“Fucile” di Odile Cornuz – naufraghi.ch


© naufraghi.ch, 25.02.2024

Dacci oggi il nostro abisso quotidiano
di Michele Ferrario

Ho seguito, il 21 febbraio, alla Filanda di Mendrisio, la presentazione, da parte di Yari Bernasconi, del libro di Odile Cornuz, che avevo appena terminato di leggere. Davanti alla scrittrice campeggiava un grande vaso in vetro. Conteneva una decina di rose a stelo lungo, anzi lunghissimo. Aperte, turgide, nel pieno della fioritura. Ma (almeno viste da una certa distanza) quelle rose erano artificiali: in stoffa, o più probabilmente, in plastica.

Rose sintetiche, insomma, accoglievano un’autrice e un libro che ci parlano d’amore, del sentimento più profondo che si possa provare, idealizzato ma potenzialmente distruttivo, che Cornuz, in 166 pagine, descrive nella sua fragilità crescente, nella sua incapacità cronica di resistere, rinnovarsi, perdurare.

Anche se inizialmente attratti, disposti a prendersi per mano e a trasformare due itinerari individuali in un percorso comune – sembra dirci l’autrice – solo in casi rari e straordinari, due individui riusciranno ad arrivare insieme fino in fondo, a completare il miracolo per cui 1+1 fa ancora 1, un 1 diverso che non è somma, ma sintesi. Una nuova unità capace di includere, rispettare, tollerare, esaltare le specificità dell’altro. Espressioni come “l’altra metà” o “la mia metà”, sono dunque, per lo più, dei luoghi comuni, forzature nel lessico banale delle consuetudini, del tutto assenti nella realtà quotidiana di miliardi di persone.

Proprio quel mazzo di rose poste davanti al tavolo della Filanda, al quale sedevano autrice, traduttrice, lettrice e presentatore – che, a guardarle da lontano, sembravano pervase da una vitalità esplosiva e incontenibile, ma osservandole da vicino si rivelavano pura finzione, e dunque inganno – quel mazzo di rose cimiteriali rappresentava perfettamente la parabola di coppia descritta in Fucile, appena tradotto in italiano da Carlotta Bernardoni-Jaquinta per Gabriele Capelli Editore.

Romanzo? Racconto lungo? Poco importa: preceduti da un Prologo e chiusi da un Epilogo, sono 30 capitoli (altrettante tappe di una laica via crucis matrimoniale), brevi o brevissimi, ognuno dei quali introdotto da un disegno dell’autrice che, con pochi, semplici tratti di penna, raffigura… (continua a leggere).


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