Maria Rosaria Valentini
Quattro mele annurche
Postfazione di Domenico Bonini
12×16 cm
80 pp.
ISBN 88-87469-24-5
Italiano
CHF 15,–
EURO 11,–
Link: Breve estratto
Dalla quarta di copertina: […] Le dispense di casa corrispondevano al talento gastronomico, unico ed incomparabile, che nutriva nell’animo i miei genitori. In esse riposavano i barattoli di miele posti in fila cogliendo, da destra a sinistra, tutte le sfumature dell’oro, dalle più chiare alle più scure. Le marmellate erano suddivise per frutto, i sottaceti per annata; le bucce d’arancia essiccate e le mandorle tostate erano rinchiuse in sacchetti di lino; le bottiglie d’olio portavano il nome dell’uliveto d’origine e in un angolo, ben in evidenza, c’era immancabilmente un’ampolla di vetro verde, dal collo lungo, che sprigionava l’odore dell’aceto. […]
Dalla postfazione di Domenico Bonini […] Chi addenta un’annurca scopre, se di fine palato, sotto la buccia rossiccia il piacevole connubio tra il dolce e l’asprigno, anzi l’acidulo, che la polpa bianca e succosa secerne. Chi si addentra nel dettato teso e pregnante di Quattro mele annurche non può non trarne la stessa bivalente impressione: l’asprezza, la realistica crudezza di molte situazioni e dell’eco profonda che queste risvegliano nell’animo della protagonista – e del lettore – non appare mai disgiunta da una dolcezza soffusa che investe luoghi, ambienti, personaggi e diviene la cifra stessa dell’intero racconto lungo. La narrazione si articola in quattro ampie sezioni, intitolate a quattro aspetti caratterizzanti del pomo: la scorza, la polpa, il picciuolo e il seme. Sono biffe conficcate nel tessuto testuale a suggerire un percorso, a indicare una direzione di approfondimento, dall’esterno verso il cuore delle cose, del più celato sentire. E sono nel contempo, nel loro valore numerico, simbolo di totalità, come quattro sono i lati del quadrato o i bracci dellacroce, i punti cardinali e gli elementi, le stagioni e le fasi lunari. Questa interpretazione non appare poi forzata se si pensa che non di un qualsiasi frutto si tratta, cachi o percoco, nespola o mora, bensì di quella mela che nel Giardino delle Esperidi conferisce immortalità, colta dall’albero della scienza del bene e del male porta alla conoscenza assoluta e alla libertà. Ma, spaccata perpendicolarmente all’asse del picciuolo, rivela nella disposizione dei semi l’immagine del pentagono, simbolo dell’unione in un centro, dell’armonia e dell’equilibrio: quell’armonia e quell’equilibrio che la protagonista del racconto ritrova alla fine del quarto capitolo, quando, consumato un singolare viaggio esistenziale, le si rivelano i semi. Nel numero di cinque, come nel cuore di ogni mela che si rispetti. Quattro tappe di un percorso dunque che suggerisce quasi un cammino iniziatico, attraverso la totalità dell’esperienza che l’uomo può compiere sulla terra (infanzia – amore – morte), per giungere a ristabilire un equilibrio armonico tra il proprio essere e l’ineludibile esistere. […]
Maria Rosaria Valentini nasce in Italia, a San Biagio Saracinisco, nel 1963. Si laurea in germanistica a Roma, presso l’Università “La Sapienza”. Nel 1989 è ospite dell’ateneo bernese grazie ad una borsa di studio in Storia dell’Arte. Nel 1995 esce Un’altra favola da raccontare, raccolta di racconti per l’infanzia. Nel 2000 scrive i testi per Sequenza, libro interamente dedicato al corpo femminile e realizzato insieme alla pittrice A.Lyn. Successivamente la sua plaquette di poesie Sassi Muschiati diventa libro dell’anno della Fondazione Schiller per il 2003. I racconti Nomi Cose Città Fiori (2003) guadagnano una menzione speciale al premio europeo di narrativa Giustino Ferri – D.H. Lawrence. L’anno seguente la scrittrice viene invitata alle Giornate letterarie di Soletta. Maria Rosaria Valentini vive a Sorengo (Lugano).
RECENSIONI
© La Locanda dei Libri
venerdì 15 giugno 2018
“Quattro mele annurche” di Maria Rosaria Valentini
“Ogni sapore mi piace come pure ogni sorta d’odore.
Sulle papille gustative si imprime la storia di un uomo, come in una camera oscura.
(…) solo così posso tornare in luoghi che non esistono più”
[…] Le dispense di casa corrispondevano al talento gastronomico, unico ed incomparabile, che nutriva nell’animo i miei genitori. In esse riposavano i barattoli di miele posti in fila cogliendo, da destra a sinistra, tutte le sfumature dell’oro, dalle più chiare alle più scure. Le marmellate erano suddivise per frutto, i sottaceti per annata; le bucce d’arancia essiccate e le mandorle tostate erano rinchiuse in sacchetti di lino; le bottiglie d’olio portavano il nome dell’uliveto d’origine e in un angolo, ben in evidenza, c’era immancabilmente un’ampolla di vetro verde, dal collo lungo, che sprigionava l’odore dell’aceto. […]
Ho scoperto questo libro per caso, anzi credo che sia stato il Destino a porlo alla mia attenzione, perchè in queste pagine ho ritrovato sapori e odori della mia infanzia. E non solo questo.
