbero vederla bruciare su un rogo. Tuttavia, riesce in qualche modo a salvarsi fino al momento della resa dei conti – momento in cui anche il titolo del romanzo assume il suo pieno significato.

Oltre la trama

Latte e sangue è un romanzo storico molto curato e accurato: le donne dell’epoca erano palesemente considerate inferiori o maligne e, nel migliore dei casi, erano semplicemente subordinate ad un uomo e soggette al suo volere indiscusso. Spesso venivano accusate di stregoneria. I motivi più assimilabili ad una vera causa erano quelli religiosi, ma molto più spesso venivano accusate per coprire o mascherare eventi atroci e intrighi di uomini di potere o noti e “rispettabili”.

Questo è il caso di Maddalena, una strega buona. Una donna dalle molte conoscenze riguardo erbe e cure naturali: questa era la stregoneria, un sapere che faceva paura.

Gli antagonisti sono principalmente due: l’aguzzino (con i vari scagnozzi che manda a svolgere il lavoro sporco) e la Chiesa, ovviamente solo nella sua parte sporca e corrotta, non “tutta la Chiesa”.

Ci sono poi personaggi secondari che entrano ed escono dalla trama e dalla vita di Maddalena: Giacomo e la Rina, Giacinta – una ragazza che viene scambiata per la protagonista, Don Tommaso e i vari ecclesiastici che in un modo o nell’altro prendono parte alla vicenda e così via.

Ogni personaggio è caratterizzato nel minimo dettaglio: viene descritto maggiormente dal punto di vista psicologico e ideologico, solo marginalmente dal punto di vista fisico. Questo aiuta molto ad avere un’idea complessiva della società e della mentalità seicentesca, secondo i punti di vista più rilevanti e diffusi per l’epoca.

L’atmosfera e l’ambientazione sono perfettamente unite tra loro: ciò che si percepisce è un ambiente cupo e oppressivo, fatto di bugie e intrighi, di sospetti e accuse, di paura. Un mondo in cui una donna sola e capace non può fare altro che essere condannata come strega, dopo essere stata devastata in tutti gli altri modi possibili. Un mondo in cui un uomo (di Chiesa o no) può uccidere e violentare ma una donna non può aver perso la verginità, nemmeno in caso di stupro, perché equivarrebbe ad un’ammissione di aver ceduto a Satana.

Il ritmo di lettura è medio: si tratta di un romanzo storico che racconta di zone raramente citate in letteratura e che approfondisce ogni aspetto della società e dei personaggi in modo da rendere la narrazione percettibile, perciò non può avere un ritmo veloce ed è giusto che sia così.

Sullo stile si può dire solo una cosa: impeccabile. Moderno ma “adattato” all’epoca e ai fatti di cui il romanzo tratta. Lessico curato e ricercato e, anzi, a questo punto merita soffermarsi su alcune curiosità.

*  “La Rina”: ogni nome, o quasi, è preceduto da un articolo. Perché così vuole la tradizione, soprattutto al Nord Italia, soprattutto nelle zone in cui è ambientato il romanzo!
*  la Bestia, il Sacco, Caligola: un soprannome per ogni personaggio, o quasi. Perché, anche in questo caso, così vuole la tradizione, soprattutto al Nord Italia, soprattutto nelle zone in cui è ambientato il romanzo. Un’abitudine molto in voga soprattutto nei paesi e nei villaggi e che, ahimè, si sta perdendo.

In conclusione:

Consiglio questo libro a tutti gli amanti del romanzo storico o del periodo in cui è ambientato il racconto. Ma soprattutto consiglio Latte e sangue perché non “forza” i personaggi: le streghe sono quello che sono, la Chiesa è quello che è, la società lo stesso. Nessun eccesso, nessun evento “magico”, nessun tentativo di distorcere la Storia o le figure che l’hanno scritta.

Infine, lo consiglio perché è un romanzo “del popolo paesano” e credo che sia molto più verosimile ed espressivo rispetto a molti romanzi che narrano di Dame e Signori. Buona lettura e grazie a Il Taccuino per avermi fatto scoprire questo romanzo!

Ah, ricordate:

L’importante è ballare […]. La musica la suona la vita, non la decidi tu. Tu puoi solo avanzare a passo di danza verso l’ignoto. Con leggerezza, con attenzione, con precisione.


Titolo: Latte e sangue
Autore: Carlo Silini
Genere: Romanzo storico
Casa editrice: Gabriele Capelli Editore
Data di Pubblicazione: 2019
Formato: Copertina flessibile
Pagine: 480
Disponibile anche Ebook

Un romanzo carico di tensione, una storia sensuale e violenta ambientata tra il Ceresio e il lago di Como.” Secolo brumoso e sanguinario, il Seicento, nelle terre tra la il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri a sud delle Alpi. Maddalena de Buziis è l’ultima sopravvissuta di un’atroce vicenda di rapimenti, stupri ed uccisioni commessi da un oscuro personaggio dedito alle arti negromantiche fuggito da Vimercate verso le terre elvetiche: il Mago di Cantone. Vicenda narrata nel precedente romanzo, “Il ladro di ragazze”. Maddalena vive in un villaggio discosto della Brianza e si occupa dei nonni acquisiti. Li cura con “erbe e sguardi” perché conosce i segreti delle piante. Inquieta, cerca amore e, soprattutto, la verità su se stessa. Mentre cerca di riprendersi dalla sconvolgente disavventura vissuta nelle terre svizzere, qualcuno si mette sulle sue tracce per scovarla a tutti i costi. È un sicario della più feroce banda criminale del confine italo-svizzero. Il mandante è un enigmatico religioso, l’Uomo dei Trii Böcc, che elabora trame inquietanti in uno spartano riparo sul Monte Generoso.

Link. AS.tratto


© Pangea, 15.01.2020

Libri news
Storia della strega che fu modella per un pittore di Madonne. Su “Latte e sangue” di Carlo Silini
Di Agnese Azzarelli

“«Pater noster qui es in caelis…» quel sadico di un boia recitava ad alta voce l’orazione, molto lentamente, e intanto gli spappolava la mano dentro una specie di morsa di legno. «… sed libera nos a malo», ultima stretta – la più forte – «amen»”; Carlo Silini.

“Di fronte alla sterilità della Chiesa, simboleggiata dalla notte degli in-pace, la Strega rappresenta la luce, il benefico sfruttamento della Natura, l’uso audace dei veleni come rimedi”; Roland Barthes.

“In certi tempi, solo con questo nome di strega, l’odio uccide chi vuole”; Jules Michelet.

Sulle tracce di una strega, modella di un pittore girovago per le sue Madonne, affrescate nelle cappelle tra Mendrisio e Milano. «Qualcuno l’aveva vista volare fuori dal camino della casa […] sotto forma di corvo. Lo stesso signor Qualcuno giurava poi di averla intravvista mentre si ritrasformava in donna e si recava al barlotto, il terribile incontro delle streghe col demonio, in una radura del monte San Giorgio, nei boschi sopra Riva San Vitale. Al ritorno dal sabbah, a cui messer Qualcuno non avrebbe assistito per timore di venire soggiogato dalle forze degli inferi».

Maddalena de Buziis, giovane tra i ventisette e i ventotto anni, occhi di un blu acceso, occhi armati di sguardi offensivi [il bagliore di cui parla Michelet?], tra gente povera e vessata, terre belle e avare, potenti sciocchi e ingordi, verrà travolta da interessi antitetici. L’evento è il più discusso nell’ampia zona che va dai baliaggi a sud delle Alpi agli estremi confini del Ducato di Milano.

Tutti i potenti ne sono coinvolti: dal vescovado di Como alle autorità di Mendrisio e di Riva San Vitale, sino all’«odalisca bagnata, l’agognata puttana, la venerata santa: Roma».

Una caccia alla strega e non solo. La storia di un amore tra questa donna misteriosa e, forse, protetta dal Cielo e un collezionista di storie inconcludenti, d’una bellezza inaudita. Accanto a loro una vegliarda, sguattera da sacristia, che, a tutti, però, preferisce i soldati tedeschi.

“Credimi, il più delle volte è già pesante andarci a letto con gli uomini, ma se poi ti tocca anche stare a sentire le loro geremiadi – mariti che frignano perché succubi della moglie, vecchi che non riescono a farlo star su e vengono per sbloccarsi ma non funziona lo stesso e cominciano a piangere tra le tue tette, fanfaroni che promettono di sposarti e descrivono un matrimonio che non ci sarà mai, ladri che parlano e parlano e poi ti portano via le collane, ubriachi che farfugliano imprese impossibili, urlano o picchiano credendo di trovarsi con qualcun altro – allora preferisci il silenzio. O un buon soldato tedesco”.

Di Maddalena de Buziis, Carlo Silini in Latte e sangue (Gabriele Capelli Editore, 2019) sottolinea lo stretto intreccio con le potenze della Natura e il bramito d’un cervo. I suoi toni baritonali la penetrano sino alle ossa, sbattendola e facendola danzare, come un filo d’erba in balia del vento. “Pensò che se qualcuno l’avesse vista, minimo minimo sarebbe finita davanti al naso appuntito di un inquisitore che le avrebbe chiesto se le era piaciuto danzare col diavolo. E lei gli avrebbe detto: «Ecco, lo vedi? So volare»”.

Nella storia di questa giovane donna viene coinvolta anche gente dal coltello facile. Pronta a tutto pur d’ottenere un misero bottino. “Erano anni feroci, quelli, a Mendrisio. Si moriva per niente. Per niente si ammazzava. Il peggio è che la gente ci si era abituata. Si scannavano tutti, democraticamente, senza distinzione di censo. Anche se a rimetterci di più, Dio li abbia in gloria, tanto per cambiare erano i poveracci, vera e propria carne da stiletto, colli da berlina, teste da patibolo”.

Santadeigenitrix! Coinvolta è anche una Chiesa corrotta. Gente da far paura. Quei domenicani tanto simpatici a Jules ne La sorcière. Con una testa che non ci si immagina: dentro la Bibbia, il Catechismo, la Somma teologica, i manuali inquisitoriali. Ma anche poveri e buoni chierici di campagna, capaci, a malapena, di memorizzare le vite dei santi.

