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Mario Casella
Il peso delle ombre
Racconti veri o false storie?
15×21 cm, 192 pp, Euro 18,00

ISBN 978-88-97308-41-6

– 2° classificato al Premio Leggimontagna 2018, categoria “saggistica”

– Segnalazione speciale al Premio ITAS del libro di montagna 2018

– PREMIO GAMBRINUS “GIUSEPPE MAZZOTTI”
Opera menzionata nella Sezione “ALPINISMO: imprese, vicende storiche, biografie e guide” – XXXVI EDIZIONE 2018

Disponibile anche in versione eBook su più piattaforme.

Link: Breve estratto


A chi ha sopportato l’ingiusto peso della menzogna perché accusato a torto di aver mentito e a chi ha raccontato il falso, nella speranza che queste pagine siano d’aiuto per capire perché l’ha fatto.

Ci sono stagioni più pesanti di altre. Giorni, mesi o anni cruciali di cui non hai il tempo di valutare l’impatto quando sei immerso nell’impetuoso corso della vita. Possono essere momenti banali o eventi tragici: ciò che li accomuna è l’innegabile influenza che hanno poi sulle successive esperienze di ognuno di noi.
[…]
Pur di dar sfogo alle mie ambizioni alpinistiche, decisi di spegnere il “radar” giornalistico e la mia coscienza di difensore dei diritti umani e della libertà di espressione. Mi turai il naso e partii per il Tibet accettando, seppur a malincuore, l’imposizione cinese di evitare Lhasa e le altre città della provincia ribelle.
Inutile negarlo: quando tieni troppo ad un traguardo personale, i principi etici e morali vanno a finire – in fretta – sottochiave in un cassetto.
[…]
Un giorno sul web lessi una notizia: uno skyrunner, sponsorizzato da alcune tra le più importanti marche di materiale alpinistico, aveva annunciato d’essere salito da solo in vetta al K2, l’ottomila pakistano più impegnativo del blasonato Everest. Quel corridore-alpinista stava inanellando la scalata di ogni seconda vetta per altezza di ogni singolo continente: per l’Asia l’obiettivo era il K2.
La vera notizia però era un’altra: al suo rientro in Europa l’alpinista in questione era crollato sotto la pressione dei media e aveva riconosciuto di non aver raccontato la verità. Lo sportivo, tra le lacrime, aveva confessato ai giornalisti di aver mentito al mondo e anche a se stesso.
A tradirlo era stata la presunta foto di vetta che non mostrava alcun riferimento valido per localizzare con certezza il luogo della scatto. Anzi presentava alcuni dettagli sullo sfondo rivelatisi poi traditori: quella foto non era stata scattata sulla vetta, ma in un campo più basso.
La notizia mi colpì e la mia reazione impulsiva fu quella di condanna senza attenuanti per l’alpinista. Aveva osato infangare uno sport tradizionalmente basato sulla fiducia e aveva tradito uno dei principi fondamentali che dovrebbero regolare ogni attività umana: il rispetto della verità.
[…]
A incuriosirmi erano due aspetti: da un lato la dinamica della nascita di una vera o presunta menzogna, dall’altro le conseguenze sulla vita del protagonista volontario o involontario di queste polemiche.
Che cosa accade nella nostra testa – mi chiedevo – quando decidiamo di mentire? È un meccanismo impalpabile della psiche con il quale siamo tutti già stati confrontati nella nostra vita… e non solo chi va in montagna.
A stimolarmi nella scrittura di questo libro è stata anche la scoperta dell’influenza che questo sterile gioco di “vero” o “falso” – finito in alcuni casi nelle aule di tribunale – ha avuto sui destini personali di ogni suo attore.
Ho scelto di occuparmi solo dei casi con una forte valenza umana.
[…]
L’impatto di una bugia, o il solo sospetto di una menzogna, hanno condizionato molti destini umani e, nel caso specifico, di alpinisti: alcuni noti, altri meno conosciuti dal grande pubblico. Sono ombre che i protagonisti di questo libro hanno portato nel proprio zaino per tutta la vita.
Nell’alpinismo non c’è ancora la necessità di una prova inconfutabile di onestà/colpevolezza, come quella del DNA che può salvare – come avvenuto a più riprese negli Stati Uniti – un condannato dall’esecuzione capitale.
Cancellare l’ombra di un dubbio rimane perciò spesso un’impresa impossibile.

