“La bella Fanny”, recensione del romanzo di Pedro Lenz


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© Fortemente in, 4.12.2019

“La Bella Fanny”, recensione del romanzo di Pedro Lenz
Di Monia Guredda

Il romanzo “La bella Fanny” di Pedro Lenz, edito da Gabriele Capelli Editore, ci porta nella Svizzera tedesca, in un paesino (Olten, ai piedi del Giura), e in un bar (il Galicia) in cui si riunisce l’élite culturale del luogo.

Facciamo così la conoscenza di Louis Brunner e di Gregor Grunder, due pittori settantenni, di Koni, coetaneo noto per il suo taglio di capelli, sempre lo stesso da decenni, dei jazzisti Gere, Henry e Denise e di Frank detto Jackpot, il protagonista a cui tutti gli altri personaggi ruotano intorno. O è lui che come un satellite ruota senza meta intorno a loro. Jackpot (guai a chiamarlo Frank) vive alla giornata; si definisce uno scrittore, ma ha al suo attivo solo un romanzo breve, auto pubblicato ed auto distribuito. Jackpot preferisce di gran lunga passare le giornate a studiare sistemi per vincere scommesse sulle partite e sulle corse e, messo alle strette, fare un viaggetto per chiedere soldi al fratello, un pezzo grosso del settore farmaceutico. Tra scommesse, viaggi, puntate al bar, serate nell’atelier degli amici pittori, il povero Jackpot non riesce proprio a trovare il tempo e la concentrazione necessaria per mettersi seduto e portare a termine il romanzo che ha già ben delineato in mente.

Ma ovviamente questo stato di cose è destinato a cambiare. Un lunedì sera Jackpot incrocia la bella Fanny del titolo. Lei sta uscendo dallo studio di Louis, Jackpot sta salendo. Inevitabile il colpo di fulmine. Fanny è bella, ha occhi grandi ed espressivi, è elegante e ha una voce che si fissa immediatamente nelle orecchie e nel cuore di Jackpot.

Fanny diventa il centro evanescente delle vite di tutti i personaggi del racconto; posa come modella sia per Louis che per Grunder, ispirando loro dei veri capolavori, e spinge Jackpot a mettersi seriamente al lavoro sul romanzo che da troppo tempo affermava senza convinzione di voler scrivere.

Fanny fa gite in montagna con Jackpot e compie un viaggio in Belgio con Grunder, continuando a vedere Louis. Passa una notte con Jackpot, facendo chiaramente capire che per lei è un atto bello e semplice, non un contratto vincolante. Ma Jackpot non capisce, ne è geloso, ne è ossessionato, la vuole tutta per sé, solo per sé… e Fanny sparisce. Si nasconde. Tutti gli altri cercano di far capire a Jackpot che Fanny è uno spirito libero e che lui non può imprigionarla. Nessuno può.

La disperazione porta Jackpot a finire il romanzo. Il fratello lo mette in contatto con una casa editrice. Finalmente la sua carriera decolla. Ma il dolore legato al mistero che avvolge Fanny permane. Gli amici gli rivelano la verità.

Jackpot presenta finalmente il suo romanzo in una libreria piuttosto importante, alla presenza di tutti i suoi amici, suo fratello e tanti curiosi. Legge dei passi del romanzo; è la storia di un gruppo di amici che vive alla giornata scommettendo su partite sportive e corse di cani e cavalli. L’arte che imita la vita che imita l’arte. E lì, nascosta eppure in evidenza, c’è Fanny. La musa.

Il romanzo di Lenz è quasi un meta romanzo, non solo perché Jackpot scrive un libro che romanza la sua vita, ma perché ci mostra le varie sfaccettature della creazione artistica, che si tratti di scrittura, musica o pittura. Creazione artistica che ha origine in noi (il motore), ma che prende vita grazie ad una scintilla esterna (amici, amanti, familiari). I dialoghi privi di punteggiatura ci rendono direttamente partecipi dei pensieri dei personaggi, seguendoli nel loro percorso di vita ed artistico.

Un romanzo in cui troverete numerose frasi da sottolineare.

 

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