Forse che la nascita della strega sia da far risalire ai tempi della disperazione, della disperazione profonda prodotta dal mondo della Chiesa, come scrive Michelet?

Carlo Silini intreccia abilmente più trame. Un unico fulcro nevralgico: quei profondi occhi blu di Maddalena de Bruziis, quella sua danza leggera, sensuale, incredibile a credervi. L’autore sa rompere l’estrema cura del linguaggio con espressioni colloquiali e anche – perché no? – a tratti volgari, come la gente di quelle terre. Silini fa parlare curati, prostitute, brutti ceffi, malvagi e attempate donne di campagna. Narra una sola storia: quella della vittoria del Bene sul Male.

Link: Pangea news


© Leggere Tutti n. 135, Dicembre 2019, p. 54

Carlo Silini, Latte e sangue
di Antonella Quaglia

Latte e sangue dello scrittore svizzero Carlo Silini è un romanzo storico ambientato tra il Ceresio e il Lago di Como nella seconda metà del Seicento, secolo oscuro e contraddittorio.

Nella drammatica vicenda di Maddalena de Buziis sono concentrate tutta la malvagità e la cupidigia che hanno caratterizzato quel periodo: anni di violenza, di persecuzioni e di insensati processi per stregoneria.

Maddalena è la nipote del Mago di Cantone, un personaggio inquietante che aveva agghiacciato con le sue gesta i lettori del precedente libro dell’autore, Il ladro di ragazze.

Nonostante sia provata da un passato brutale, la giovane ha saputo mantenere intatto il suo spirito grazie al suo intimo rapporto con la natura; sono infatti tra le immagini più belle del romanzo quelle in cui Maddalena balla nei boschi, ninfa bellissima e seducente.

Ma questa è purtroppo anche una storia tetra e ingiusta, densa quanto il sangue che viene versato e concreta quanto il corpo di Maddalena, dipinto con abili pennellate nella bramosia dell’amore così come nella disumanità della tortura.

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Link: Leggere Tutti


© IThinkMagazine, 16.12.2019

“Latte e sangue” di Carlo Silini: storia di una lotta contro il male
di Gianna Malinna

Con un’ambientazione che per periodo storico e luoghi non può che ricordare ai lettori il grande capolavoro di Alessandro Manzoni, Carlo Silini con il suo ultimo romanzo storico, dal titolo Latte e sangue, ci riporta indietro nel tempo, in un secolo buio e misterioso in cui intrighi e passioni si legano indissolubilmente tra loro, creando uno scenario incantato e tenebroso al tempo stesso.

Protagonista indiscussa del romanzo, Maddalena de Buziis, spinta dalle passioni che bruciano all’interno del suo corpo come un fuoco sacro, scappa da un destino ingiusto e maligno con grande coraggio, senza mai perdere fiducia nei confronti dell’umanità e di se stessa. Emerge dal buio che la circonda con grande luce – in virtù della bellezza quasi mistica che la caratterizza – ammaliando con un semplice sguardo qualsiasi uomo incontri sul suo percorso, provocando, suo malgrado, ire e crudeli volontà di vendetta.

L’intera storia si sviluppa su un ciclo continuo di suspense, tra fughe disperate e nascondigli, dando forma al racconto dell’eterna lotta del Bene contro il Male, in tutte le sue più becere e spietate rappresentazioni. In questo vortice continuo di eventi che hanno cambiato radicalmente la sua vita, Maddalena si destreggia abilmente, poiché conscia del fatto che il modo più efficace per fuggire al Male sia combatterlo in prima persona. Per questa ragione la sua fuga non è mai un allontanamento dalle difficoltà incontrate sul percorso ma una presa di coscienza coraggiosa: dimostrandosi in grado di combattere i mostri del suo passato e del suo presente, la protagonista acquista pagina dopo pagina la forza che le permetterà, alla fine della storia, di fronteggiare la violenza di coloro che la condannano ingiustamente, dimostrando quanto il mondo crudele e malato in cui vive sia una perfetta rappresentazione delle colpe dell’uomo che, senza fede e senza amore, non può che donare ai suoi simili sentimenti di odio, rancore e cattiveria ingiustificata.

In un mondo così ingiusto e violento, in cui il perdono e l’autentica vocazione al Bene non sembrano appartenere nemmeno agli uomini di chiesa, i devoti servi di un Signore continuamente nominato tramite espressioni latine, ma quasi mai intimamente ossequiato, l’unica legge in grado di ristabilire un equilibrio giusto e moralmente laico sembra essere l’amore, in ogni sua sfumatura. Che sia carnale, sacro, puro, o semplicemente tenero e innocente come può essere quello di una madre e di un padre nei confronti di un figlio, l’amore si dimostra ancora una volta in grado di superare qualsiasi ostacolo, divino o terreno, contribuendo a rendere la realtà sempre più simile al sogno che ognuno di noi, più o meno inconsciamente, insegue dall’alba della vita.

Link:IThinkMagazine


© Recensionilibri.org, 12.12.2019

Latte e sangue | Carlo Silini
Di Antonio Pagliuso

Gabriele Capelli Editore pubblica Latte e sangue, il nuovo libro di Carlo Silini. L’autore elvetico compone un romanzo storico ambientato nel tempo plumbeo e ricco di inquietudine del Seicento.

La storia si apre con un antefatto: siamo nella seconda metà del Seicento, nelle terre tra il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri che corrispondono all’attuale Canton Ticino. Si parla di Maddalena de Buziis, l’ultima sopravvissuta agli orrori del Mago di Cantone, un mostro che catturava giovane donne e, dopo averne abusato, le uccideva gettandole in una pozza.

Nel corso dei vari capitoli del romanzo si segue la fuga di Maddalena, azione alternata a momenti di riflessione e ricordi riconducibili alla prima parte della storia imbastita da Carlo Silini.

Latte e sangue è, infatti, il sequel del romanzo d’esordio di Silini dal titolo Il ladro di ragazze (2015), anche questo disponibile nel catalogo di Gabriele Capelli Editore.

Quella di Maddalena è una vita abbastanza solitaria; nella casa dei nonni in un piccolo villaggio della Brianza, trascorre le giornate pensando e indagando sul suo passato. Interessato alla sua vita, però, c’è qualcun altro: uno spettro del passato che la sta cercando ovunque – nel baliaggio e tra le Alpi e Milano, i luoghi del romanzo – e pronto a ritornare.

Una storia misteriosa che non può fare a meno della componente amorosa con la protagonista che verrà conquistata da Giacomo, detto il Sacco, uno che nel villaggio viene visto come un piantagrane.

Erano anni feroci, quelli, a Mendrisio. Si moriva per niente. Per niente si ammazzava. Il peggio è che la gente ci si era abituata. Si scannavano tutti, democraticamente, senza distinzione di censo. Anche se a rimetterci di più, Dio li abbia in gloria, tanto per cambiare erano i poveracci, vera e propria carne da stiletto, colli da berlina, teste da patibolo.

Linguaggio crudo e immagini cruenti quelli offerti da Carlo Silini in un libro che, con una attenta ricostruzione storica, ci mostra una terra di confine tra Italia e Svizzera e delle dinamiche degne dei classici romanzi storici.

Link: Recensionilibri


© Brindisinight, 22.11.2019

Intervista a Carlo Silini, autore del romanzo storico “Latte e sangue”

Nato a Mendrisio nel 1965, Carlo Silini è giornalista e scrittore. Pubblica i romanzi storici “Il ladro di ragazze” (Gabriele Capelli Editore, 2015) e “Latte e sangue” (Gabriele Capelli Editore, 2019), in cui racconta la drammatica storia di Maddalena de Buziis, una donna dal coraggio inesauribile, vittima della cieca malvagità umana.

«Di cosa tratta il suo secondo romanzo storico Latte e sangue?».
Latte e sangue è una storia di inaudita resilienza. La protagonista è una donna magnificamente strana. È magnifica perché porta come un faro nel mondo la propria bellezza (posava come modella per un pittore girovago) e la propria sete di conoscenza (è così emancipata che molti la ritengono una strega). È strana perché in un’epoca contrassegnata da un’efferata violenza – il Seicento delle guerre, delle carestie, delle persecuzioni e del banditismo – decide di rispondere con una fiducia incredibile nel Bene. È una non violenta ante litteram che si oppone ai suoi persecutori con la sola forza della propria innocenza. Lo fa contro i briganti e lo fa contro la macchina spietata dell’inquisizione che la processa per stregoneria nel convento domenicano, oggi scomparso, di san Giovanni in Pedemonte a Como.

«Maddalena de Buziis, il malvagio uomo dei Trii Böcc, Giacomo Storno e Rina Balestra sono solo alcune delle umanissime figure presenti nel suo romanzo. Qual è il personaggio che più ha amato caratterizzare, e perché?».
In realtà li amo tutti perché in tutti c’è qualcosa che mi intriga profondamente, nel bene o nel male. Ma ho un debole per Rina Balestra, la prostituta realmente esistita, che esercitava come ‘prevadessa’, cioè meretrice specializzata nei preti e per il prete di montagna don Tommaso, timido, balbuziente, colto, animato da un invincibile senso della giustizia capace di trasformarlo in un leone.

«Qual è il significato che si cela dietro al titolo della sua opera Latte e sangue?».
L’idea del titolo – al di là del potere evocativo di queste due parole potenti che rimandano al nutrimento, alla maternità, alla vita, alla violenza e alla morte – viene da un componimento in 62 versi del gesuita francese Carlo Scribani (1561-1629) dal titolo “Ad Divam Hallensem et pulcrum Iesum”. In esso Scribani grida il proprio desiderio per il latte materno della Madonna e al tempo stesso per il sangue del costato di Cristo crocifisso. Una forma di devozione bizzarra che – con tutto il rispetto – mi è sembrata molto “pulp” e adattissima alla fede, alla violenza, alla passionalità e alla dolcezza disseminate nel romanzo.