Mentre lavoravo a questo libro un giorno mi è ricapitata tra le mani la mia foto di vetta sul Cho Oyu: sullo sfondo si vedono solo alcune nuvole e qualche sprazzo di cielo blu. Nessun punto di riferimento sicuro per localizzare in modo inequivocabile il luogo in cui è stata scattata.
Mi sono chiesto: E se qualcuno un giorno volesse mettere in dubbio la mia scalata?
In quel momento ho avvertito quanto possa pesare un’ombra.


Mario Casella (1959) è laureato in lettere e fin da ragazzo pratica attivamente l’alpinismo. Nel 1985 ottiene il diploma federale di guida alpina. Nello stesso anno inizia la sua attività giornalistica abbinandola a quella di guida.
Il giornalismo diventa poi la sua professione a tempo pieno, dapprima per la radio (RSI) e poi per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (vedi http://www.rsi.ch) per la quale realizza documentari e inchieste soprattutto all’estero (caduta del muro di Berlino, ex Germania est, ex Paesi dell’est, Russia, Cernobyl, Croazia, Bosnia, Serbia, Kosovo, ecc.).
Ha realizzato vari documentari come indipendente e, nel 2011, ha pubblicato il libro “Nero-bianco-nero: un viaggio tra le montagne e la storia del Caucaso” che ha vinto i seguenti premi:
Vincitore Premio ITAS del libro di montagna 2013
Vincitore della 9a edizione del premio letterario Leggimontagna 2011
Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”- Opera segnalata, Ed.2011

Segnalazione speciale al Premio ITAS del libro di montagna 2018

Premio SAT 2018

In seguito pubblica il libro di racconti “Calendario verosimile”.

Il libro “Nero-bianco-nero” è stato tradotto in tedesco e pubblicato da AS Verlag con il titolo: “Schwarz Weiss Schwarz” (Link AS Verlag).

I libri di Mario Casella pubblicati dalla GCE:

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RECENSIONI


Segnalazione speciale per il libro di Mario Casella al Premio ITAS

“…questo libro è destinato a divenire una pietra miliare nella letteratura della montagna”
Dalla motivazione per la segnalazione al Premio ITAS per il miglior libro di montagna 2018

Il Premio ITAS del Libro di Montagna, il concorso letterario dedicato alle opere in cui si celebra la montagna, è giunto alla sua tappa conclusiva proclamando i vincitori della 44ᵃ edizione nell’ambito del 66° Trento Film Festival.
Il presidente di giuria Enrico Brizzie Lorenzo Carpanè, coordinatore del Premio e responsabile del progetto formativo dedicato ai ragazzi Montagnavventura, insieme a Paolo Cognetti, vincitore dell’edizione 2017, hanno annunciato i vincitori e i segnalati speciali.
Roberto Casati con La Lezione del Freddo trionfa nella sezione migliore opera narrativa, La Cresta Infinita di Sandy Allan si aggiudica il premio per la migliore opera non narrativa, L’Uomo Montagna del duo francese Gauthier-Fléchais diventa la prima graphic novel a vincere la sezione narrativa per ragazzi.

La giuria ha inoltre segnalato altre due opere significative: L’attraversamento invernale delle Alpi (MonteRosa Edizioni) di Alberto Paleari per la sezione narrativa e Il peso delle ombre (Gabriele Capelli Editore) di Mario Casella per la sezione non narrativa.

“È con grande piacere – afferma Mario Casella – che, cinque anni dopo aver già vinto il Premio ITAS con il racconto di un viaggio invernale sulle montagne del Caucaso, accolgo la notizia della segnalazione del mio nuovo libro “Il peso delle ombre” nell’edizione 2018 dello stesso Premio.
Dopo l’esplorazione delle montagne tra il Mar Caspio e il Mar Nero, con questo libro ho voluto tentare l’avventura di un viaggio nella mente di chi, a torto o a ragione, è stato accusato di aver mentito sul raggiungimento di una vetta. Un’avventura rischiosa e che ha fatto nascere nell’autore molti dubbi e interrogativi. La segnalazione all’ITAS mi conforta e conferma che una riflessione sul delicato tema del rapporto tra vero e falso è necessaria in ogni ambito della nostra vita. Anche quando andiamo in montagna”.

