© Sololibri.net, 19.08.2019
Recensioni di libri
“La conta degli ostinati” di Giorgio Genetelli
Giorgio Genetelli, classe 1960, ha fatto il falegname prima di provarsi come giornalista sportivo, tra mestieri improvvisati e occasionali, scoprendosi scrittore. La prima opera è un romanzo (Il Becaària), ma ha scritto libri d’arte e soprattutto racconti brevi e brevissimi. La conta degli ostinati (Gabriele Capelli Editore, 2017), un libercolo tascabile di 18 racconti in 156 pagine, è stato segnalato nel 2018 dalla giuria Premio Chiara.
L’autore ticinese presenta una folla di persone molto umane inquadrandole storicamente e geograficamente in modo così preciso da renderle famigliari ai lettori che conoscono o riconoscono i luoghi e i tempi. Un lavoro fortemente introspettivo (molti gli spunti autobiografici) e riflessivo, da attento osservatore dell’animo umano. Ma, forse, in questi personaggi bizzarri, c’è qualcosa di tutti noi.
Racconti di gente comune che ricordano l’umanità di Giovannino Guareschi, di gente di montagna e valle che ricordano quelli di Mauro Corona. Gente che insegue ostinatamente dei sogni impossibili, gente che ama all’impossibile o che non riesce ad amare i propri figli, gente che cerca di sopravvivere alla propria vita o anche solo a sé stesso: la Caterina, incompresa; il Rafel, rivoluzionario, il Pedra e il Climico, innamorati persi; l’Uomo, lo scemo. Tutti uniti da una caratteristica comune: l’ostinazione nel perseguire le loro idee fino all’estremo. Ma nelle valli del Ticino non manca nemmeno un novello Don Chisciotte, non certo l’unico a farsi paladino di una causa persa, come recita il capitolo a lui dedicato:
Inseguì una carriola ferma e abbandonata; si gettò in un formicaio urlando “Babele! Assaggerai il valore del mio braccio!”; si beccò un calcio da una vecchia alla quale aveva sottratto il bastone senza chiedere il permesso, poiché, diceva lui, era una velenosissima serpe in procinto di morderla mortalmente; si arrampicò su un roccia come se fosse una torre della Fortezza Bastiani, cadendo rovinosamente al’indietro in mezzo a un oceano di ortiche. Riuscì perfino a gettarsi da un ponte per agguantare una rana, scambiata per la perfida Angelica. (…) Il Panza, che in genere non capiva un cazzo di tutto quel volteggiare d’ira e di furore, seguiva quell’uomo per quella cosa misteriosa e irrazionale che si chiama amicizia.
Il Melchiade, novello terrapiattista:
Una volta era rotonda, probabile, una forma che però non conveniva. Sui stava di traverso, meno che in cima al polo nord, o appesi sotto e le acque andavano dappertutto senza controllo. Una fatica assurda. Non so come e chi o quando, ma hanno fatto come con la pasta sfoglia: spianata.
Il Senesio è seriamente preoccupato dalla prescrizione del medico che si è raccomandato che abbia a bere più acqua che vino, ma come farà a bersi sei litri di acqua al giorno?
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