«In Latte e sangue c’è una forte e tangibile rappresentazione del corpo umano, visto nella sua sensualità e nella sua carnalità. Dalla sua opera: “L’amore è un animale che piange, l’amore è un corpo che urla”. Qual è la visione dell’amore presente nel suo romanzo?».
Ci sono molti tipi di amore nel romanzo. C’è l’amore malato di uno dei protagonisti, che vede nella donna una preda da possedere e da buttare (qualcosa che purtroppo è ancora molto attuale), c’è l’amore limpido e animale delle madri e dei padri verso i loro figli che cercano di proteggere da ogni male. C’è l’amore mercenario delle prostitute e dei gigolò ante litteram, l’amore gioco, l’amore che brucia e non lascia nulla e c’è l’eros che esalta i sensi e fa perdere il senno, ma che a volte viene magnificato, direi quasi ‘santificato’ dal dono totale di sé, dalla capacità di perdersi nell’altro, di abbandonarsi al suo bene, di precipitare nel mistero della bellezza senza pretendere di possederlo. Amore che pulsa nelle vene, sottopelle, e fa vibrare ogni fibra del corpo e dell’anima.

«Latte e sangue è un romanzo estremamente complesso, dal quale traspare il grande lavoro di ricerca che ha portato alla sua realizzazione. Vuole raccontarci come ha gestito l’ideazione e lo sviluppo della sua opera?».
Chiedetelo alle notti, mi verrebbe da dire. Io scrivo di solito dopo i turni che finiscono a mezzanotte al giornale. Ma quello è solo l’ultimo miglio del lavoro. Prima, molto prima, mi prendo il tempo di camminare sui luoghi del passato che mi ispirano: lunghe passeggiate tra caseggiati abbandonati in mezzo ai rovi, vecchie chiesuole, conventi, grotte nei boschi. Me ne imbevo e bel frattempo mi documento. Svolgo molte ricerche d’archivio, molte letture di bravissimi storici che si sono chinati su quelle vicende prima di me. Leggo tutto quello che esiste sull’argomento. Questa fase dura mesi, a volte anni. Quando mi pare di possedere l’argomento a un certo punto scatta la voglia di scrivere. Mi metto a tavolino, stabilisco una scaletta di eventi avendo chiaro il primo e l’ultimo e comincio a scrivere. È un po’ come guidare di notte: so da dove sono partito, so dove voglio arrivare ma i fari dell’auto illuminano solo le prossime due o tre pagine.

«Lei è un giornalista e scrittore. Cosa significa per lei scrivere e raccontare storie?».
Raccontare storie dà un senso alla vita, sia che lo si faccia da giornalisti sia che lo si faccia da scrittori. Permette di non dimenticare, di fissare con le parole ciò che altrimenti rischierebbe di sparire. Sono due modi diversi di scrivere quello giornalistico e quello narrativo. Per un articolo esistono delle regole che non si possono eludere: occorre che il lettore trovi rapidamente tutte le informazioni per capire un fatto. Non puoi permetterti di essere elusivo o allusivo, non ha senso creare attesa, devi andare subito al sodo. In un romanzo la storia cambia. Per me è come quando da bambini ci si trova di fronte a un prato enorme e finalmente si può correre a perdifiato nell’infinito. Sei molto più libero, nello stesso tempo il pericolo è contrario: in mezzo a tutta quella libertà rischi di perderti, di girare a vuoto, di cadere o di scriverti addosso. Odio i libri in cui le persone si scrivono addosso, ma il rischio c’è.

«Di cosa tratterà il suo prossimo progetto letterario?».
Sto camminando molto, negli ultimi tempi. Quindi presto o tardi lo scoprirò anch’io.

Link: Brindisinight


© blastingnews.com, 16.11.2019

News & Video, Blasting News Italia, Cultura e Spettacoli
Recensione di ‘Latte e sangue’, il libro di Carlo Silini su una fuga dolorosa del ‘600
di LDG (articolo) e Massimo Fenris (video)

L’ultimo romanzo di Carlo Silini è edito da Gabriele Capelli Editore. Narra di una storia seicentesca basata sulla fuga di una ragazza.

Latte e sangue, ultimo romanzo dell’autore Carlo Silini, dipinge a tinte forti un frammento del Seicento ticinese attraverso una narrazione costantemente in bilico tra finzione e realtà. Il libro è stato pubblicato a inizio anno per Gabriele Capelli Editore.

Il racconto, costruito per tappe, si sviluppa intorno alla fuga della protagonista, Maddalena de Bruziis.

La fuga

La giovane Maddalena è in fuga da uomini misteriosi che vorrebbero vederla bruciare all’inferno e al tempo stesso è in fuga da un passato oscuro, ottenebrato dalla presenza inquietante di un nonno crudele, il Mago di Cantone, violentatore e assassino di giovani ragazze, condannato a morte dalle autorità per una serie quasi infinita di delitti.

Maddalena, “strega buona” dall’aspetto angelicamente puro, pur non avendo alcuna colpa che grava sulla sua coscienza, è costretta a scappare dalle grinfie di un misterioso religioso senza scrupoli e assetato di vendetta, l’uomo dei Trii Böcc, disposto a tutto pur di annientare l’oggetto del suo desiderio.

Il viaggio

Il viaggio di Maddalena è un percorso di formazione articolato, un cammino di ricerca che si sviluppa in molteplici direzioni: ricerca della salvezza, del rifugio sicuro in grado di offrire protezione, ricerca delle proprie origini, ricerca del senso profondo dell’esistenza, ma soprattutto ricerca di se stessi all’interno della dimensione dell’amore.

Tra dolore e paura, Maddalena impara ad amare Giacomo e sé stessa, impara a conoscere il potenziale seduttivo del suo corpo, ma apprende soprattutto che l’amore è l’unica risposta positiva al male e l’unica salvezza terrena che può essere concessa all’uomo.

Con estrema precisione storica nella costruzione della trama e grande cura nella scelta dei dettagli, l’autore non risparmia ai lettori le crude rappresentazioni della violenza quotidiana di un secolo sanguinoso e macabro.

Gli assassini sulle tracce di Maddalena sono spietati, così come lo sono gli inquisitori del tribunale e tutti coloro che, mossi dall’odio e dall’invidia, condannano a morte indistintamente chiunque si dimostri diverso da loro. Al contrario, i personaggi che accompagnano la protagonista nella fuga, profondamente umani e accomunati da un destino vissuto ai margini, sembrano gli unici portatori di valori positivi all’interno di un mondo imparziale e superstizioso: la speranza sopravvive nei loro discorsi, nella compassione e nella pietà che dimostrano nei confronti del prossimo, nella comprensione e accettazione del male che deriva dal buio dell’ignoranza.

L’amore che brucia nei loro animi, più forte di qualsiasi incantesimo, più incandescente di qualsiasi rogo, è l’unico frammento di umanità che ancora sopravvive, l’unica scintilla di speranza in un mondo in cui nessun messaggio evangelico sembra conciliante, in cui persino la religione, con i suoi simboli e le sue preghiere vane, sembra aver definitivamente fallito.

Link: blastingnews


© fattitaliani.it, 15.11.2019

Latte e sangue di Carlo Silini, il trionfo delle “streghe buone”.

Nel territorio che si estende fra il Ducato di Milano e l’attuale Canton Ticino, nella seconda metà del Seicento, si consuma la storia di Francesco Secco Borella, meglio conosciuto come Mago di Cantone, noto per essere stato uno dei più famosi e spietati stupratori e assassini del suo tempo.
Dopo sedici anni, Maddalena de Bruziis, unica sua nipote, figlia di una nobile signora e di un ex frate ucciso per un inganno ordito da suo padre il Mago, abbandona la Brianza, luogo in cui viveva con i due nonni acquisiti, per cercare disperatamente riparo dai sicari di un enigmatico religioso, l’Uomo dei Trii Böcc, disposto a fare qualsiasi cosa pur di catturarla.

Le vicende di Maddalena narrate nell’ultimo romanzo storico di Carlo Silini, dal titolo Latte e sangue – sviluppo del primo romanzo dello stesso autore, Il ladro di ragazze, incentrato sulla figura del Mago di Cantone – offrono, con grande precisione nei dettagli e nella costruzione della trama, una fedele rappresentazione fotografica di quello che è stato uno dei secoli più affascinanti e intriganti della storia.

Maddalena, vittima delle maldicenze superstiziose di un popolo frustrato e ignorante, rappresenta le centinaia e centinaia di donne innocenti condannate a bruciare nei roghi perché accusate di stregoneria. Il processo che la condanna nell’ultima parte del romanzo, spaventosamente aderente al vero, è la dolorosa rievocazione di un passato che non deve essere ignorato. La finzione narrativa conferisce, però, un briciolo di speranza all’intera vicenda: Maddalena, simbolo delle donne ingiustamente sacrificate, diventa portavoce di un messaggio di fiducia, emblema di una rivendicazione che non è vendetta, di una potenza che non è mai potere, ma fiera autoaffermazione di sé.

Tra inseguimenti e fughe disperate, la protagonista porta a compimento il suo percorso di emancipazione. Dotata di coraggio e grande intelligenza, all’odio risponde con amore e umana comprensione: immersa in un contesto di invidie, violenze ed efferatezze, con animo gentile ed un’innata predisposizione al bene, Maddalena crea accanto a sé una famiglia, un piccolo nucleo d’amore in grado di emergere dal buio dell’ignoranza e della superstizione circostante, un porto sicuro in cui trovare rifugio, un calore capace di rendere qualsiasi nascondiglio una casa. Ma prima ancora di amare gli altri, Maddalena impara ad amare se stessa: impara a conoscere le diverse manifestazioni di un sentimento per lei nuovo, ad apprezzare il suo corpo, impara cosa vuol dire sedurre ed essere sedotta.

Quando l’amore diventa passione avvincente e qualsiasi resistenza vana, allora chi può davvero affermare che una potenza di tale entità non sia una stregoneria vera e propria? E chi è davvero una strega, se non una donna fieramente orgogliosa di sé?

Link: fattitaliani


© Leggere:tutti, 30.10.2019

Intervista a Carlo Silini, “Latte e sangue”
di Antonella Quaglia

Carlo Silini (Mendrisio, 1965) è caporedattore al “Corriere del Ticino”. Ha vinto nel 2015 e nel 2017 lo Swiss Press Award, il più importante premio svizzero di giornalismo. Nel 2015 esordisce per Gabriele Capelli Editore con il romanzo storico “Il ladro di ragazze”, rimasto per mesi ai primi posti delle classifiche dei libri più venduti della Svizzera italiana. “Latte e sangue” (Gabriele Capelli Editore, 2019) è il suo secondo romanzo storico, ambientato nell’oscuro e violento Seicento ticinese.

