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Oscar Matti
Il casalingo
Una giornata del maschio moderno

Racconto/confessione

12×16 cm, 128 pp,

CHF 18,00, Euro 12,00

Disponibile anche in formato digitale su più piattaforme

978-88-87469-86-8

Link: Breve estratto

Divertente resoconto della giornata tipo di un uomo che ha scelto di invertire i classici ruoli all’interno della famiglia, diventando a tutti gli effetti un casalingo.
Il protagonista racconta con ironia tutte le faccende a cui un perfetto casalingo deve far fronte: accudire e preparare i figli per l’asilo, colazione, faccende domestiche, pranzo e cena (in attesa dell’arrivo della “moglie lavoratrice”), ecc.
Oltre a raccontare tutto ciò che un casalingo svolge durante la giornata, si sofferma descrivendo le persone che ruotano attorno alla vita del “maschio di casa”: parenti, amici, vicini, commesse…
Un racconto che mescola realtà (molta) e fantasia (un pizzico) mostrando quello che le donne hanno fatto dalla notte dei tempi e che oggi, in un mondo in continua evoluzione, anche gli uomini cominciano a comprendere.

Se le donne vengono da venere e gli uomini da marte, in questo caso i marziani si sono fatti un giretto su venere mentre le donne si sono stabilite su marte… e sembra che non abbiano intenzione di andarsene.


Oscar Matti
Nato l’11 febraio del 1973 a Mendrisio, Svizzera.
Ha frequentato, in ordine crescente: asilo, scuole elementari, scuole medie.
Ha conseguito i diplomi di fotografo, aiuto infermiere e infermiere.
Dopo aver lavorato in uno studio fotografico e in alcune case per anziani, la sua ultima attività da dipendente l’ha svolta in ospedale.
Ora lavora in proprio: gestisce una moglie e tre figli.


INTERVISTA TRATTA DA VANITYFAIR.IT

«Ho mollato il lavoro per fare il casalingo a tempo pieno»
Da infermiere a mammo. In occasione della Festa del Papà, la storia di Oscar Matti, il papà casalingo

di Angela Altomare, VanitiFair.it
«Occuparsi a tempo pieno di casa, famiglia e figli per un uomo credo che sia faticoso come per una donna, ma forse le donne riescono a essere più organizzate». Oscar Matti ha 42 anni e di professione fa il casalingo. Sposato da dieci anni, padre di tre bambini (Alessandro, Giacomo e Ondina) con l’arrivo del secondogenito ha deciso insieme alla moglie Orsetta di dedicarsi completamente alla casa e ai figli. «Mia moglie- racconta Oscar Matti- fa l’avvocato e a un certo punto ci siamo trovati a dover rispondere a una domanda: “Come facciamo a gestire tutto?” Semplice. Rimango a casa io!».

GLI INIZI
E così è stato. Oscar lascia il suo lavoro da infermiere e per lui inizia una nuova vita tra pentole e padelle, pulizie e panni da stirare. «I miei amici e i miei familiari – racconta- mi hanno tutti sostenuto fin da subito in questa scelta. Mia moglie oggi è contenta di poter fare il lavoro che le piace sapendo di lasciare in ottime mani i figli. I nostri bambini fin da piccoli sono cresciuti con il papà in casa. Per loro è normale che sia la mamma quella che arriva a casa e si piazza sul divano».

«LAVORO 16 ORE AL GIORNO»
Una decisione inconsueta quella di Oscar che ha cambiato radicalmente le sue giornate. La vita da perfetto uomo di casa, infatti, è tanto dura quanto frenetica. Mentre la moglie lavora, è lui che alleva i figli, cucina e manda avanti la casa. E non solo. Si occupa della spesa, delle lavatrici e dei compiti dei bambini. «Fare il casalingo significa lavorare almeno sedici ore al giorno. Mi alzo alle 7.30, poi sveglio i figli e nel frattempo preparo la colazione. Segue quindi la vestizione e il primo riordino sommario delle camere, già riordinate la sera prima. Accompagno i bambini, chi a scuola chi all’asilo. Poi, vado a fare la spesa e sbrigo le diverse commissioni. Prendo un caffè al bar e di nuovo rientro a casa. Riordino minuziosamente, pulisco e preparo il pranzo. Esco a riprendere i figli. Mangiamo. Rassetto la cucina, mentre i piccoli giocano. Preparo la merenda, li aiuto con i compiti, preparo la cena e finalmente arriva mia moglie!»

