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Sanjay Nigam
L’uomo dei trapianti

Traduzione di Simone Garzella

15 x 21 cm
ca 432 pp.
PB
ISBN: 978-88-87469-58-5

CHF 32,00
Euro 25,00

L’uomo dei trapianti, secondo romanzo dell’autore indiano, naturalizzato statunitense, Sanjay Nigam.

Descrive le avventure e le esperienze di un giovane medico di un ospedale newyorkese, di famiglia indiana ma cresciuto in Arizona.
Siamo a Little India, nel quartiere di Queens, in un ospedale dove la maggior parte dei pazienti vengono proprio dall’India e hanno con la propria madrepatria un complesso rapporto in cui le tradizioni si mescolano al rifiuto delle proprie origini.
Il ventinovenne dottor Sunil Seth, conosciuto come Sonny, viene definito da un paziente come un uomo senza casa, ed è in tutto e per tutto un americano: nonostante abbia deciso di chiamare il suo cane Tandoori, la prima volta che lo incontriamo il protagonista sta bevendo una tazza di caffè e sotto il camice indossa un paio di jeans e scarpe da ginnastica. Ha problemi a dormire e usa il vino e la marijuana per cercare di rilassarsi. Quando riesce ad addormentarsi fa un sogno ricorrente, in cui vola in India in cerca del padre mai conosciuto, e spesso diventa sonnambulo.

Al centro della storia ci sono le relazioni tra Sonny e una serie di eccentrici personaggi. Primo tra tutti l’uomo da cui il romanzo prende il titolo, il ministro della salute indiano i cui organi principali (dal cuore al pancreas alle cornee) sono stati trapiantati almeno una volta e provengono da persone di razze e culture differenti.
Un vero e proprio simbolo dell’integrazione dunque, ed è proprio questa caratteristica a fare dell’Uomo dei Trapianti il politico ideale del suo paese, in quanto in lui si rispecchiano le tante sfaccettature del subcontinente.

All’inizio l’uomo – di cui non sapremo mai il vero nome, una sorta di Everyman – è in fin di vita e viene trasferito negli USA in attesa di un trapianto di fegato. Ed è proprio Sonny ad occuparsi di lui, mentre l’ex star di Bollywood Ronny Chanchal complotta contro il politico per sottrargli il potere, visto che l’uomo potrebbe diventare di lì a poco il primo ministro del suo paese.

Se nel rapporto tra Sonny e l’Uomo dei Trapianti emerge da parte del paziente il ricordo del proprio figlio e da parte del giovane medico la ricerca e il bisogno di una figura paterna, di tutt’altra natura è la relazione del protagonista con Gwen Fielding, un’infermiera inglese il cui nonno ha contribuito alla costruzione dell’impero britannico in India, affamata di libri e, spesso, anche di cibo e sesso, a causa di una disfunzione ormonale. Gwen, credendo che ci sia più vita nei libri – soprattutto dei romanzi ottocenteschi – che nella vita stessa, usa la lettura come pratica terapeutica e diventa la fidanzata di Sonny sperando di poter controllare il suo desiderio sessuale, ma il sonnambulismo del protagonista e il suo lavoro in ospedale complicano le cose.

Questo vero e proprio microcosmo è popolato anche da altri personaggi, tutti alle prese con malattie fisiche o psicologiche.

Tra i pazienti c’è ad esempio Sonali, che in un momento di passione il marito Nishad, ossessionato dalle sue natiche, ha morso, ferendola ed innescando una crisi matrimoniale (la donna si chiede se, mordendola in quel punto, il marito non abbia voluto trasformare le sue forme indiane in forme più americane), mentre al capezzale di un uomo apparentemente in coma, ma in realtà del tutto lucido, siedono contemporaneamente la moglie e l’amante, che lo odiano.

I medici, da parte loro, sono afflitti da strane manie. Il dottor Shatrunjay S. Ranjan che studia giorno e notte il problema dell’insonnia. Il medico chiama il suo topo da laboratorio Johny Walker, ed è per il suo topo che Ranjan – personaggio a metà tra il comico e l’eroico – deve vedersela con una cospirazione ordita ai suoi danni dalla direzione dell’ospedale e da un colosso farmaceutico, e tutto questo proprio quando lo scienziato sta cominciando ad ottenere dei risultati concreti. Come se non bastasse, il medico, che si è sposato con un matrimonio combinato, ha un’amante, Menaka Bushan, responsabile di uno degli altri laboratori di ricerca dell’ospedale.