«Ci presenta il suo romanzo storico Latte e sangue?».

Latte e sangue è una vivida storia d’amore nel senso più tragico ed epico dell’espressione. C’è una giovane e inquieta protagonista, già sopravvissuta a una vicenda di abuso e di sopraffazione, che cerca la verità su sé stessa e al contempo scopre gli abissi dell’amore incappando, casualmente, in un formidabile gigolò ante litteram. Lo deve fare nelle peggiori condizioni, quelle della vittima braccata prima dai tagliagole di una efferata banda di confine, poi dalle accuse di stregoneria costruite ad arte in un memorabile processo svoltosi nel convento domenicano di Como, il maggior centro dell’inquisizione a sud delle Alpi. Nel suo cammino è affiancata da una determinata e umanissima combriccola di amici fuori dagli schemi, tra cui l’ex prevadessa (cioè prostituta specializzata nei preti) Rina Balestra, peraltro realmente vissuta, e un prevosto di montagna colto, timido, incapace di pianto e insospettabilmente coraggioso.

«Latte e sangue è ambientato nel Seicento, secolo oscuro e spietato in cui, come racconta nell’opera, “si scannavano tutti, democraticamente, senza distinzione di censo”. Cosa l’affascina di questo controverso periodo storico?».

Il Seicento è stato il nostro Far West. L’Europa era attraversata dalle guerre e dalle ondate di pestilenza. Il mondo occidentale stava entrando nell’età della ragione con il processo a Galileo, ma non se n’era ancora accorto. La Chiesa era partita lancia in resta all’attacco di un nuovo nemico, l’eresia protestante, ma nelle vallate alpine si erigevano ancora in grande abbondanza pire per estirpare le streghe, e i loro più feroci persecutori non erano i religiosi, ma i poteri laici. Mentre i predicatori invitavano i preti al controllo delle anime e dei costumi, nelle chiese esplodeva la sensualità dell’arte barocca. Noi abbiamo dimenticato l’importanza del Seicento nel forgiare l’immaginario e le contraddizioni dei nostri tempi: se andiamo a leggere i processi alle streghe non possiamo stupirci che da qualche parte il nostro mondo sia rimasto misogino e violento nei confronti delle donne.

«La protagonista di Latte e sangue, Maddalena de Buziis, è una donna bella quanto un quadro e forte quanto la natura che ama e che l’ha forgiata. Un simbolo della resilienza e della grazia femminile. Vuole parlarci più nel dettaglio di questo complesso e intenso personaggio?».

Maddalena è un miracolo per certi versi irritante. È un miracolo perché porta come un faro la sua bellezza nel mondo. Ma soprattutto perché nel suo modo di affrontare il Male che la circonda decide scientemente di non rispondere con le stesse armi dei nemici, come invece vorrebbero i suoi compagni di sventura. È una convinta non violenta, la sua forza segreta consiste nel credere che la reazione migliore all’abuso e alla persecuzione sia la pace interiore. È una strega buona e il suo modo di affrontare le cose la mette spesso al riparo dalle peggiori conseguenze. La sua calma olimpica irrita e manda in crisi avversari e amici.

«L’antagonista della storia raccontata in Latte e sangue è il misterioso uomo dei Trii Böcc, una figura inquietante e spregevole che brama il dolore e il sangue. È emblematica la sua descrizione nel romanzo: “trascolorando in mezzo alle tombe, quel vecchio sembrava uno spettro”. Si è ispirato a una o più figure storiche o dell’attualità per delineare la sua caratterizzazione?».

Anche se su di lui confluiscono i tratti di un pensiero teologico e sociale di cui si possono trovare vaste tracce nella letteratura non solo religiosa seicentesca, non mi sono ispirato a una persona reale. L’Uomo dei Trii Böcc è prima di tutto un simbolo. I Trii Böcc sono un edificio diroccato e irraggiungibile che esiste ancora oggi su una parete a strapiombo sopra il paese di Mendrisio, in Svizzera. È, metaforicamente, un luogo in cui si arrocca un pensiero incapace di aprirsi al bello e al vero. E trama contro la pianura del mondo dove vive la povera gente.

«Latte e sangue è una storia di colpe mai espiate, di terrore e di superstizione. Non può non colpire la scena dell’insensato processo per stregoneria ai danni di Maddalena nel convento di San Giovanni in Pedemonte. Un processo che ricorda nella sua crudeltà quanto fossero infondate le accuse mosse alle povere vittime. C’è una frase agghiacciante ma purtroppo veritiera all’interno del romanzo che recita: “Nessuna di loro era innocente. Per principio”. Ciò che racconta in questa parte dell’opera è davvero avvenuto nel convento comasco?».

È tutto vero ed è tutto inventato. Vero, anche se con qualche libertà narrativa, è l’impianto accusatorio classico tratto pari pari dai manuali inquisitoriali dell’epoca, alcuni dei quali prodotti proprio dai priori del convento di San Giovanni in Pedemonte. Come quelli di Bernardo Rategno o di Modesto Scrofeo, il più crudele e insensato. Autentica è anche la figura dell’inquisitore Camillo Campeggi, tra i protagonisti del romanzo. Inventato, anche se in gran parte verosimile, è il processo a Maddalena de Buziis. Bisogna ricordare che l’immensa mole degli atti processuali prodotti nell’arco di alcuni secoli dal tribunale comasco è stata distrutta dai soldati napoleonici che hanno raso al suolo il convento. Restano resoconti indiretti sull’attività inquisitoriale negli archivi del Sant’Uffizio: le lettere mandate a Roma dagli agenti dell’inquisizione. Da questo materiale ho tratto alcune delle storie che racconto nel libro.

«Nel suo romanzo c’è un bilanciato alternarsi di personaggi ed eventi realmente esistiti e accaduti con altri di pura fantasia. Come è riuscito a gestire i due aspetti facendo in modo che nessuno di essi prevalesse sull’altro ma, anzi, che si arricchissero reciprocamente?».

È stato un lavoro di rammendo tra le tre dimensioni che stanno all’origine del testo: le leggende del territorio in cui la vicenda è ambientata, i loro fondamenti storici rintracciati nelle ricerche d’archivio (da qui vengono la maggior parte dei nomi e dei cognomi dei protagonisti), la fantasia che ci ho messo per creare una trama coerente. In altre parole: ho cercato di ricostruire mentalmente ciò che i documenti storici non dicevano. Come tutti i romanzi storici la cosa più importante non è la verità delle vicende narrate (che è impossibile raggiungere fino in fondo), ma la credibilità del racconto in base alle conoscenze storiche che si possiedono.

«Latte e sangue è l’atteso sequel del suo romanzo storico d’esordio, Il ladro di ragazze, in cui è presente la malvagia figura del Mago di Cantone, nonno di Maddalena. Ci racconta di cosa parla la sua prima opera?».

Il primo romanzo parte dalla leggenda del Mago di Cantone, abbastanza nota nella regione più a sud dell’attuale Svizzera. La leggenda narra di un oscuro signore che rapiva avvenenti ragazze, le faceva portare nel suo castellaccio, le coinvolgeva in alcuni rituali magici, ne abusava e infine le uccideva e le faceva buttare in una pozza all’interno di una grotta nascosta nei boschi dietro il palazzo. La grotta e il palazzo esistono davvero. Gli storici che si sono interessati alla vicenda hanno scoperto che dietro la figura del Mago si cela un personaggio realmente vissuto, nel Seicento of course, e ho cercato di ricostruirne la vicenda passando molto tempo tra impolverati documenti d’archivio. Ho poi immaginato che una delle donne rapite riuscisse miracolosamente a sfuggire alla sorte toccata a tutte le altre e che da lei partisse un’inaudita vendetta che ristabilisse un minimo di giustizia contro ogni speranza.

Link: Leggere:tutti


© LSDmagazine, 31.10.2019

Latte e sangue di Carlo Silini, storia di violenza e di resilienza
di Matteo Legin

“L’amore è un animale che piange, l’amore è un corpo che urla. Gioia e dolore si fondono in un tutto indistinto, l’importante è ballare”. Sono i pensieri di Maddalena de Buziis, la protagonista del romanzo storico di Carlo Silini Latte e sangue. Riflessioni affiorate dalla mente di una giovane donna immersa in una totale comunione con la natura, un’anima pura che ha conosciuto il fiele e il miele della vita, e che spera di continuare a ballare indisturbata, di non dover più avere paura. Ma non è il destino di questa intensa protagonista, che dovrà ancora attraversare l’inferno per poter scorgere l’alba di un giorno migliore. In questa storia di colpe ataviche e di sciocca superstizione, di cattiveria indicibile e di libertà negate, la figura luminosa di Maddalena si staglia nel panorama oscuro e rozzo del Seicento ticinese.

L’autore alterna figure storicamente esistite, come l’inquisitore Camillo Campeggi, ad altre di pura invenzione, che sembrano però altrettanto consistenti. Maddalena è l’esempio lampante di un personaggio costruito con maestria: la sua carnalità, la sua mente lucida e la sua anima impavida bucano la pagina e arrivano potenti fino al lettore, spiazzato da tanta umanità. È il ritratto di una donna resiliente, coraggiosa e altruista; è il racconto di come anche la più brutale cattiveria non può niente contro la potenza dell’amore e del sacrificio.

In questo romanzo dalle tinte cupe e ricco di suspense e colpi di scena, si racconta dell’ossessione di un uomo senza scrupoli deciso a distruggere l’oggetto della sua bramosia; si narra di fughe rocambolesche e di assassini spietati che non hanno nulla da perdere. E si mostra la cruda realtà di un processo per stregoneria di cui Maddalena sarà vittima nel convento comasco di San Giovanni in Pedemonte, un luogo che ha davvero visto in passato a che bassi livelli di efferatezza può arrivare l’essere umano. Un processo raccontato senza filtri, da cui emerge la pietà per le vittime innocenti che hanno conosciuto l’insensatezza della superstizione.

