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© Leggere:tutti, 11.03.2020

Intervista: Damiano Leone: “Il guaritore”

«Ci presenta il suo nuovo romanzo Il Guaritore?».
Il romanzo è piuttosto complesso per trama e avvenimenti e temo che a volerli riassumere in poche righe si corra il rischio di semplificare troppo. Ma, in sintesi, l’ambientazione è quella di un prossimo futuro quando, cercando di arrestare il continuo declino della spiritualità e approfittando di una recentissima scoperta che rende possibili i viaggi nel tempo, i vertici vaticani decidono di inviare un uomo nel passato per testimoniare la morte e la resurrezione di Gesù di Nazareth. L’esperimento riesce ma, tornando al presente, il primo crononauta porta con sé un individuo che potrebbe essere proprio il fondatore del cristianesimo. Com’è ovvio, un tale evento non solo creerà un grande scompiglio tra i maggiori poteri che governano il nostro pianeta, ma metterà in moto forze ed eventi che si daranno battaglia con l’intento di indirizzare, con fini opposti, il futuro sviluppo etico e sociale dell’umanità.

«Come già accaduto nel suo precedente libro, Il simbolo, nella sua nuova opera torna a parlare di Jeshua ben Yosef. Cosa l’affascina tanto della figura di Gesù di Nazareth, e in particolare del suo lato umano?».
Sì, è vero: tra i tanti personaggi che affollano la storia, quelli che più mi hanno incuriosito e conquistato sono figure come Gesù di Nazareth, o anche quelle di altri uomini di grandiosa spiritualità come ad esempio Gandhi, o il principe Siddharta conosciuto come Budda, ma anche altre personalità che hanno condotto una vita di alta tensione ideale.
Questo per il semplice motivo che le conseguenze dei loro atti e parole, e non quelli di eserciti sterminati, si sono rivelati ben più sconvolgenti e duraturi storicamente e socialmente delle azioni di qualsiasi generale, guerriero o politico, che abbia mai creato o distrutto imperi.

«Mark Sachs, soprannominato Freezer, è il protagonista del romanzo Il Guaritore. Vuole descrivercelo?».
L’aspetto esteriore è quello di un individuo alto e atletico, con capelli e occhi chiari. Il carattere è stato forgiato duramente da esperienze giovanili, divenendo così gelido, indifferente, poco portato a socializzare o semplicemente immischiasi in fatti che non lo riguardino direttamente. Eppure questa apparenza, che è solo una corazza costruita per sopravvivere, è destinata a cambiare totalmente: prima per il potente influsso che avrà su di lui Jeshua, e poi per la vicinanza di una donna che non meno di lui ha conosciuto cosa sia il dolore e la sofferenza.

«L’antagonista più spietato incontrato nel suo romanzo è il gesuita Hayder, che incarna il lato oscuro e manipolatore della Chiesa. Dalle parole di Jeshua: “non sono io a rappresentare un pericolo per la fede che dici di voler difendere… tu piuttosto bada a te stesso perché il male ama servirsi della superbia di uomini dalla mente brillante, ma nel cui petto si cela un cuore avvizzito”. Come ha gestito la caratterizzazione di un personaggio tanto crudele e negativo?».
Questo non è stato davvero difficile: innumerevoli esempi storici, ma anche attuali, non mancano di simili individui che considerano il potere come l’unica cosa per la quale valga la pena di vivere.

«So che per la scrittura de Il Guaritore si è ispirato agli studi compiuti da Ada Yardeni e Binyamin Elitzur su una tavola di pietra incisa conservata nell’Israel Museum di Gerusalemme. Cosa hanno dimostrato i due studiosi, e come si è collegato alle loro ricerche?».
In sintesi, i loro studi vertono su una tavola di pietra che riporta un’iscrizione dalla quale si potrebbe dedurre che, nei primi anni dell’era cristiana, in Israele ci furono almeno due profeti e altrettante resurrezioni.

«Il Guaritore parla anche di viaggi nel tempo. Ipotizzando che un giorno ciò sarà possibile, in quale epoca storica vorrebbe approdare, e perché?».
Siccome ho letto parecchio e ormai penso di saperne abbastanza sui vari grandi uomini che hanno forgiato la storia antica, e che comunque non sono poi tanto differenti uno dall’altro, a incuriosirmi davvero rimane un’unica straordinaria personalità. Sì, certo, è ovvio; in Palestina, negli anni in cui a Roma dominava l’imperatore Tiberio!

«Vuole raccontarci di cosa parla il suo precedente romanzo Il Simbolo?».
La trama del Il simbolo si snoda attraverso il vasto e movimentato affresco storico-sociale del primo secolo dell’era cristiana. Ambientato dapprima a Gerusalemme, poi in Grecia, Roma ed Egitto, si conclude su una spiaggia della Palestina qualche tempo dopo il grande assedio di Gerusalemme per opera delle legioni di Vespasiano e Tito. Protagonista inconsueto è Ben Hamir, figlio di una dissoluta cortigiana, amatore di professione e uomo di grande bellezza, sensibilità e intelligenza, che riuscirà a entrare nei circoli più esclusivi del potere imperiale. Grazie a questo e per incarico di Tiberio, sarà testimone e attore degli eventi che hanno influito sulla storia di quegli anni e, in modo del tutto imprevedibile, pure sul nascere del cristianesimo.

Damiano Leone (Trieste, 1949) è uno scrittore appassionato della storia antica, dell’arte e della letteratura classica. Pubblica i romanzi “Enkidu” (Leucotea, 2012), “Lo spettatore” (Leucotea, 2015), “Il simbolo” (Gabriele Capelli Editore, 2018) e “Il Guaritore” (Gabriele Capelli Editore, 2020).

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