Motivazione della giuria:


© Semi di bene, Fondazione OTAF


© EXTRA n. 6, 09.02.2018

Tra le righe
a cura di Sergio Roic

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© http://www.montagna.tv, 7 gennaio 2018

L’approfondimento, Libri, Top News

“Il peso delle ombre”: racconti veri, fake news e comode bugie
di Agostino Da Polenza

Alessandro Gogna ama la montagna: la notizia è vera. Per questo riesce a scovare nel mondo dei montanari e ancor più in quello degli alpinisti delle particolarità e delle criticità che a volte rendono difficile questo amore.

Questa volta da bibliofilo montano s’è incontrato con il libro “Il peso delle ombre”, GabrieleCapelli Editore, di Mario Casella, giornalista svizzero di carta stampata, radio e televisione, ma anche provetto alpinista.

Vien da pensare, leggendo il libro, che la verità e l’oggettività siano materia poco frequentata sulle montagne: la complessità degli elementi interpretativi ambientali, la lunghezza della prestazione, che spesso si protrae continuativamente per giorni, l’incredibile quantità di stimoli e influenze psicologiche determinate dall’individuale condizione fisica, dallo stato di nutrizione, dalla mancanza di ossigeno, per dirne solo alcune, influenzano a tal punto la condizione psichica da proiettarci talvolta in realtà parallele, come studiato di recente da una ricerca scientifica sugli effetti psicotici dell’alpinismo d’alta quota. Insomma, in certi momenti non sappiamo cosa facciamo e se quel che ricordiamo è quel che abbiamo fatto. E così, giocoforza, ricostruiamo l’accaduto, spesso con ambiguità e, ovviamente, a nostro vantaggio.

Ma è anche vero che la prova non è in assoluto richiesta in alpinismo e dunque l’impresa, la mancata impresa o il salvataggio, proprio o altrui, rimangono nella storia come fatti accaduti, criticati e a volte confutati con altri pezzi di storie alternative alla prima. Questo crea il caso e quelle che Casella definisce ombre, che ci si trascina appresso, qualunque sia stata la motivazione della storia raccontata dal protagonista, o della contro-storia raccontata dai suoi detrattori.

Le conseguenze sulla vita dei protagonisti possono essere dolorose e deleterie, cambiano la percezione della credibilità da parte degli altri, sono un duro colpo all’autorevolezza, sia pure sportiva e alpinistica. Anche se a taluno pare non importi proprio e procede imperterrito verso… la cima.

Una ricerca complessa quella di Casella che tocca, lui lo fa con grazia, uno dei nervi scoperti dall’alpinismo. La verità è importante, ma la sua ricerca, sostiene Casella, non può essere però ossessiva tanto da deformarne i contorni e a volte i contenuti.

Resta il fatto che l’ambizione e l’esibizionismo sono indubbiamente, in dosaggi differenti secondo i casi e le persone, presenti nella storia dell’alpinismo e degli alpinisti, sempre, sia in senso positivo che deteriore. La competizione, altro elemento di stimolo al miglioramento anche qualitativo delle prestazioni, particolarmente nelle sue ricadute economiche, è talmente al ribasso e drogata dal rapporto tra professionisti ( guide e alpinisti sponsorizzati a vario titolo) e dilettanti ( accademici e amatori di vario pensiero e natura ideologica) da non consentire l’espandersi di un serio e credibile movimento professionale delle attività alpinistiche-sportive, che si fondi su un’oggettiva valutazione e riconoscimento della qualità delle attività stesse.

Il terreno incerto e ambiguo nel quale l’alpinismo si agita contribuisce a creare non pochi “casi”, veri e/o falsi.

Le storie nel libro di Casella sono 17, dal K2 di Walter Bonatti al Cerro Torre di Cesare Maestri, alle imprese di Cook in Alaska, all’Annapurna di Ueli Steck, ma anche la parete sud del Lhotse di Tomo Cesen e le ombre su Messner sopo il Nanga Parbat. Il tema dell’ossigeno e le storie di onestà ed umiltà delle donne di montagna attraverso le vicende di Henriette d’Angeville e di Edurne Pasaban. Sono tutte vere come le polemiche e le contro-verità che hanno suscitato.