Latte e sangue è un inno alla vita mentre si racconta della naturale propensione dell’uomo verso la brutalità e la morte, un romanzo storico che ricorda di un tempo in cui il valore dell’esistenza umana era ridotto al minimo. Ma nonostante tanto dolore e sangue, alla fine si ricorderà con più forza la sinuosa danza di Maddalena tra i boschi e nelle aule del tribunale, una danza disperata e struggente, una danza di vita e di passione.

Link: LSDmagazine


© domanipress, 30.10.2019

In libreria: “Latte e sangue” di Carlo Silini, l’atteso sequel del romanzo storico “Il ladro di ragazze”

Latte e sangue” è la drammatica storia di Maddalena de Buziis, una giovane donna dal passato oscuro e dal futuro incerto, a causa di un uomo ossessionato dal sangue e dalla vendetta. Lo scrittore svizzero Carlo Silini ambienta il suo libro nel Seicento nei luoghi tra il Ceresio e il lago di Como, riproponendo le atmosfere opprimenti e le affascinanti suggestioni del suo precedente romanzo storico, Il ladro di ragazze, e raccontando il destino della nipote del Mago di Cantone, Maddalena.

In una vicenda tetra e sanguinosa, in cui i colori caldi della passione si mischiano a quelli accesi della violenza, si narra di una donna che pur nelle difficoltà e nelle privazioni riesce a mantenere puro il suo spirito e viva la speranza di una vita migliore. Maddalena deve fuggire dalla propria casa ed è costretta a sperimentare la più triviale intolleranza, ma nonostante tutto il dolore riesce a conservare il suo profondo legame con la natura, e da essa trarne forza. Maddalena “non era nel bosco, lei era bosco”: questa unione panica descritta nelle sue danze tra gli alberi è un motivo ricorrente che dona spessore alla protagonista, rendendola ora eterea ninfa dei boschi, ora donna fatta di carne e sangue. Ed è la carnalità di Maddalena ad emergere con tutta la sua potenza sensuale e dirompente nel corso della narrazione, contrapponendosi all’aridità degli uomini che tenteranno di rubare la sua vitalità. Soprattutto nelle spietate scene che raccontano del processo per stregoneria in cui lei viene coinvolta, si può avvertire forte il divario che c’è tra la luce e l’oscurità, tra la concretezza dell’amore e la vanità dell’odio. La storia di Maddalena racconta di colpe mai espiate e del coraggio di resistere, degli abissi in cui spesso precipita l’anima umana ma anche delle vette che a volte sa raggiungere.

Latte e sangue è un romanzo storico che abbraccia tutte le contraddizioni di un secolo ambiguo e brutale: “erano anni feroci, quelli, a Mendrisio. Si moriva per niente – per niente si ammazzava. Il peggio è che la gente ci si era abituata. Si scannavano tutti, democraticamente, senza distinzione di censo”. Attraverso una scrittura densa e ricercata e immagini di rara bellezza, Carlo Silini racconta una storia amara che presenta una protagonista indimenticabile bella come le donne dei dipinti rinascimentali e forte come Madre Natura, e un antagonista agghiacciante, che scivola come uno spettro tra le tombe, e che brama come un vampiro il sangue e il terrore.

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© L’Opinionista, 15.10.2019

“Latte e sangue”, ecco il romanzo storico di Carlo Silini
Redazione – ottobre 15, 2019

Lo scrittore svizzero Carlo Silini presenta “Latte e sangue”, un romanzo storico dalle tinte fosche carico di tensione e angoscia, ambientato tra il Ceresio e il lago di Como in un Seicento violento e sensuale. Un’opera che riesce a condensare la storia di un secolo pieno di contraddizioni nella disperata vicenda di Maddalena de Buziis, una donna bellissima e fiera, condannata a espiare le colpe di una società malata. Finalmente l’atteso sequel del romanzo d’esordio di Carlo Silini “Il ladro di ragazze”, entrambi pubblicati da Gabriele Capelli Editore.

Nel secondo libro dello scrittore Carlo Silini, Latte e sangue, si ritorna alla suggestiva atmosfera della seconda metà del Seicento nei baliaggi svizzeri, già affascinante cornice del romanzo d’esordio dell’autore, Il ladro di ragazze, di cui quest’opera rappresenta un’ideale continuazione. In questa nuova storia che narra di violenza insensata e di amore viscerale, di colpe mai scontate e di innocenti capri espiatori, si assiste all’evoluzione di una trama ricca di colpi di scena e di immagini forti dai colori accesi e violenti, e dalla portata emotiva a tratti intollerabile.

L’autore ci propone una vicenda che attinge dalla Storia per poi espandersi libera dai vincoli di mera cronaca, mostrando la bravura di Silini nel dipingere l’originale e complesso affresco di un’umanità spesso ingabbiata nel vizio e nella menzogna. Un’umanità resa con pennellate vigorose, dalla densa consistenza materica, che tratteggiano figure tormentate e inquiete, nella cui anima infuria una violenta lotta tra luce e oscurità.

Nell’abbagliante luce dell’amore e del sacrificio permane fino alla fine la protagonista Maddalena, nonostante le dure prove che dovrà affrontare; nell’oscurità più nera e vischiosa persevera invece l’antagonista della storia, un uomo dai tratti del volto ferini, che emerge dal marciume della sua vigliaccheria stillando collera e covando una cieca vendetta. Latte e sangue è un romanzo carnale, solido e vibrante come i corpi che rappresenta: contorti nella tortura, avvinghiati in amplessi disperati, santificati nelle loro danze catartiche. Un’ardente storia che ricorda gli anni bui della superstizione e dell’Inquisizione, e che presenta un lucido e crudo racconto di un processo per stregoneria, riflettendo sull’abisso senza fondo della cattiveria umana e sulle insensate pretese di una giustizia terrena che si assurge a divina. Un romanzo che distribuisce colpe e assoluzioni, e che mostra senza filtri l’animalità di persone pronte sempre all’attacco e mai al perdono.

E in ragione di tutto questo fango, il resiliente diamante di Maddalena brilla sempre più intensamente, permettendo al lettore di conoscere e amare un personaggio che mai dimenticherà, o che tornerà ogni tanto a visitare i suoi sogni, o a stuzzicare le sue fantasie diurne. Una donna bellissima, come le Vergini dei dipinti che lei ha ispirato, ed estremamente forte, come la natura che l’ha forgiata, in cui si sente davvero libera. E rimane scolpita nella memoria la sua sensuale danza nei boschi, con le braccia protese verso l’alto a descrivere archi invisibili come se volesse provare a volare; una danza che porta leggerezza anche nell’ambiente opprimente del tribunale dell’Inquisizione, e che mostra tutta la potenza della luce proprio nei momenti di massima oscurità.

TRAMA

Secolo brumoso e sanguinario, il Seicento, nelle terre tra il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri a sud delle Alpi. Maddalena de Buziis è l’ultima sopravvissuta di un’atroce vicenda di rapimenti, stupri e uccisioni, commessi da un oscuro personaggio dedito alle arti negromantiche fuggito da Vimercate verso le terre elvetiche: il Mago di Cantone. La vicenda è narrata nel precedente romanzo di Carlo Silini, Il ladro di ragazze. Maddalena vive ora in un villaggio discosto della Brianza e si occupa dei nonni acquisiti, molto malati. Li cura con “erbe e sguardi” perché conosce i segreti delle piante: ella è una “strega buona”. Inquieta, cerca amore e, soprattutto, la verità su sé stessa. A volte si apparta nei boschi e danza da sola, al bramito dei cervi, perché “qualsiasi cosa succeda, l’importante è ballare”. Mentre ancora cerca di riprendersi dalla sconvolgente disavventura vissuta nelle terre svizzere, qualcuno si mette sulle sue tracce per scovarla a tutti i costi. È un sicario della più feroce banda criminale del confine italo-svizzero. Il mandante è un enigmatico religioso che elabora trame inquietanti in uno spartano riparo sul Monte Generoso: l’Uomo dei Trii Böcc. Invece di scappare per sottrarsi alla cattura, Maddalena parte al contrattacco e si mette sulle tracce dei suoi persecutori. Una trama – incentrata soprattutto nel territorio di Como – che si estende dai ruvidi baliaggi svizzeri a ridosso del Ducato di Milano fino a Roma, capitale degli intrighi e della cristianità.

BIOGRAFIA

Nato a Mendrisio nel 1965, Carlo Silini è caporedattore al “Corriere del Ticino”. Ha vinto nel 2015 lo Swiss Press Award, il più importante premio svizzero di giornalismo, per la categoria carta stampata e nel 2017 per la categoria local. Nel 2015 pubblica per Gabriele Capelli Editore il suo romanzo d’esordio “Il ladro di ragazze”, rimasto per mesi ai primi posti delle classifiche dei libri più venduti della Svizzera italiana. “Latte e sangue” (Gabriele Capelli Editore, 2019) è il suo secondo romanzo.

«Era un maestro di veleni e intrighi, odiava i miti. E adorava amministrare il destino dei deboli dall’alto, senza sporcarsi le mani, senza graffiarsele nel groviglio della pianura. Eppure anche lui viveva lì, al piano terra dell’universo, da signore, sì, ma pur sempre immerso nel pantano del fondovalle. Così, quando voleva sentirsi al di sopra del mondo, si rintanava in quel covo da pirati, un posto impervio e isolato. Privo di ogni comodità, tranne quella di poter guardare l’esistenza dei mortali dall’alto […]».

Link: l’Opinionista


Un romanzo storico dalle tinte fosche carico di tensione e angoscia, ambientato tra il Ceresio e il lago di Como in un Seicento violento e sensuale. Un’opera che riesce a condensare la storia di un secolo pieno di contraddizioni nella disperata vicenda di Maddalena de Buziis, una donna bellissima e fiera, condannata a espiare le colpe di una società malata.

«Era un maestro di veleni e intrighi, odiava i miti. E adorava amministrare il destino dei deboli dall’alto, senza sporcarsi le mani, senza graffiarsele nel groviglio della pianura. Eppure anche lui viveva lì, al piano terra dell’universo, da signore, sì, ma pur sempre immerso nel pantano del fondovalle. Così, quando voleva sentirsi al di sopra del mondo, si rintanava in quel covo da pirati, un posto impervio e isolato. Privo di ogni comodità, tranne quella di poter guardare l’esistenza dei mortali dall’alto […]».