«ESPERIENZA ARRICCHENTE»
Accudire casa e figli è diventato per Oscar un vero e proprio lavoro, che affronta ogni giorno con una certa ironia e che ha deciso qualche tempo fa di raccontare anche in un libro dal titolo «Il Casalingo. Una giornata del maschio moderno», pubblicato per GCE. «Credo che un giorno ritornerò a fare l’infermiere, perché trovo che in ogni caso, anche se quella che sto vivendo è un’esperienza arricchente, il lavoro ti consente un guadagno e delle relazioni sociali stabili».

I PREGIUDIZI
Nei confronti degli uomini casalinghi esiste ancora un certo pregiudizio che lui spiega così: «L’uomo – dice- vive l’essere casalingo come una perdita del ruolo dominante all’interno della famiglia e agli occhi della società. O forse ha capito benissimo che occuparsi delle faccende domestiche è di gran lunga più impegnativo di qualsiasi altro lavoro». Ed Oscar che è casalingo a tempo pieno ne sa qualcosa. «Vivendo questa esperienza in prima persona – dice – ci si rende davvero conto di quanto sia un lavoro a tutti gli effetti. Qualcuno dirà che occuparsi dei figli durante tutta la giornata non deve essere vissuto come un lavoro. Bene, basta provare.»

IL CONSIGLIO
E agli uomini che si rifiutano di essere collaborativi nelle faccende domestiche suggerisce: «Quando arrivate a casa e vedete vostra moglie trasandata, con i capelli in aria, lo sguardo perso nel vuoto, pensate che anche un piccolo aiuto ha un valore enorme per lei. Perché lei, a differenza vostra che lavorate soltanto otto ore, lavora almeno sedici ore e spesso, mentre voi dormite, fa anche il turno di notte».


RECENSIONI

© Confidenze, 14.03.2023

Breve “spiegazione” della scelta lavorativa come casalingo del nostro Oscar Matti.

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Video – Storie, RSI 29.11.2015

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http://www.booksblog.it

Il casalingo, di Oscar Matti
pubblicato: giovedì 24 febbraio 2011 da sara

Questo è un altro momento privilegiato da condividere con il mio spirito. Si sentono solo il rumore sordo dei cassetti della cucina che si richiudono e qualche tintinnio di piatti che si scontrano durante il caricamento della lavastoviglie. Quasi spirituale.
Come vive un maschio moderno la quotidiana avventura di badare ai figli dovendo contemporaneamente occuparsi delle faccende di casa? Semplice: basta allenarsi al sollevamento pesi dei pargoli perfezionando abili mosse alla Bruce Lee, oppure dedicarsi a potenti “botta e risposta” in stile militaresco quando il piccolo si ostina a dichiarare di esser morto, pur di non andare all’asilo.
C’è questo ed altro nel divertente romanzo Il casalingo, di Oscar Matti, in cui tocca a “lui” aspettare che la moglie abbia un attimo di tempo per fargli una telefonata romantica dal lavoro, o semplicemente studiare le mosse da manuale – precise, infallibili – per maneggiare il bebè in modo da evitare spargimenti di cacca durante il cambio di pannolino.
E chissà che nel trainiing casalingo di Matti non ci sia qualcosa da imparare anche per le donne – ovvero un modo alternativo, maschile, per gestire tutte le piccole grane quotidiane della vita a casa.
Ovvero come fronteggiare il disordine in camera dei bambini (che ogni volta sembra appena stata perquisita da una squadra anti-droga) ad esempio, o gestire gli appuntamenti con amici, zii, nonni, fino alle tecniche di “caccia” in giro per la casa quando è ora di andare a tavola.
Il segreto? E’ il metodo, la sequenza di mosse (i maschi non riescono a fare più di una cosa contemporaneamente a differenza delle donne, si sa).
E poi bisogna mantenere la reputazione di “tata” modello al parco giochi – evitando di stapparsi una birra con l’amico di sempre, ad esempio – e rassegnarsi ai pranzi sbrigativi (“sono anni che a mezzogiorno mangio in piedi, pronto a scattare se uno dei due (figli ndr) strilla perchè si è schiacciato le dita in una porta, è caduto e ha picchiato la testa oppure mi ha solo preso in giro fingendo un incidente domestico”).
E le solite, noiosissime storie della buonanotte, che guai a proporne una diversa! Basta immaginare che la nonna di Capuccetto Rosso abbia il Diabete Mellito e lei giri invece che a piedi con una Triumph Bonneville T 100.
Ma alla fine, ci rassicura l’autore, questo tipo di vita dà le sue soddisfazioni e anche le sue estasi di pace spirituale. Fosse anche solo al momento di sgomberare la cucina a tarda sera.