Del resto, ogni alpinista è stato certamente protagonista, come ogni uomo di mare, di caccia o pesca, di piccoli e grandi “casi”, volontari o no, di esagerazione e manipolazione della verità. Qualcuno ci ha perfino costruito pezzi della propria fama. Ma non è un fenomeno dei giorni nostri. Esilarante ed emblematico in tal senso il famoso “libretto” di Giuseppe Mazzotti, regalato in edizione anastatica allo scorso Film Festival di Trento e che titola: “La montagna presa in giro”, anno 1935.

Casella conclude: “È stata per me una scalata carica di emozioni e a momenti fonte anche di inaspettate riflessioni che credo possano essere estese ad altri ambiti dell’attività umana: dal lavoro al tempo libero, dalla vita privata alla malattia. Sono temi che interpellano: la vita e la morte, l’amore per chi ti vuol bene; l’autostima e l’egoismo; la competizione e il rispetto degli altri”.

Link a montagna.tv


La Stampa, 20.10.2017

Mario Casella, “Il peso delle ombre”, Gabriele Capelli Editore, 2017 (pp. 191; euro 18,00)

ELENA DELL’ORTO (meridiani montagne)

Come cambia la vita di un alpinista su cui cade l’ombra del sospetto di non aver portato a termine un’impresa o di aver modificato la realtà dei fatti? Questa è la domanda che l’autore pone a se stesso e ai suoi lettori. Ma attenzione: “Lo scopo di questo libro non è quello di ristabilire la verità su alcuni dei più controversi capitoli della storia dell’alpinismo, ma di sviscerare di volta in volta le conseguenze che una presunta menzogna ha avuto sulla vita di chi l’ha raccontata o subita”.

Dal K2 di Christian Stangl alla tragedia del 1996 sull’Everest

“Non ho raggiunto la vetta del K2 come da me annunciato pochi giorni fa”. E’ il 7 settembre 2010 quando l’alpinista austriaco Christian Stangl ammette pubblicamente la sua menzogna. Scoppia lo scandalo e per il fortissimo skyrunner austriaco inizia un periodo molto buio. Casella “inciampa” nel caso Stangl, proprio nei giorni in cui sta preparando, per la televisione svizzera, un documentario sugli atleti che “a un certo punto della loro carriera hanno vissuto una crisi profonda”. I due si incontrano, e durante una lunga intervista, Stangl cerca di mettere a fuoco quelle ore drammatiche sfociate nella menzogna. “Salire non puoi, se lo fai muori, e se scendi la tua vita è finita in un altro senso, perché non è ammissibile fallire per tre anni di seguito sulla stessa montagna! Ero solo e avevo perso il senso della realtà”. Ma il suo, non è un tentativo di giustificarsi, piuttosto è una lucida autoanalisi, un tassello del lungo percorso che qualche anno più tardi lo riporterà, questa volta vittorioso (e con prove inconfutabili) sul K2.

Walter Bonatti, Greg Mortenson, Severino Casara, Cesare Maestri, Reinhold Messner, perfino Paccard e Balmat, Henriette d’Angeville e Marie Paradis, i conquistatori del Bianco, di entrambe i sessi…. Sono questi alcuni dei protagonisti di vicende incredibili, alcune molto note, altre quasi sconosciute ma ugualmente emblematiche. Una lettura divertente e coinvolgente, che stimola a riflettere sui motivi più intimi e personali che portano un individuo a mentire e sulle conseguenze che queste possono avere sulla vita dei protagonisti.

© La Stampa

Vai all’articolo originale LA STAMPA MONTAGNA


LaRegione, 20.09.2017


Corriere del Ticino, 08.09.2017


Teleticino, Tg Talk, 07.09.2017


Il peso delle ombre, recensione di Alessandro Gogna
© gognablog.com – 17 ottobre 2017

Il peso delle ombre – (racconti veri o false storie?)