Lo psicoterapeuta Shaunak Giri, da cui Sonny cerca spesso aiuto, è ossessionato dall’idea che gli indiani preferiscano i guru ai medici specializzati e così, a poco a poco, assediato dai debiti, si trasforma in Guruji.

Le tensioni culturali tra Oriente e Occidente che animano lo psicoterapeuta si ritrovano anche in Tiger Raj, ristoratore del quartiere nato in una comunità indiana del Ghana, che cerca di conciliare i gusti culinari dei turisti americani con quelli degli espatriati indiani, e in Manny, l’inserviente dell’ospedale che, sebbene nato a Trinidad, si sente indiano e spera di diventare il cantante di qualche film di Bollywood.

Accanto a loro c’è la figura altrettanto comica di Alvin Quimby, un ex hippie che, andato in India tre volte in cerca del nirvana, si è ammalato di diarrea e di colera e ha così deciso di trasferirsi a Little India, dove fa da assistente a Ranjan, in modo da poter conciliare la cultura indiana con l’igiene e l’efficienza americane.

L’enigmatico uomo ipocinetico attraversa tutto il romanzo muovendosi appena pochi centimetri alla volta attraverso il quartiere di Little India, attirando curiosi dalla sponda opposta dell’Hudson e spingendo i personaggi a chiedersi dove stia andando. Una domanda, questa, che ha un significato particolare soprattutto per il protagonista, che sente di avere un’affinità con l’uomo ipocinetico, anche lui senza una casa.

Sonny infatti vuol scappare in un mondo che non sia né l’America né tantomeno l’India. Perfino la sua professione rappresenta per lui un modo di fuggire dal senso di smarrimento e inquietudine da cui si sente oppresso.
Eppure, in questo romanzo, tutti cercano di aiutare gli altri, facendo di tutto per salvare loro la vita come anche dando loro dei consigli e un po’ di sostegno per vivere un po’ meno peggio di quanto vivano. Quello che colpisce maggiormente è la mescolanza di riflessione e comicità, con il tema del confronto tra culture e dell’assimilazione che assume risvolti ilari, mentre il concetto di trapianto è esplorato in tutte le sue sfaccettature, non solo in senso medico dunque ma anche emotivo, geografico, culturale.
Un romanzo sulla ricerca di un equilibrio in un mondo sempre più confuso.


Biografia

Sanjay Nigam è medico e ricercatore.
Prima di questo romanzo ha scritto The Snake Charmer, definito dallo scrittore Premio Pulitzer Oscar Hijuelos “incantevole”.
Il suo terzo romanzo, che sta per essere pubblicato, ha avuto come editor Rick Moody e David Davidar, quest’ultimo autore della Casa dei Manghi Blu (Bompiani). Nigam è stato selezionato da Utne Reader come uno di dieci scrittori destinati a cambiare il volto della narrativa americana.


RECENSIONI

Literary.it, nr 11/2011
Sanjay Nigam, L’Uomo dei Trapianti
Già apparso in lingua originale inglese (New York, 2002), il romanzo vede ora la luce in italiano in una traduzione accurata e – supponiamo – fedele al testo originario. Sembra che Nigam sia tra gli scrittori ‘destinati a cambiare il volto nella narrativa americana’ (IV di copertina).
In effetti, se consideriamo la tipologia dei romanzi oggi in voga, questo se ne distacca, intanto una struttura idonea (sette parti divise in capitoli), poi per il contenuto. Pur con un nucleo ‘generativo’, gli argomenti che affiorano sono molteplici: la sofferenza nel mondo (p. 51), una singolare situazione (I,5), la profondità concettuale (p. 159) e descrittiva (p. 188), la ‘battaglia’ a livello organico (p. 261), il significato di sogni o incubi (p. 320), il valore universale della musica (p. 364). Solo alcuni dei punti – tutti di grande interesse – che costituiscono il romanzo, oltre alla trama generale da seguire passo per passo.
Luciano Nanni

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