Nel secondo libro dello scrittore Carlo Silini, Latte e sangue, si ritorna alla suggestiva atmosfera della seconda metà del Seicento nei baliaggi svizzeri, già affascinante cornice del romanzo d’esordio dell’autore, Il ladro di ragazze, di cui quest’opera rappresenta un’ideale continuazione. In questa nuova storia che narra di violenza insensata e di amore viscerale, di colpe mai scontate e di innocenti capri espiatori, si assiste all’evoluzione di una trama ricca di colpi di scena e di immagini forti dai colori accesi e violenti, e dalla portata emotiva a tratti intollerabile.

L’autore ci propone una vicenda che attinge dalla Storia per poi espandersi libera dai vincoli di mera cronaca, mostrando la bravura di Silini nel dipingere l’originale e complesso affresco di un’umanità spesso ingabbiata nel vizio e nella menzogna. Un’umanità resa con pennellate vigorose, dalla densa consistenza materica, che tratteggiano figure tormentate e inquiete, nella cui anima infuria una violenta lotta tra luce e oscurità. Nell’abbagliante luce dell’amore e del sacrificio permane fino alla fine la protagonista Maddalena, nonostante le dure prove che dovrà affrontare; nell’oscurità più nera e vischiosa persevera invece l’antagonista della storia, un uomo dai tratti del volto ferini, che emerge dal marciume della sua vigliaccheria stillando collera e covando una cieca vendetta.

Latte e sangue è un romanzo carnale, solido e vibrante come i corpi che rappresenta: contorti nella tortura, avvinghiati in amplessi disperati, santificati nelle loro danze catartiche. Un’ardente storia che ricorda gli anni bui della superstizione e dell’Inquisizione, e che presenta un lucido e crudo racconto di un processo per stregoneria, riflettendo sull’abisso senza fondo della cattiveria umana e sulle insensate pretese di una giustizia terrena che si assurge a divina.

Un romanzo che distribuisce colpe e assoluzioni, e che mostra senza filtri l’animalità di persone pronte sempre all’attacco e mai al perdono. E in ragione di tutto questo fango, il resiliente diamante di Maddalena brilla sempre più intensamente, permettendo al lettore di conoscere e amare un personaggio che mai dimenticherà, o che tornerà ogni tanto a visitare i suoi sogni, o a stuzzicare le sue fantasie diurne. Una donna bellissima, come le Vergini dei dipinti che lei ha ispirato, ed estremamente forte, come la natura che l’ha forgiata, in cui si sente davvero libera. E rimane scolpita nella memoria la sua sensuale danza nei boschi, con le braccia protese verso l’alto a descrivere archi invisibili come se volesse provare a volare; una danza che porta leggerezza anche nell’ambiente opprimente del tribunale dell’Inquisizione, e che mostra tutta la potenza della luce proprio nei momenti di massima oscurità.

Una trama – incentrata soprattutto nel territorio di Como – che si estende dai ruvidi baliaggi svizzeri a ridosso del Ducato di Milano fino a Roma, capitale degli intrighi e della cristianità.


© Azione,16.09.2019

UNA STORIA DI COLPE DECLINATA AL PLURALE
La seconda parte della saga di Carlo Silini ambientata nel Seicento ticinese
di Pietro Montorfani

Da qualche tempo il panorama letterario svizzero di lingua italiana si è andato arricchendo di un elemento nuovo, un fenomeno in realtà notissimo in Italia e molto frequente altrove, soprattutto nel mondo anglosassone: la narrativa mainstream. Il termine è intenzionalmente ambiguo perché vorrebbe comprendere il maggior numero possibile di prosatori che abbiano scommesso non tanto sulla letterarietà, sull’espressionismo, sulla ricerca linguistica, sull’introspezione autobiografica o su questioni di natura identitaria (era stata sin qui la via maestra della prosa svizzero-italiana: Piero Bianconi, Felice Filippini, Plinio Martini, Giovanni Orelli), quanto su un rapporto piano e semplice con i propri lettori, cui offrono storie piacevoli, ben congeniate, più o meno giocate sull’emotività e concepite in genere attorno a una trama gialla, senza troppi patemi né ambizioni.

Nulla impedisce naturalmente che si diano anche sane commistioni tra questi due poli, ma è pur vero che il secondo finisce per pesare assai più del primo. È la vittoria della trama sul linguaggio, del format di successo sull’eccezione della poesia, volendo semplificare al massimo gli elementi dell’equazione.

Un filone a parte, inscritto però in queste dinamiche, è quello dei romanzi storici, che hanno sì ampie zone di sovrapposizione con il poliziesco, ma permettono in più uno scavo documentario, un «forse non tutti sanno che…», capace di intercettare la curiosità di quei lettori più attenti al paesaggio, alla toponomastica, ai beni culturali, ai segreti che riemergono pian piano dalle nebbie del tempo.

Carlo Silini, caporedattore del «Corriere del Ticino» e giornalista di approfondimento molto stimato, è il migliore rappresentante di questo nuovo corso: lo si era intuito già nel 2015 con l’uscita del suo primo romanzo (Il ladro di ragazze) e se ne è avuta conferma recentemente con il secondo capitolo di quello che sta oramai diventando un ampio affresco storico, Latte e sangue, quasi del tutto indipendente dal primo e preludio forse, chissà, a un terzo tempo ancora di là da venire.

Una trama ricca di colpi di scena porterà il lettore ad attraversare più volte il confine, dentro e fuori i baliaggi svizzeri di Mendrisio e Lugano, con puntate fino a Roma e Civitavecchia, in un’epoca cui gli studiosi di storia locale hanno dedicato ben poche energie ed era, forse anche per questo, narrativamente vergine. Seguendo i più saggi consigli del genere, Silini alterna figure storicamente attestate (la famiglia Fontana di Brusata, il balivo Hans Ulrich Ulrich, l’inquisitore Camillo Campeggi) a personaggi d’invenzione suggeriti però da nomi e documenti reali, senza allontanarsi troppo cioè da un’intuizione, e da un’atmosfera, che indubbiamente funzionano.

Non esente da qualche inevitabile stereotipo, specie quando si parli di cose d’amore, o nel frequente ricorso a scene cruente, il libro ha impennate notevoli negli interrogatori e nei dibattiti del processo per stregoneria cui è sottoposta la protagonista Maddalena de Buziis. È tale il procedere serrato delle argomentazioni, il coraggio della verità contrapposto alla vigliaccheria di delazioni e menzogne, da ricordare le sceneggiature di un Robert Bolt (Un uomo per tutte le stagioni, Lawrence d’Arabia, Mission). Si sarebbe quasi tentati di consigliare a Silini, data questa sua peculiare abilità, la stesura di qualche pagina teatrale, una casella ancora tristemente vuota a queste latitudini.

Dire processi e dire Seicento fa pensare subito a Manzoni, cui l’autore guarda per l’ambientazione lombarda e per l’alternarsi di storia e invenzione, sebbene siano forse altri gli archetipi più prossimi alla sua scrittura, da Umberto Eco al Vassalli della Chimera, non per nulla una rivisitazione iperrealistica favorita proprio da una lettura (aproblematica e sostanzialmente sbagliata) dei Promessi sposi.

Pur dovendo molto a Vassalli, Silini se ne smarca grazie all’equilibrio con cui sa affrontare un tema complesso come quello della stregoneria, che ha molti piani di lettura e colpe equamente condivise tra giustizia ecclesiastica, giustizia laica e società civile, con le paure e le invidie che sempre la caratterizzano. Lontanissima da queste pagine è insomma la banalità scandalistica di un Dan Brown: nessuna leggenda nera attraversa le terre ticinesi, soltanto una grande pietà per le vicende sempre intricate e sofferte di ogni consorzio di essere umani.

Link: Azione


© Ticino magazine, settembre/ottobre 2019, p. 37

Tra il Ceresio e il Lago di Como
“Latte e sangue”, secondo romanzo di Carlo Silini

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© Ticinonews.ch – 19.07.2019

“Il Ticino ha forgiato la propria identità tra due domini”
Carlo Silini parla del Ticino del ‘600: “C’era una violenza efferata, ma non particolarmente rispetto al contesto”

Con il suo romanzo “Latte e sangue”, Carlo Silini ha raccontato non solo una storia ma anche un territorio, quello che oggi è il Ticino, dove nel ‘600 imperversavano il contrabbando e le violenze. Abbiamo intervistato il giornalista e scrittore per saperne di più su quest’epoca che, come spiega lui stesso, ha forgiato l’identità ticinese.

Guarda l’intervista: Ticinonews.ch


© La Provincia, 16.06.2019

Il Seicento, che avventura: parola di Silini
Con “Latte e sangue” lo scrittore e giornalista svizzero ci consegna l’atteso seguito de “Il ladro di ragazze”.
Un affresco storico presentato in una lingua scattante. E tra le pagine rivive il convento comasco di San Giovanni.
Di Mario Schiani

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PDF: LA_PROVINCIA_DI_COMO_16_06_2019

Link: La Provincia di Como


© Leggere Tutti n. 131 – Giugno-Luglio 2019

Latte e sangue di Carlo Silini

silini leggere tutti
Link: Leggere Tutti


© Il Cittadino di Monza e Brianza, 13.06.2019

Il Mago di Cantone da Vimercate alle terre elvetiche
di Bernardino Marinoni

Nel buio della chiesa “il suo Signore lo ascoltò attentissimo”. L’interlocuzione non è del guareschiano don Camillo, ma di un don Tommaso, prete di valle nel baliaggio svizzero sul confine con il ducato di Milano, nella temperie seicentesca appassionatamente frequentata da Carlo Silini fin
dall’esordio narrativo – “Il ladro di ragazze” (2015) – dove impera un oscuro personaggio, il Mago di Cantone, riparato da Vimercate nelle terre elvetiche, pratico di negromanzia e perpetratore di stupri e assassinii cui scampa però una giovane donna, Maddalena de Buziis, che di “Latte e sangue” diventa protagonista. E dal villaggio della Brianza, dove cura i nonni putativi con erbe, di cui conosce i segreti, e sorrisi, deve tornare nei luoghi di confine dove Silini costruisce la nera spirale di un seguito ad alto tasso di autonomia, per quanto lo solchi come un fiume carsico l’”antefatto” racchiuso virtuosisticamente nelle due pagine che schiudono il nuovo romanzo.

