© Mangialibri, 6.12.2021
Errore dell’arte
Autore: Petros Michalopoulos
Genere: Romanzo
Editore: Gabriele Capelli Editore
2021
Articolo di: Damiano de Tullio
Trentadue anni. L’esame autoptico ha rilevato fratture multiple e danni importanti agli organi interni. L’esame tossicologico ha mostrato che aveva bevuto, prima dell’incidente fatale.
Fino a pochi mesi prima, Dario aveva vissuto un’esistenza tranquilla: genitori amorevoli, la casa natale vicino ai boschi e al placido fiume Lisora, i giochi avventurosi con Manuele, suo fratello; gli studi, la laurea in Medicina, un incarico di rilievo all’Ospedale Cantonale Ticinese, il tifo per l’AC Bellinzona, le serate con gli amici, un discreto successo con le donne. A far da contraltare, una certa tendenza all’abuso di alcol nei fine settimana, la sensazione di essere spesso emotivamente soverchiato dalle responsabilità del suo lavoro di assistente medico, e una buona dose di stanchezza cronica.
Poi è arrivata Sonia. L’ha conosciuta in discoteca, ed è subito scattato qualcosa: ha avvertito immediatamente che lei era “quella giusta”. Si sono scambiati i numeri di telefono, lei l’ha invitato a cena. A concludere la piacevole serata, una passeggiata notturna lungo il fiume. E proprio lì, sotto le stelle, l’imprevedibile esplosione della passione: travolgente, e vissuta senza alcuna precauzione…
“(…) Conducevo una vita con ritmi che non sempre erano i miei. Tempo passato a far finta di stare bene. Fingere benessere: ecco un modo stupido di sciupare la vita. E ho sprecato tanto di quel tempo… Dimenticando che il tempo non passa, il tempo continua. Noi passiamo”.
Petros Michalopoulos, classe 1971, svizzero, dopo il percorso di studi in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Berna, si è specializzato in Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse. Esercita attualmente a Lugano e nella vicina Sorengo, nel Canton Ticino. Errore dell’arte è il suo romanzo d’esordio. Pur sostenuto da una buona scrittura, il testo sembra muoversi in equilibrio precario lungo una corda tesa tra un inizio promettente – già rivelatore dell’epilogo -, e i capitoli finali, ove trova spiegazione il titolo del libro. Nel mezzo c’è un racconto in prima persona dalle implicite sfumature esistenzialiste che, se da un lato arricchisce di chiaroscuri la caratterizzazione psicologica del protagonista, dall’altro disorienta il lettore, con divagazioni che finiscono con l’appesantire la fluidità della narrazione e relegare solo alla parte terminale dello scritto il suo nucleo pulsante: la descrizione di quella spirale di eventi destinata a far emergere tutti i nodi irrisolti nel percorso emotivo dell’io narrante, in grado di rivelarne fragilità, tendenze autodistruttive, pulsioni di morte.
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