Corriere di Como, Venerdì 25 Febbraio 2011

Casalingo, ecco la giornata-tipo.
Romanzo d’esordio

Forse non venderà abbastanza copie da concretizzare il sogno di un motoscafo da 20 metri, come confessa, senza false modestie, a pagina 11. Ma certo merita attenzione e plausi il romanzo d’esordio (nella foto, la copertina) di un autore ticinese. Divertente e anche istruttivo per chiunque si dimeni – maschio o femmina che sia – tra pannolini, pappe, cene da improvvisare e altre storie di quotidiana isteria.
A Chiasso, vive e lavora Oscar Matti. Classe 1973, nato a Mendrisio, ha conseguito diplomi di fotografo, aiuto infermiere e poi infermiere. Ha lavorato in alcune case per anziani e la sua ultima attività di dipendente l’ha svolta in un ospedale. Poi si è dato al lavoro in proprio: gestisce «una moglie», che fa l’avvocatessa pendolare a Lugano, e «tre figli». E in Il casalingo (Gabriele Capelli editore, pp. 127, 12 euro) racconta appunto le varie tappe che scandiscono, tra episodi comici e momenti di sconforto, la giornata-tipo del “casalingo” contemporaneo. Matti si muove con abilità tra esperienza autobiografica e invenzione narrativa, con aneddoti gustosi ed esilaranti. Nel suo variopinto entourage, ad esempio, spicca la suocera chic che, armata di trapano, batte in agilità e precisione il protagonista quando si tratta di infilare un chiodo nel muro.

Lorenzo Morandotti


Mi presento, sono un casalingo
(Credetemi, è meglio l’ufficio)
di Oscar Matti*
La Provincia di Como, 28 marzo 2011, Cultura e Spettacoli

