© L’ECO tele 7, 10.11.2022
“Corpuscoli di Krause” raccolta poetica di Fabiano Alborghetti
di Rita Bompadre – Centro di Lettura “Arturo Piatti”
“Corpuscoli di Krause” di Fabiano Alborghetti è una raccolta poetica che pone l’accento sulla frammentazione umana e il potenziale ricettivo dei sentimenti.
Il poeta misura la sua intima sensibilità con il valore profondo e civile dell’esistenza. La poesia di Fabiano Alborghetti difende la componente protettiva degli interrogativi, parla al cedimento dei contrasti dell’anima, coglie la crudele e inesorabile ostilità degli uomini, la loro spietata precarietà.
Sollecita la riflessione etica intorno alla materia sociale del mondo, all’immediatezza del tempo presente, traccia la direzione degli impulsi, risponde alla trasmissione della realtà, ristabilisce, dalla prolungata empatia, l’equilibrio sensoriale delle emozioni. Fabiano Alborghetti conosce gli strumenti efficaci della metacomunicazione, riveste con la poesia il significato espressivo e filosofico della memoria, vincolata all’interpretazione dell’ispirazione, alle contingenze della vita.
La congiuntura delle metafore, adottate con l’aderente consapevolezza della partecipazione, rafforza il contenuto dinamico dei versi, gestisce il più ampio respiro di un linguaggio ancorato alla consistenza e assecondato dal lirismo di ogni passaggio della nostalgia, nella complessità dolorosa dell’essere. “Corpuscoli di Krause” contiene la particella universale dell’attitudine artistica alla ragione suggestiva dell’intonazione umanista, è l’elemento essenziale nell’insistenza autentica della parola, nella capacità talentuosa di rivelare le disorientanti verità dell’io e della condizione dell’essere umano.
Il libro espone la potenza rivelativa della visione narrativa, rivendica il legame perpetuo e viscerale con la coscienza, amplia l’orizzonte resistente della comunità, la connessione complice delle storie, evidenzia la necessità dell’appartenenza. Fabiano Alborghetti ferma il suo sguardo lungo la vertigine delle ombre, interrompe la sensazione del vuoto, riprende la fatalità delle occasioni vitali con la chiave di lettura della saggezza e del punto di domanda.
Chiede alla poesia una nuova energia, diffonde la prospettiva ideale del sogno, il miraggio di un ritratto esistenziale in cui si fondono le fragilità e le speranze, trattiene il presentimento di un limite sospeso tra l’incertezza malinconica del vivere e la fiducia nell’evoluzione interiore.
Le pagine illuminano l’esperienza del proprio vissuto, coinvolgono l’impegno morale, oltrepassano il senso fuggevole del distacco, trafiggono il segno grafico dei versi nella spontaneo insegnamento della compassione. Fabiano Alborghetti avvolge la sua opera poetica nella percezione del freddo, inteso come una variazione nella natura della sopravvivenza, un brivido dell’inconscio che congiunge l’impenetrabile estraneità della società alla reazione combattente del sentimento della vicinanza.
Da: Legni, Colombe
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disordine, la sopraffazione, l’equità gettata via
e quella grida. Frammenti. Il dolore
come fosse epidemia. Un suono inumano e senza voce.
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