«È un libro da non perdere», “La Moglie” di Anne-Sophie Subilia – SoloLibri


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© SoloLibri.net, 02.10.2023

La moglie di Anne-Sophie Subilia

Gabriele Capelli Editore, 2023 – La moglie si è aggiudicato il Premio Svizzero di Letteratura di quest’anno. Con merito, perché è un libro da non perdere.
Di Mario Bonanno

La moglie
Autore: Anne-Sophie Subilia
Genere: Romanzi e saggi storici
Categoria: Narrativa Straniera
Anno di pubblicazione: 23.10.2023

Gaza, regione costiera in territorio palestinese. La sabbia è dappertutto, entra persino dentro le case: un’immanenza alla quale si finisce con l’abituarsi. La confinante Israele è l’altra entità con cui i palestinesi di quella striscia di terra devono misurarsi. Siamo nell’epicentro del conflitto israelo-palestinese: una lotta armata – ma anche politico-sociale – senza soluzione di continuità.
L’anno in cui è ambientato La moglie di Anne-Sophie Subilia (Gabriele Capelli Editore, 2023) è il 1974, il conflitto risulterà infinito, e forse Piper lo intuisce già. Piper è moglie di un delegato della Croce Rossa Internazionale: da quando si è trasferita nella sua casa isolata dal resto della città, reitera il suo corollario di giorni fatti di solitudine e di pensieri circolari, su se stessa e su un mondo che le appare estraneo.
A cominciare dalla lingua che non conosce affatto. Il marito è spesso via, e nella sua casa-gabbia da privilegiata, Piper vive quasi per interposta persona: le pesano la mancanza di un ruolo proprio, la frustrazione di essere soltanto la moglie di un importante delegato internazionale. Al progressivo modellarsi della sua cupezza d’animo concorre peraltro la violenza di Israele – le demolizioni delle misere abitazioni palestinesi, i posti di blocco improvvisi, gli abusi e gli arresti perpetrati sugli abitanti di Gaza.

Stando così le cose, la donna scivola fra le tele vischiose del buio interiore, fino a condizionare il rapporto coniugale. Unici, ma decisivi contraltari al disagio, risultano esser per lei, le frequentazioni simboliche (salvifiche?) del vecchio Hadj (traslato di una speranza che non muore), giardiniere capace al punto da rendere fiorente una terra altrimenti arida; e della psichiatra Mona (traslato di emancipazione femminile) che quella stessa terra la abita da sola, prescindendo dalla sicurezza che potrebbe venirle da un uomo. “Intoccabile” come, in una regione difficile come Gaza, il marito di Piper.

L’invasione della sabbia si espande. Più volte al giorno, la donna prende la scopa e passa qualche minuto a scacciarla sommariamente, vale a dire a ributtarla fuori in giardino. Sulle piastrelle della cucina i granelli di sabbia, fini quasi quanto la polvere, assumono una sfumatura violacea. A quel gioco lei perde. È obbligata ad accettare la sconfitta. La sua scopa non servirà ad estirpare il fenomeno, non fa che riconfigurare la presenza della sabbia nella casa.

In ultima analisi, La moglie si presenta come un romanzo dicotomico, per forma e contenuti: da una parte il lirismo funzionale della prosa, lo spirito resiliente del giardiniere, le rivendicazioni emancipative di Mona e, in fondo, della stessa Piper; dall’altra la tensione di sfondo data dal senso di insoddisfazione della protagonista, e dalla violenza del conflitto israelo-palestinese che, come la sabbia, lo percorrono sottotraccia. La moglie si è aggiudicato il Premio Svizzero di Letteratura di quest’anno. Con merito, mi viene da aggiungere: è un libro da non perdere.

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