Leggere Il peso delle ombre è stato come degustare un buon piatto, quando si assapora capitolo dopo capitolo, come boccone dopo boccone.
Devo dire subito che il titolo esprime molto meglio la sostanza del libro che non il sottotitolo. Perché Il peso delle ombre, di Mario Casella (2017, GabrieleCapelliEditore, GCE, 15×21 cm, 192 pagine, EAN: 9788897308416, € 18,00) non è un libro-inchiesta sulla veridicità di alcune vicende di storia o di cronaca alpinistica, bensì un’accurata ricerca sugli effetti che una menzogna, o di una menzogna presunta tale, hanno sui protagonisti, volenti o nolenti.

Scrive Casella: “L’impatto di una bugia, o il solo sospetto di una menzogna, hanno condizionato molti destini. Sono ombre che i protagonisti di questo libro hanno portato nel proprio zaino per tutta la vita. A incuriosirmi erano due aspetti: la dinamica della nascita di una vera o presunta menzogna e le conseguenze sulla vita del protagonista volontario o involontario di queste polemiche. Che cosa accade nella nostra testa quando decidiamo di mentire? A stimolarmi nella scrittura di questo libro è stata anche la scoperta dell’influenza che questo sterile gioco di “vero” o “falso” ha avuto sui destini personali di ogni suo attore. Nell’alpinismo non c’è la necessità di una prova di onestà/colpevolezza, come quella del DNA che può salvare un condannato dall’esecuzione capitale. Cancellare l’ombra di un dubbio rimane spesso un’impresa impossibile. Mentre lavoravo a questo libro mi è ricapitata tra le mani la mia foto di vetta sul Cho Oyu: sullo sfondo si vedono solo nuvole e qualche sprazzo di cielo. Nessun punto di riferimento per localizzare il luogo in cui è stata scattata. Se qualcuno volesse mettere in dubbio la mia scalata? In quel momento ho avvertito quanto possa pesare un’ombra”.

Il piacere della lettura, oltre che dalle diverse storie raccontate, nasce perciò dalla lieta sorpresa di comprendere subito, già dalle prime pagine, che l’autore non è ossessionato dalla verità al punto da volerla “piegare” alle cosiddette “prove”.

Diamo per scontato che tutti ricerchiamo la verità (sui fatti che riguardano gli altri, soprattutto) e dimentichiamo che spesso siamo portati ad archiviare nel più profondo di noi stessi fatti e fatterelli magari inconfessabili. Non riusciamo a realizzare che la prova migliore per poter ritenere di essere esenti da circostanze ambigue è costituita dal non provare alcuna curiosità morbosa e dal non essere soggiogati da una pretesa di verità che giunga perfino a superare l’impresa stessa.

L’attuale necessità di fornire le prove di qualunque cosa sta letteralmente divorando il fatto stesso: diventa più importante la prova che l’impresa.

Non si vuole qui negare l’importanza della verità, bensì si vuole qui ribadire che la ricerca della verità deve essere rispettosa e non deve in alcun modo preponderare. Nessuno nega che nelle grandi imprese ci siano componenti di ambizione ed esibizionismo. Bensì si afferma che l’immediata esibizione delle prove rischia di alterare la sostanza della genuinità della ricerca d’esperienza.

Quando Mario Casella racconta casi noti e meno noti che hanno attraversato la storia dell’alpinismo lo fa con delicatezza, in punta di piedi. Non c’è alcun atteggiamento giudicante, bensì solo l’interesse umano su una vicenda umana sulla quale sono scese delle ombre, pesanti, appunto.

L’autore giunge a scusarsi quando sente che questa sua ricerca è incompleta, come nel caso della vicenda Messner-Nanga Parbat, in quanto non ha potuto parlare direttamente con il protagonista. Ma non si scusa mai per non fornire alcun giudizio sulla veridicità di una storia.

Le storie raccontate nel libro sono 17, ma avrebbero potuto essere ben di più. Si va dal modernissimo caso del K2 di Christian Stangl al Campanile di val Montanaia di Severino Casara; dal Cerro Torre di Cesare Maestri all’Everest di Hans Peter Duttle; dalle polemiche della prima salita al Monte Bianco al doping.

