La Lettrice Assorta: Cla Biert “La müdada”


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© Lettrice Assorta, 18 maggio 2019

LA MÜDADA di Cla Biert

Oggi ho il piacere di parlare della mia ultima lettura che s’intitola La müdada, del bravo autore Cla Biert e tradotto molto bene da Walter Rosselli. Müdada, significa mutamento, cambio, trasformazione, modifica, ma anche svolta e trasloco. L’editore ha scelto di mantenere il titolo originale in quanto non è stata trovata una traduzione in italiano in grado di rendere al meglio l’atmosfera di questo libro.

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Il romanzo descrive il mutamento avvenuto nel corso del ventesimo secolo nelle diverse regioni Cla Biertalpine, prealpine e in generale di montagna, caratterizzate prevalentemente da un’economia basata sull’agricoltura necessaria alla sussistenza e sull’artigianato di stampo familiare, e soprattutto da un modo di vivere la comunità fondato sulla solidarietà e sullo scambio reciproco.

Il libro si apre con David Tretsch, il commerciante di Plaz al settimo cielo che si sfrega le mani soddisfatto: gli affari vanno a gonfie vele. Attraverso la vetrina della sua bottega, osserva il microcosmo di persone che gli ruota intorno con occhio critico. Possiede un libretto sul quale puntualmente annota informazioni sulle famiglie clienti, suddividendole in spendaccioni con facoltà, parsimoniosi con facoltà e spendaccioni senza facoltà. A seconda dell’appartenenza all’una o all’altra categoria, i clienti vengono trattati dal bottegaio in maniera differente: serve con pantomime e smorfie, scherza e fa piccoli complimenti, oppure si comporta in modo freddo e sgarbato. Impariamo molto presto che il bottegaio è una persona che attacca il modo di vivere all’antica e la tendenza all’autoapprovvigionamento, ovviamente per motivi meramente opportunistici.

La lettura è caratterizzata dal forte potere immaginifico che l’autore riesce a evocare con le parole: recensionequadri pittoreschi di paesaggi rurali, dipinti con elementi essenziali, ma molto suggestivi, che hanno il sapore nostalgico del tempo passato. Anche l’amore è raccontato da Biert in maniera toccante, delicata, poetica. Mi è piaciuto soprattutto il sentimento di Tumash per Violanda. Una passione che lo rimanda col pensiero agli anni che furono, vissuti da lui quasi come un mondo di favola dove a far da cornice c’era lo spettacolo della natura. Mi è piaciuta molto la descrizione di un ricordo di Tumash di una giornata tra i monti. Il tempo non voleva mettersi al bello, ma i contadini erano saliti ugualmente. Quando scoppia il temporale, Tumash e Violanda trovano riparo vicino al fuoco. Sono bagnati fradici, il vento soffia e attraverso i rami vedono la pioggia cadere di traverso, e scurire la corteccia dei larici da un lato: il mondo scompare, sono soli, come un’isola in mezzo al mare… Un istante fatto di semplicità, delicato, carico di emozioni, impresse a fuoco nella memoria del ragazzo e del lettore.

La struttura narrativa della Müdada è interessante e si fonda su capitoli indipendenti, che la mudadalasciano al lettore il compito di ricostruire la storia. Cla Biert ha un modo di scrivere schietto, genuino, sono rimasta impressionata dalla precisione delle descrizioni di tradizioni, modo di vivere e paesaggi delle zone di montagna nel corso del ventesimo secolo, periodo nel quale è vissuto egli stesso; la Müdada è rappresentata con una modalità che definisco di sospensione del giudizio, grazie alla quale l’autore racconta benefici e svantaggi del mutamento in corso, con grande acume ed obiettività; un’impersonalità che si ritrova come tecnica principale e caratterizzante dei movimenti letterari Naturalisti e Veristi di metà Ottocento, come Zola, Verga e Flaubert. Il passaggio all’economia di mercato e alle attività su scala industriale, oltre che la trasformazione della società basata sulla comunanza in una di stampo più individualista, sono riportati senza malinconia.

Una lettura incantevole, che ha richiesto due anni di intenso lavoro di traduzione e revisione.

Link: il vizio di leggere


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