“Quattro mele annurche” di Maria Rosaria Valentini (Gabriele Capelli Editore) è un racconto che nella sua brevità può dirsi completo, oserei dire perfetto perchè la storia si srotola dinanzi a noi in un crescendo che tiene sempre acceso l’interesse di chi legge. La scrittura della Valentini è molto raffinata, densa di poesia, eppure lucida, perchè consapevole dell’irrucibilità della realtà a qualsiasi forma di abbellimento.
Si tratta di un libro dal potere fortemente evocativo perchè richiama per suggestione della memoria e dei sentimenti, ricordi sedimentati sul fondo della mente e del cuore.
Sono pagine dal sapore antico, come di racconti sussurrati dalle nonne alle nipoti per non perdere traccia di ciò che è stato, per tramandare di generazione in generazione l’essenzialità delle cose. Posso dunque affermare che Maria Rosaria Valentini è una “cuntatrice”, una cantastorie d’altri tempi, come poche ne sono rimaste.
Si tratta di una storia divisa in quattro capitoli: Scorza, Polpa, Picciolo, Seme. Come scritto da Domenico Bonini in Postfazione, questo libro ha una precisa direzione “dall’esterno verso il cuore delle cose”. E’, infatti, un libro che definirei rotondo, circolare, come la ciclicità del ritmo delle stagioni che si succedono l’un l’altra a indicare la caducità della vita, ma soprattutto la sua incessante metamorfosi. Allo stesso modo, arriveremo a scoprire, nella parte finale di questo piccolo gioiello letterario, la vicenda chiave della protagonista: saremo partecipi con lei del suo cammino iniziatico verso una rinascita dell’anima e del corpo.
“Quattro mele annurche” è la sconcertante storia d’amore fra i genitori dell’io narrante, ma la protagonista, scoprirete, rimane esclusa da tutto questo, è una storia che tiene il lettore con gli occhi incollati alle pagine perchè è un crescendo di emozioni e di rivelazioni che rasentano la tragedia.
Proprio come il sapore della mela annurca, dolce e asprigno al contempo, le vicende dei protagonisti oscillano tra questi due estremi e non si può fare altro che venir risucchiati nel vortice dei sensi e della vita.
E’ un libro che odora di chicchi di caffè e ragù, di basilico e di teglie di lasagne che fremono nel forno, ma ha pure il sapore delle lacrime, quelle che nascono dal dolore più atroce e dalla gioia più incontenibile.
Link: La Locanda dei Libri
http://www.ilpotereelagloria.com
Quattro mele annurche
In questi pochi anni di vita del nostro sito ci è capitato di leggere libri di tutti i tipi. Da un lato, abbiamo sempre (ri)proposto i classici della letteratura e, almeno in parte, i più moderni bestseller; dall’altro, abbiamo cercato di recensire anche i libri pubblicati dai cosiddetti ‘editori minori’, lavori spesso curati ma a volte, per cause indipendenti dalla buona volontà delle persone coinvolte, al limite dell’autoproduzione. In moltissimi casi, però, questi ultimi non si sono rivelati affatto inferiori ai titoli degli editori più accreditati, rivelando un’inaspettata voglia di emergere.
Con tutta onestà, in questa maniera ci è capitato di scoprire anche dei veri e propri talenti, scrittori promettenti che, in un panorama letterario sempre più arido di buone penne, hanno dimostrato in mille modi diversi di avere delle carte da giocare. L’ultima sorpresa, in ordine di tempo, è quello di Maria Rosaria Valentini, italiana trapiantata in Svizzera che ha recentemente pubblicato presso la Gabriele Capelli Editore il racconto lungo ‘Quattro mele annurche’, un libro che in una settantina di minute pagine riesce ad essere molto più evocativo di molti pesanti tomi pubblicati da Mondadori o da editori simili. Tramite la descrizione di una famiglia anomala e, soprattutto, il ricorso costante e raffinato al cibo sia come elemento narrativo che come simbolo metaforico, la Valentini riesce infatti a trasportare il lettore in un mondo pregno di significati eppure, a suo modo, scarno, e a raccontare sentimenti banali eppure intensi, mantenendosi in un delicato equilibrio tra leggerezza e pesantezza, senza mai cadere dall’una o dall’altra parte.
Un racconto veramente suggestivo e intenso che però, come ci è già capitato di dire per altri autori ‘scoperti’ alla stessa maniera, è un punto di partenza e non d’arrivo: se le cose funzionassero come dovrebbero, qui dovrebbero intervenire gli editori ‘maggiori’ a ‘coccolare’ e allevare queste promesse, aspettandone e promuovendone la definitiva maturazione. Cosa che però purtroppo avviene sempre più raramente: c’è solo da sperare che la Valentini e i suoi migliori colleghi trovino la voglia, il coraggio e una certa tranquillità economica per lavorare ancora su di sé e fornirci nuove e sempre migliori opere.
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