© Graziana Giròvaga, 7.11.2020
Per una fetta di mela secca di Begoña Feijoó Fariña
Per una fetta di mela secca è il racconto vivido e sconvolgente della vita di Lidia. In realtà è la storia di migliaia di bambini svizzeri che, tra gli anni ’40 e l’inizio degli anni ’80, hanno subito le cosiddette “misure coercitive a scopo assistenziale”. Purtroppo i bambini venivano tolti forzatamente alla famiglia o perché povera, o perché considerati illegittimi; poi venivano affidati ad istituti, dove subivano maltrattamenti d’ogni tipo e a volte la sterilizzazione. Da adulti agli occhi dello Stato erano figli di nessuno.
Lidia è nata a Cavaione e strappata alla madre dall’infanzia per essere internata in un istituto religioso, poi messa a servizio e sfruttata da un contadino, dove ha vissuto in condizioni disumane, diventando bersaglio della frustrazione e della bestialità del suo affidatario.
La protagonista è cresciuta tra fame e violenza, ha vissuto una sottrazione e di identità e di legami affettivi. Dopo anni spesi ad imparare il silenzio, l’obbedienza e i sensi di colpa a vent’anni è finalmente “libera”.
Per tutta la vita vive col peso di un passato fatto di costrizione, violenza, disumanità e accompagnata dal perenne e tormentoso ricordo dell’amata madre, a cui è stata tolta perché divorziata. Quindi non si sente veramente libera, perché vive con i fantasmi dell’orrore vissuto così a lungo. Sarà l’amore di suo marito ad aiutarla a pensare al futuro, fino ad una tragica sorprendente scoperta che la getterà nuovamente addosso l’ombra della violenza dell’istituto in cui è stata costretta a crescere.
Ormai è diventata una donna consapevole, saprà perdonare e accettare le scuse dello Stato pronto a riconoscerle il torto inflitto?
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