© cult – Il mensile culturale RSI
Giugno 2018
“La chiave nel latte”, Alexander Hmine
Gabriele Capelli Editore
di Massimo Gezzi
Nel 1976 una ragazza incinta fugge dal Marocco e vola in Svizzera, dà alla luce suo figlio e lo affida a un’anziana vedova di nome Elvezia che vive nel Malcantone.
Comincia così la storia del protagonista di La chiave nel latte, romanzo d’esordio dello scrittore ticinese Alexandre Hmine che si è aggiudicato il Premio Studer/Ganz 2017 per l’opera prima.
Con uno stile brillante, una lingua mescidata e una narrazione organizzata in blocchi di poche righe, il libro racconta la crescita e la formazione umana e intellettuale del protagonista, proiezione autobiografica dell’autore, confrontato con il difficile compito di costruirsi un’identità complessa che tenga assieme le origine marocchine e il presente svizzero, l’italiano (e il dialetto parlato dall’Elvezia) e l’arabo, il desiderio impossibile di sentirsi parte di una famiglia e quello di emanciparsi da ogni dogma.