Non meno avvincente del “Ladro di ragazze”, è disegnato sulla carta topografica dei titoli di rapidi capitoli il cui perno è il convento comasco di San Giovanni in Pedemonte, polo dell’Inquisizione davanti al cui tribunale è condotta la protagonista con gli addebiti mossi alle streghe. Addebiti, orditi da chi la perseguita con manovre che Carlo Silini traduce in narrazione stringente, cui la donna è determinata a non arrendersi: lo sguardo di Maddalena de Buziis buca le pagine, il volto che aveva dato alla pittura di una Madonna affiora via via luminoso nella composita trama di cui tempera il nero – a tratti più nero del nero – di un’epoca fastosamente cupa. Il rango dell’antagonista deve essere all’altezza dell’eroina: vi concorrono i colpi di scena che Silini distilla come si conviene all’eminenza grigissima, un personaggio quanto mai fosco che da un romitorio sul monte Generoso attende di rivelarsi tendendo trappole feroci alla donna, ossessione per cui scatena briganti e intreccia nequizie. Della falsariga storica sulla quale sviluppa la narrazione, con puntuali note in calce al romanzo, Silini fa, meglio, conferma uno stile dove verosimile e fantastico sono inestricabili.
Vi concorrono molteplici figure di varia statura, il cocciuto prete di montagna citato, prima di tutti, e se una giovane innocente che sul patibolo chiede di avere le mani libere immaginando poi di poter spiegare il volo, così come il protettivo coro delle vittime del mago diventa voce guida nei meandri quasi fantasy cui Silini a tratti, anche liricamente, s’inoltra, l’appellativo “Mea Pulpa” è congruamente carnale per la ex “prevadessa” – sorta di aristocrazia del meretricio: la prostituta riservata al clero cui nel romanzo è riservato un geniale colpo di coda – che intesse anche di sonorità il versante sensuale del romanzo che giunge all’acme nella danza di Maddalena, attenzione, davanti all’Inquisitore di Como. Ma costui, Camillo Campeggi, è tra quei che segnano la svolta della Chiesa in difesa degli imputati di stregoneria, storicamente. Così come, attestano le cronache coeve, nel convento comasco a metà Seicento davano ancora fiori e frutti le due piante di agnocasto messe a dimora, più di tre secoli prima, da san Pietro martire.

 
Link: Il Cittadino


© TMD – Ticino Management Donna n. 78/maggio-giugno 2019 – Cultura

Il ‘600 ticinese tra violenza e passione
Un dialogo con il giornalista Carlo Silini sui suoi due romanzi storici, che sono diventati un “caso editoriale” nella Svizzera italiana
Di Elisabetta Calegari


Link: TMD (articolo a pagina 46)


© Thriller Storici e dintorni

Latte e sangue – Carlo Silini
Recensione a cura di Maria Rita Truglio

Trama

Secolo brumoso e sanguinario, il Seicento, nelle terre tra il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri a sud delle Alpi. Maddalena de Buziis è l’ultima sopravvissuta di un’atroce vicenda di rapimenti, stupri ed uccisioni commessi da un oscuro personaggio dedito alle arti negromantiche fuggito da Vimercate verso le terre elvetiche: il Mago di Cantone. La vicenda è narrata nel precedente romanzo, “Il ladro di ragazze”.
Maddalena vive in un villaggio discosto della Brianza e si occupa dei nonni acquisiti, molto malati. Li cura con “erbe e sguardi” perché conosce i segreti delle piante: è una “strega buona”.
Inquieta, cerca amore e, soprattutto, la verità su se stessa. A volte si apparta nei boschi e danza da sola, al bramito dei cervi, perché “qualsiasi cosa succeda, l’importante è ballare”.
Mentre ancora cerca di riprendersi dalla sconvolgente disavventura vissuta nelle terre svizzere, qualcuno si mette sulle sue tracce per scovarla a tutti i costi.
È un sicario della più feroce banda criminale del confine italo-svizzero. Ma il mandante è un enigmatico religioso che elabora trame inquietanti in uno spartano riparo sul Monte Generoso: l’uomo dei Trii Böcc. Invece di scappare per sottrarsi alla cattura, Maddalena parte al contrattacco e si mette sulle tracce dei suoi persecutori.

“Niente è come sembra”
Maddalena ricorda perfettamente queste parole. A distanza di anni, tutti gli eventi passati sono scolpiti nella sua mente. Sa che il cerchio non è ancora chiuso: qualcuno si sta mettendo sulle sue tracce.

Qualcuno la stava cercando e aveva mandato un cinghiale per stanarla…Nessuno lì sapeva chi fosse. Solo i morti

In questo romanzo, seguito de “Il ladro di ragazze”, Carlo Silini resta fedele al suo modus operandi: col suo prodigioso senso del racconto ci regala un’altra storia ricca di suspence che risponderà alle domande lasciate in sospeso nell’altro racconto.
Entrano in gioco personaggi nuovi, intriganti e ambientazioni caustrali che si imbatteranno nella nostra protagonista.
In loro troverà mani amiche e anche qualcosa in più: Giacomo Storno, detto il Sacco, rappresenterà per lei un appiglio nei momenti peggiori.

Vide il sorriso guascone di Giacomo. No, non era il sorriso, erano le sue labbra piene e increspate

Troppe donne uccise e troppe coincidenze per non pensare di essere lei la vittima designata.
Cede al ricatto e viene rinchiusa in una cella del convento di San Giovanni in Pedemonte (oggi non più esistente) con un’ accusa gravissima.
Perché tutto questo? Chi vuole la sua morte?
Domande che si ricollegano ad un’unica persona. Ma è logicamente impossibile!

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“Niente è come sembra”

L’odore forte la penetrò, le venne un conato di vomito e mentre si protendeva sopra il pelo dell’acqua li vide. Gli occhi … E la odiavano”

Non sa che dietro quella presenza invisibile si nasconde un essere il cui unico scopo nella vita è la morte. Qualcuno che l’ha resa protagonista della sua vita a sua insaputa, ritrovandosi tra le fantasie più fervide di un essere dimenticato dal mondo.
Colui che ha però il potere di decidere le sue sorti e che ha controllato i fili della sua vita fino a quel momento.

Era un maestro di veleni e intrighi, odiava i miti. E adorava amministrare il destino dei deboli dall’alto, senza sporcarsi le mani, senza graffiarsele nel groviglio della pianura.

Intrighi, vendette, pentimenti, tutto gira intorno la vita di Maddalena che ha accettato di buon grado il suo destino.

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Sola, in quella cella ripensa con rimpianto a ciò che poteva essere se non avesse chiuso fuori certe emozioni , a come sarebbe la sua vita se quel giorno di tanti anni prima si fosse comportata diversamente.

Maddalena chiuse gli occhi. Cercò un’immagine che la calmasse e la trovò subito. Il bosco

“Niente è come sembra” nemmeno quando i tasselli tornano apparentemente al loro posto. La memoria di colui che ha dato inizio a tutto aleggia nella storia e l’autore ci porta nel lato più oscuro della mente di chi medita vendetta.
Lirico, sensuale, coinvolgente, Carlo Silini ci regala un altro mirabile affresco di un Seicento oscuro, superstizioso , fatto di apparenze.
Ma soprattutto ci ha donato un personaggio sopra le righe che rompe gli schemi di un’epoca rigida, capace di far traballare anche le menti più eccelse. Un personaggio senza mezze misure che mette in gioco tutta se stessa per le persone amate sfidando i più alti prelati.
Tutto questo è Maddalena de Buziis.

Qualsiasi cosa succeda, l’importante è ballare

Link: tsd


© Alice, RSI RETE DUE, 18.05.2019

Letteratura onnivora
di Massimo Zenari

“Alice” è una lettrice onnivora. Non poteva perciò lasciarsi scappare la nuova fatica di un autore di casa nostra, Carlo Silini, che con “Latte e sangue” (Gabriele Capelli Editore) conferma piacevolmente il successo dell’esordio, “Il ladro di ragazze“, rinsaldando la propria predilezione per il romanzo storico. […]
Dal minuto 05:55

Link: Alice


©terzaetà, anno 37, n. 2, aprile 2019

Il passato pericoloso e picaresco dei nostri antenati
In un libro di Carlo Silini, una storia di ingiustizia e di sangue, di amore e avventura

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© Viceversaletteratura – 12.04.2019
Recensione: Latte e sangue di Carlo Silini
di Marino Fuchs

Le vicende narrate in Latte e sangue di Carlo Silini prendono il via dalla conclusione del precedente romanzo Il ladro di ragazze (Gabriele Capelli Editore, 2015). Silini conferma la sua abilità nello scrivere trame fitte di intrighi ambientate nel Seicento, tra il Ducato di Milano e i baliaggi svizzeri (l’attuale Ticino). L’attenzione alle fonti documentarie, alla storia, alla geografia, così come all’ambiente sociale, popolare e religioso, dà spessore a una narrazione thriller, tesa ad incatenare fino all’ultimo effetti di suspense e di sorpresa.

Un breve antefatto ripercorre le vicende familiari della protagonista, Maddalena De Buziis, raccontate ne Il ladro di ragazze, ispirate alla leggenda del Mago di Cantone, nota nel sud del Ticino, indentificato con la figura storicamente esistita di Francesco Secco Borella, conte di Vimercate e cavaliere milanese. Il racconto popolare vuole che il Mago di Cantone rinchiudesse in una grotta le ragazze rapite dai suoi scagnozzi per abusarne e poi gettarle in fondo a un pozzo. Maddalena, nipote di Secco Borella, scampata per un soffio alle grinfie del nonno e a una simile fine, viene coinvolta nuovamente nelle trame ordite da un nuovo misterioso cattivo, che vedremo tramare nell’ombra per lunga parte della vicenda, senza però conoscere fino alla fine la sua identità e le ragioni che lo spingono a perseguitare la ragazza. Avvincente fino all’ultimo, Latte e sangue è intriso di sensualità e violenza, desiderio carnale e torbida vendetta.