L’autore conclude: “E’ stata per me una scalata carica di emozioni e a momenti fonte anche di inaspettate riflessioni che credo possano essere estese ad altri ambiti dell’attività umana: dal lavoro al tempo libero, dalla vita privata alla malattia. Sono temi che c’interpellano: la vita, la morte; l’amore per chi ti vuole bene; l’autostima e l’egoismo; la competizione e il rispetto degli altri. Un passo dopo l’altro ho portato i miei piedi in vetta: ora devo scendere. Pubblico”.

Mario Casella (1959), svizzero, è laureato in lettere e fin da ragazzo pratica attivamente l’alpinismo. Nel 1985 ottiene il diploma federale di guida alpina. Nello stesso anno inizia la sua attività giornalistica abbinandola a quella di guida.
Il giornalismo diventa poi la sua professione a tempo pieno, dapprima per la radio (RSI) e poi per la TSI (Televisione della Svizzera italiana – vedi http://www.rsi.ch ) dove realizza documentari e inchieste soprattutto all’estero (caduta muro Berlino, ex Germania est, ex paesi dell’est, Russia, Cernobyl, Croazia, Bosnia, Serbia, Kosovo, Cecenia, ecc.).

Per un paio d’anni ricopre la funzione di responsabile della Redazione esteri al Telegiornale e dal 1997 alla fine del 2000 si trasferisce a Washington in qualità di corrispondente per la TSI dagli USA. Rientrato in Svizzera, lavora a tempo parziale per la TSI dove produce specialmente documentari e reportages lunghi. Nel rimanente tempo realizza documentari come free-lance e frequenta le montagne del mondo intero partecipando tra l’altro a numerose spedizioni extraeuropee.

Dopo molteplici esperienze sull’intero arco alpino, ha salito alcune tra le cime più alte del mondo (Cho Oyu senza ossigeno 8201 m, Nevado Huascaran 6768 m, Mount Mc Kinley 6195 m, Pic Lenin 7134 m, Muztaghata con sci 7546 m, Traversata Nord-Sud con sci Elbrus 5642 m, vulcano Damavand 5671 m (Iran), Ararat 5137 m, Kazbek 5047 m con sci (Georgia) e altre ancora.

Sull’esperienza di una delle sue avventure, il tentativo di scalata al Gasherbrum IV 7929 m ha pubblicato il libro Cime di guerra – Il Gasherbrum IV nel conflitto tra India e Pakistan, ed. CDA-Vivalda, Torino, 2004.

Dal 2004 al 2007 è stato produttore responsabile del “Magazine” d’informazione televisivo della TSI Falò (cfr. http://www.rsi.ch/falò). Nella primavera del 2007, pur mantenendo un contratto a tempo parziale con TSI, ha lasciato questa carica per dedicarsi maggiormente alla montagna, alla documentaristica indipendente, alla scrittura e alla famiglia.
Ha realizzato vari documentari come indipendente, in collaborazione con Fulvio Mariani e la casa di produzione Iceberg-Film, e nel 2011 ha pubblicato un nuovo libro, Nero-bianco-nero: un viaggio tra le montagne e la storia del Caucaso.
Nell’estate 2012 con Fulvio Mariani ha ideato e prodotto una nuova trasmissione settimanale estiva di montagna per la TV svizzera di lingua italiana – RSI (SOTTOSOPRA: orizzonti di montagna cfr.www.rsi.ch/sottosopra ). Il programma, forte del successo di pubblico e di critica, è ormai giunto nel 2017 alla sua sesta stagione.

Nel 2014 ha pubblicato il suo terzo libro, il volume di racconti Calendario verosimile. Negli ultimi quattro inverni, sempre con l’amico regista Fulvio Mariani, Mario è stato impegnato nella produzione di un lungo documentario sulla vita delle popolazioni che vivono tra le montagne lungo l’antica Via della seta. L’uscita della trilogia di documentari, dal titolo Le nevi della seta, è avvenuta a inizio 2016. Alcune TV (RSI, ARTE, ecc.) ne hanno già proposto alcune versioni, mentre la versione originale integrale viene attualmente proposta in proiezioni puntuali in sala da cinema e in vari Festival del film di montagna. Mario è sposato con Lisa e padre di due figli: Emma e Zeno.

© gognablog.com

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7 thoughts on “Mario Casella “Il peso delle ombre”

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