Buongiorno a tutti, mi chiamo Oscar Matti e sono un casalingo. Certo, avrei preferito dire: buongiorno a tutti, mi chiamo Oscar Matti e sono uno scienziato nucleare. Comunque sia, sono nato a Mendrisio nel 1973 e vivo a Chiasso. Ho studiato da fotografo, aiuto infermiere e infermiere. Ora lavoro in proprio: gestisco una moglie e tre figli. Ho conosciuto la donna che sarebbe diventata mia moglie la sera del 15 agosto del 1999. Nel 2004 ci siamo sposati e sempre quell’anno è nato il mio primo figlio. Nel 2007 è nato il secondo figlio e nel 2009 il terzo. Ho maturato l’idea di diventare casalingo dopo la nascita del secondo bambino. In quel periodo bisognava decidere come gestire i figli. Con il primo abbiamo beneficiato della preziosa collaborazione dei nonni. Dopodiché ci sembrava troppo impegnativo chiedere loro di occuparsi di entrambi. Sempre in quel periodo mia moglie aveva trovato una nuova occupazione. Le proposi, convinto fosse una passeggiata e sapendo inoltre quanto ci teneva alla sua nuova professione, di rimanere a casa io. In fondo mi dicevo: «sarà un gioco da ragazzi!». Ricordo che dopo la proposta mi fece un grande sorriso, mi strinse forte e mi disse: «Ma sei davvero sicuro?». Questa frase la ripeté in seguito la mia caporeparto quando le comunicai la decisione di lasciare il lavoro. Forse avrei dovuto sospettare che questa semplice locuzione detta da due donne non era pronunciata a caso. Comunque, ignaro di quello che mi sarebbe capitato e pieno di entusiasmo, mi lanciai in questa nuova avventura. Sarà un gioco da ragazzi, ripetevo a tutti. Pensavo che la casalinga si occupasse di preparare da mangiare, riordinare la casa, bere il caffè, chiacchierare al telefono. Punto. Come casalingo ci avrei aggiunto la lettura della “Gazzetta dello Sport”, gli aperitivi in terrazzo con gli amici e tutte le trasmissioni sportive. Ma in realtà…
***
Svuoto la lavastoviglie e la riempio con le stoviglie sporche. Prendo il detergente per le superfici e pulisco le piastre. Asciugo con lo strofinaccio e tolgo gli aloni con la carta da cucina. Acciuffo le sedie e le metto sopra il tavolo dopo averlo passato con lo straccio umido cattura-briciole. Prendo le borse di carta che contengono i vuoti delle bottiglie e le metto sopra le sedie. Brandisco la scopa e ramazzo il locale. Passo l’aspirapolvere. In ultimo pennello il pavimento con il mocio Vileda. Ho dimenticato di aprire la finestra, ci vorrà di più ad asciugare. Passo nella camera dei bambini. Apro la porta. Dal disordine deduco che la perquisizione della squadra antidroga è ancora in corso. La richiudo. Entro nella mia stanza. Tiro indietro la trapunta Bassetti, il lenzuolo, apro la finestra e faccio cambiare l’aria. Nel frattempo mi dirigo in sala. Ci sono giochi pure qui. I cuscini del divano sono sparsi da tutte le parti. Mutande, magliette, pezzi di pane, bottiglie di plastica vuote, una bottiglia aperta che ha formato un piccolo laghetto sul tappeto. Prendo il mocio Vileda e lo strizzo per bene. Lo passo sul laghetto che si prosciuga. Come ogni mattina prendo un gioco e lo elimino, ma è una guerra impari, sono moltissimi e probabilmente si riproducono. Raccolgo mutande, magliette, pezzi di pane e bottiglie. Smisto nei vari settori e contenitori: la sala è in ordine. Spalanco le finestre. Passo al mio bagno. Prendo i tappetini e li sbatto fuori dalla finestra. Ci sono peli, capelli e batuffoli di polvere da tutte le parti. L’asse del gabinetto è sporca come quella di un bar nell’ora di punta. Oltre a fare la cacca puzzolente come quella dei cavalli, i bambini fanno la pipì sull’asse con la facilità con cui il sottoscritto fa incazzare la moglie.
***
Dopo circa otto mesi di casalingato ero diventato, senza grossi giri di parole, insopportabile. Decisi quindi di scrivere un biglietto di scuse a mia moglie e ai miei due figli. Quel biglietto divenne poi il diario della mia giornata da casalingo e, per finire, un libro. Una sorta di grido d’aiuto e nello stesso tempo la consapevolezza che la casalinga svolge un lavoro a tutti gli effetti. Lavoro che non è retribuito e, ancora peggio, quasi mai riconosciuto dai membri della propria famiglia.
***
Credo che chi lavora non si renda conto di quanto sia fortunato. Alle 9.30 va in pausa. Beve il proprio caffè, preparato e servito da un cameriere, legge il giornale, chiacchiera con il collega o, più semplicemente, si gode quindici minuti di pace. A mezzogiorno mangia seduto, chiacchiera con il collega, gira per la città e incontra gente, o magari riposa su una panchina. Per farla breve chi lavora, anche se si fa un mazzo grande come una casa, sa di avere le sue pause. Quando sei un casalingo di pause non ne hai mai. La colonna sonora della tua giornata è tuo figlio che strilla, tuo figlio che piange, tuo figlio che ti chiama ogni due minuti. Poi tu strilli, rispondi continuamente a tuo figlio e mangi in piedi. A casa nostra abbiamo coniato un detto: «Chi lavora è fortunato!»
***
La sera quando tutti dormono e li guardo mi rendo conto di quanto mi riempiono il cuore ogni giorno. Tutti i santi giorni sogno la libertà e la solitudine, che ormai da quattro anni non conosco, ma tutte le sere a battaglia finita mi rendo conto di quanto non posso più fare a meno di loro. Un’esperienza che tutti i padri dovrebbero fare, magari per un periodo limitato. Buona lettura.