Il romanzo tuttavia è più di una mera dimostrazione di padronanza dei meccanismi narrativi del genere. Nell’aderenza alla fonte storica, ai personaggi realmente esistiti, ai fatti di cronaca, c’è una precisa volontà di ridare la voce a figure altrimenti silenziate dall’ingiustizia e dalla prevaricazione. Il narratore infatti non ha dubbi circa i personaggi positivi (Maddalena, il curato di campagna, Giacomo e Mea, l’inquisitore Camillo Campeggi «figura rappresentativa di quella svolta della Chiesa cattolica che dopo anni di persecuzioni ai danni delle cosiddette streghe, si trasformava nel principale avvocato degli imputati per stregoneria», p. 478) né su quelli negativi (a partire dalla banda di briganti su cui sovente cade l’ironia fino ai potenti politici e religiosi corrotti). La sua scelta di campo è certamente dovuta anche alla distanza che lo separa dal tempo della finzione, una distanza che si avverte non solo da una diversa sensibilità rispetto ai temi trattati ma anche dall’uso di una lingua che è a noi contemporanea (anche se non mancano degli inserti in latino ecclesiastico e in dialetto) e che nell’intento di parlare al nostro tempo a volte scivola anche nell’uso degli anglicismi («in un’escalation di gravità lessicale», p. 146).

È proprio in questa distanza che si legge l’intento della scrittura romanzesca di Silini; l’autore sceglie di restituire identità e di riscattare dalla storia dimenticata non solo le molte donne giustiziate, perseguitate, rapite, abusate (su cui si soffermano le “Note storiche” in fondo al libro), ma anche la vita di una famiglia non tradizionale che viene a costituirsi con la nascita di un bambino, orfano a causa delle persecuzioni nei confronti di Maddalena. Così, Maddalena farà conoscenza del padre del bambino, Giacomo Storno «un puttano» che vive insieme a un’«ex prevadessa», Rina Balestra detta Mea Pulpa, i quali vivono ingannando le ricche signore innamorate di Giacomo e truffate da Mea con la vendita di filtri amorosi. L’arrivo del bambino sovvertirà gli equilibri introducendo il tema della maternità; Mea Pulpa, che non ha potuto avere figli propri, alleverà, curerà il bimbo come se fosse il suo. A complicare il quadro ci sarà l’incontro di Giacomo con Maddalena e la nascita del loro amore. I quattro si ritroveranno così ad affrontare insieme le avversità, formando una famiglia che, per quanto scompaginata, è fondata su un amore che nutre e cura. Una famiglia che si costituisce come una “cellula di resistenza” di fronte ai soprusi del potere.

Una fermezza che Maddalena esprime attraverso i suoi occhi azzurri, uno sguardo che diventerà l’ossessione dei suoi persecutori, che vorranno non solo uccidere la donna ma annientarla, assumendo morbosamente la sua forza dal sacrificio di sangue. Maddalena però sfugge, non solo ai suoi aguzzini e inquisitori ma anche al crudo realismo delle teste mozzate, degli epiteti ingiuriosi, dei roghi di streghe. Paziente ma fiera, balla immersa nella natura; Maddalena troverà dentro di sé e nell’amore per i suoi cari il coraggio per affrontare il cinismo degli esseri umani.

Link: viceversaletteratura


© Librintasca RSI RETE UNO, 22.03.2019
a cura di Rossana Maspero

Carlo Silini ha esordito nel 2015 con “Il ladro di ragazze” regalandoci un avvincente romanzo di 440 pagine. Il libro prendeva le mosse da un’antica leggenda del Mendrisiotto, quella del mago di Cantone, una piccola località tra Riva San Vitale e Rancate. Siamo nella prima metà del ‘600, all’epoca dei baliaggi svizzeri a Sud delle Alpi e del Ducato d Milano.

Nel libro si racconta del padrone di un castello alle pendici del Monte San Giorgio che con l’aiuto delle sue guardie rapiva giovani e povere ragazze nella pianura tra Mendrisio e Rancate. Una storia di finzione basata su documenti storici dell’epoca.

Ora a 4 anni di distanza Carlo Silini torna in libreria con “Latte e sangue” pubblicato anch’esso da Gabriele Capelli.

Siamo ancora nel ‘600 e siamo ancora nella zona di confine tra il Mendrisiotto e la Brianza. In questo romanzo storico tornano anche alcuni personaggi e la protagonista Maddalena, poteremmo definirlo a buona ragione una sorta di sequel del primo romanzo.

Per ascoltare: Librintasca


© Corriere del Ticino, 18 marzo 2019

Il ritorno di Maddalena dal torbido Seicento
Si intitola “Latte e sangue” il secondo appassionante romanzo storico di Carlo Silini
di Tommy Cappellini

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© il vizio di leggere

LATTE E SANGUE di Carlo Silini
13 marzo 2019
Lettrice Assorta

In seguito al bellissimo romanzo IL LADRO DI RAGAZZE, che ho avuto modo di apprezzare e recensire qui sul blog, il bravo autore Carlo Silini ha recentemente pubblicato un nuovo lavoro, intitolato LATTE E SANGUE. Entrambi i libri sono a sfondo storico, caratterizzati da splendide ambientazioni finemente ricostruite e rese ancor più interessanti da una storia intrigante e sensuale. A mio avviso possono essere fruiti singolarmente e indipendentemente l’uno dall’altro senza che l’esperienza della lettura ne risenta. Certo è che per godere di una dimensione più immersiva, completa ed appagante, consiglierei di leggerli entrambi, come ho fatto io.

La prima pagina è costituita da un brevissimo antefatto che espone in maniera esaustiva gli eventi del primo libro. Le pagine successive entrano a gamba tesa nel cuore della storia con un incipit piuttosto forte: siamo a Trii Bocc, sopra Mendrisio, nell’autunno del 1659, in un diroccato maniero che si affaccia a precipizio sul Contado. Un ambiguo brigante consegna al signore dell’oscura dimora una cassetta dal misterioso contenuto, le cui assi inferiori sono umide e gocciolanti di un siero denso e scuro. Non dirò di più sul macabro oggetto custodito nella cassetta: a voi, eventuali lettori, la macabra scoperta!

Nelle pagine successive, il lettore viene ricondotto a quattro mesi prima in un villaggio della Brianza bosco.jpga fare la conoscenza di un controverso personaggio già presente ne IL LADRO DI RAGAZZE: la bella Maddalena de Buziis. La donna si aggira sicura nei boschi, da lei percepiti come rifugio sicuro dalle asperità del mondo: si sente vitale e in pieno contatto con le creature che li popolano. Maddalena è un’anima tormentata dai fantasmi del passato e cerca in tutti i modi di liberare la mente. E’ una strega buona, capace di creare magie dal nulla. Ferma nell’oscurità brulicante del bosco, ne percepisce l’inquietante messaggio: un giorno avrebbe perso il controllo del corpo…

LATTE E SANGUE ha una trama che cattura e riconferma il talento narrativo di Silini. La storia è interessante, tentacolare, e fluisce benissimo grazie a capitoli piuttosto brevi. Anche in questo caso, la mole di pagine è notevole, ma non se ne sente il peso: tutto è al posto giusto e nessun elemento è superfluo. Ho apprezzato tantissimo la modalità descrittiva delle caratteristiche fisiche o morali di taluni personaggi: lo stile è ironico e talvolta irriverente, ma il risultato è di sicuro impatto! Da sottolineare la mordace rappresentazione di situazioni drammatiche e talvolta scioccanti, come per esempio quella relativa ad alcune donne, che per aver mosso delle accuse contro la potente e famigerata famiglia Fontana, vengono per ritorsione, prima picchiate e poi murate vive: il racconto della loro agonia è straziante. Interessante anche la dettagliata descrizione dell’atteggiamento a tratti ambiguo degli esponenti della curia. Ne è un esempio calzante il comportamento del parroco di Cabbio, don Tommaso de Giorgi, il cui mandato gli impone di occuparsi delle magagne morali e spirituali dei fedeli, ma per lui fare il prete dovrebbe essere parlare di Dio e salvare le anime, senza torturarne i corpi. Vive crogiolandosi nel rimorso di non aver impedito la morte di una fanciulla condannata per quelli che è solito definire dei peccatucci di valle.

Filo conduttore di tutto il romanzo, l’ossessione di un oscuro personaggio per la bella Maddalena, il cui potente sguardo è stato in passato, capace di sconvolgerlo profondamente. La cornice è quella di anni feroci: si muore per un nonnulla e per un nonnulla si ammazza, senza distinzioni di ceto sociale: la violenza non risparmia nemmeno gli uomini di fede, che pur vivendo in una situazione più agiata rispetto al popolo, sono esposti alle aggressioni dei ladri e alle vendette di altri prelati. Il libro è una miscela conturbante di intrighi, magia, passione e avventura.

Il finale conclude degnamente la trama.

Super, super consigliato!

Link: il vizio di leggere


© RSI Cultura

Latte e sangue
Il nuovo romanzo “barocco” di Carlo Silini

Il giornalista e romanziere Carlo Silini al microfono di Mattia Pelli in occasione della presentazione del 30 gennaio 2019.

Link: RSI Cultura Latte e sangue


© Turné – RSI LA1, Sabato 2 febbraio 2019

Ancora un thriller ambientato nel Mendrisiotto.
Il giornalista Carlo Silini pubblica Latte e sangue, sequel de Il Ladro di ragazze.
Servizio di Claudia Iseli. (Dal minuto 5:20)

Carlo Silini, Latte e sangue, Gabriele Capelli Editore

Per rivedere il servizio: Turné


© EXTRA SETTE – 01.02.2019

Un ´600 cupo e violento – Latte e sangue
a cura di Sergio Roic

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© TG Talk – 31.01.2019 – TeleTicino

Carlo Silini ospite di TG Talk parla del suo libro “Latte e sangue”.

Link: TG Talk


© Rivista di Lugano – 25.01.2019

Secondo romanzo di Carlo Silini
Maddalena e l’Uomo dei Trii Böcc

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© l’Informatore – 25.01.2019

“Latte e sangue”, un nuovo viaggio nel Mendrisiotto dei misteri

3 thoughts on “Carlo Silini “Latte e sangue””

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