*autore di “Il casalingo. Una giornata del maschio moderno”, Gabriele Capelli Editore, 128 pag., 12 euro


GIORNALE DI BRESCIA

Guanti e pannolini
Il maschio del futuro

Roba da matti. Pensare che anche il maschio diventi uno dei tanti Organismi Geneticamente Modificati di cui si ciba la decadente società del XXI secolo.
Roba da Matti, dice lo svizzero Oscar, che ha proprio quel cognomelì e che qualche anno fa ha optato, dopo varie professioni, per quella di governante, mandando la moglie a lavorare dalle sei della mattina alle sette di sera e scegliendo di spupazzarsi i tre figli con l’aiuto variabile ed effimero di qualche parente ingombrante.
Lo racconta con garbo, ironia e soprattutto in poche pagine (127), visto che di tempo ne ha proprio pochino, nel libro «Il casalingo: una giornata del maschio moderno» della mendrisiotta Gabriele Capelli editore( euro 12, franchi svizzeri 18, se vogliam proprio essere precisi).
Matti compie il personale outing narrando la sua storia di Ogm umano in un diario che diventa spesso un cahier des doléances, dove le doglianze sono quelle di moglie, figli, genitori, fratelli, sorelle, suoceri, vicini di casa. Mai le sue. Perché il nostro ha saputo perfettamente trasformarsi in «mammo», prendendo su di sé tutte le responsabilità del ménage familiare, mostrando comprensione per le necessità di coloro che lo attorniano e mettendo in secondo piano le sue.
Che abbia ragione? Che sia questa la soluzione per consentire all’uomo moderno di mantenere il potere vero, reale, concreto?
Pensate che ridere se fosse Matti il più sano di tutti: manda la donna a sfiancarsi al fronte delle pallosissime riunioni d’ufficio e dei vuoti discorsi al caffè aziendale, riparandosi nelle retrovie di cucine e camerette, dove il peggio che ti può capitare è l’odore nauseabondo dei pannolini o i discorsi, altrettanto vuoti, della signora del piano di sotto.
La divertente copertina del libro, che raffigura una bella bionda in tailleur e guanti da piatti, cui sono disegnati in sovrimpressione baffi e pizzetto, coglie del resto un magic moment. Quello che prova anche chi non ha fatto la scelta estrema di Matti quando si mette un grembiule, s’infila un guanto e comincia, complice lo scorrere dell’acqua nel lavello, a pensare agli affari propri. Chiudendo fuori dalla porta le menate del lavoro. Ovvero gli affari altrui.
Infilarsi un guanto è come sfilarsi la cintura. Intimità. Padronanza piena di sé e del proprio piccolo mondo.
Essere padroni mascherandosi da servi.
Ecco la genialata di Matti. Una conquista.
«Checche» se ne dica.

Roberto Bernardo


Rivista “Questioni femminili”

«… la paura di affrontare tutti i giorni la “vita di casa”»

Intervista con Oscar Matti, 38 anni, due figli di 7 e 5 anni e una figlia di 2, di professione casalingo.
A cura di Florinda Sauli

Quali persone o quali elementi hanno influenzato la scelta di occuparti di casa e famiglia?
La decisione di fare il casalingo è stata presa con mia moglie. Le persone che mi sono state e mi stanno tuttora vicine hanno sicuramente incentivato questa scelta, incoraggiandomi e aiutandomi, soprattutto nei momenti di difficoltà. Credo anche che la mia professione d’infermiere abbia avuto un ruolo centrale. Sicuramente mi è tornata utile. Mi riferisco soprattutto all’organizzazione, che per certi versi è come quella di una corsia di ospedale:abluzione al mattino, colazione, rifacimento dei letti, ascolto dei problemi, somministrazione della terapia quando si ammalano e cura delle ferite quando cadono, il che avviene praticamente tutti i giorni!
Che cosa apprezzi della tua vita attuale?
Sicuramente, il fatto di essere un punto di riferimento per i miei figli e per mia moglie. La casalinga o il casalingo è colui che si occupa del «bene» della famiglia e dunque, sotto un certo punto di vista, è un’esperienza gratificante. Vorrei aggiungere al riguardo che tuttavia questa gratifica non è sempre automatica. Spesso e volentieri tutto è dovuto. Invece credo bisognerebbe avere maggiore riguardo per chi si occupa (gratis!) di un lavoro così tanto impegnativo. Apprezzo anche la possibilità di poter vedere crescere i figli giorno per giorno o, meglio, ora per ora.
Come ha reagito il tuo entourage alla scelta di occuparti di casa e famiglia?
Come dicevo poc’anzi il mio entourage ha reagito benissimo. Anzi, direi che sono stati magnifici nell’incitamento iniziale, e lo sono tuttora aiutandomi nelle necessità.
E l’ambiente professionale?
La mia caporeparto mi ha fatto i complimenti chiedendomi successivamente se fossi davvero convinto della scelta! Pure i colleghi mi hanno sostenuto. Inoltre, il contratto di lavoro mi permetteva di farlo.
In che modo ti senti sostenuto dalle istituzioni statali?
Sicuramente sul lavoro mi sono sentito sostenuto. Mi hanno dato la possibilità di beneficiare di un congedo paternità e, in seguito, di una diminuzione delle ore di lavoro.
Come potrebbero le istituzioni sostenere meglio i casalinghi e le casalinghe?
Dovrebbero sostenere con un aiuto finanziario i casalinghi e le casalinghe che rinunciano al lavoro e di conseguenza ad un’entrata economica. Bisognerebbe però aiutare anche i genitori che lavorano e decidono di diminuire la percentuale lavorativa per seguire la crescita dei figli, compensando la perdita di guadagno con un incentivo economico. Ad esempio, quando ho ripreso a lavorare (al 50%) e abbiamo dovuto mettere al nido i due bambini più piccoli per qualche giorno la settimana, la retta era di 2500 franchi. Per quanto due persone possano guadagnare bene, una retta così alta è un’esagerazione, tanto più se non è deducibile fiscalmente. Un altro aiuto potrebbe essere la creazione di un asilo all’interno di grandi aziende (ospedali, sedi statali, fabbriche ecc.). Se investire nella famiglia non è attrattivo, perlomeno a corto termine, sotto il profilo economico, lo sarebbe a livello sociale. Una buona idea sarebbe di dare ai genitori, per legge, la facoltà di lavorare ad una percentuale ridotta, ad esempio al 70–80%, favorendo così la possibilità di realizzarsi professionalmente ed economicamente e, quindi, di essere felici come individui e, di conseguenza, come genitori, con più tempo per seguire i figli da vicino. E in una società come quella attuale in cui i disagi giovanili sono all’ordine del giorno un approccio di questo tipo non è trascurabile.
Quali consigli daresti ad altri uomini interessati ad occuparsi della casa e della famiglia?
Direi innanzitutto di circondarsi di persone (parenti,amici, semplici conoscenti) che possano aiutare nei momenti di difficoltà. In particolare mi riferisco al cambio di ruolo (da persona socialmente attiva e indipendente economicamente a persona con vita sociale ridotta e dipendente economicamente); all’organizzazione della casa che comporta: vestizione dei figli, colazione, pranzo, cena, bucati, pulizie, spesa ecc.; al fatto di dover stare 16 ore al giorno con dei bambini che piangono e fanno i capricci. Tutte situazioni che descrivo in modo ironico nel mio racconto, ma che sono state fonte di notevole stress.
Secondo te, quali sono le ragioni per cui una minoranza esigua di uomini fanno la scelta di occuparsi della casa e dei figli?
Credo ci siano delle ragioni culturali, economiche, lavorative (inteso come possibilità contrattuali), e poi la paura di affrontare tutti i giorni la «vita di casa».
Che cosa bisognerebbe fare perché la situazione di un padre o di una madre che svolge un’attività professionale sia percepita come normale?
Bisognerebbe investire nella famiglia. Ovvero, dare la possibilità ad entrambi genitori di poter lavorare ad una percentuale minore, in modo che si possa conciliare il lavoro, che nobilita, e la famiglia, che è il pilastro di ogni società. Purtroppo investire nella famiglia non è redditizio sotto il profilo economico. Al contrario, dei genitori che hanno la possibilità di realizzarsi sia nella professione sia nella crescita dei figli, e non da ultimo come coppia, sono una risorsa importantissima per la famiglia stessa e per la società in generale.

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