Fine febbraio 2018 – Prenotatelo in libreria
Noëmi Lerch
La Contadina
12×16.5 cm, 112 pp, Euro 12,00
GCE – Gabriele Capelli Editore
Traduzione dal tedesco di Anna Allenbach
Premio Schiller Terra-Nova 2016
Una ragazza passa un anno in un paesino sperduto tra le montagne, dove il nonno, grande scalatore, aveva costruito una casa di vacanza per accogliere la moglie che veniva “dall’altra parte del mondo”.
La ragazza, l’io narrante, lavora presso una contadina che da sola gestisce una fattoria di montagna (con qualche mucca, dei polli, un vecchio cavallo, un gatto e un po’ di terreno) e vive nella casa, ormai trasandata, dei nonni in compagnia del fantasma della nonna.
Il libro è scandito dalle stagioni: autunno, inverno, primavera, estate e autunno.
Al ciclo della natura si aggiunge quello della vita: nasce un vitello, muore un corvo…
Nell’apparente immobilità del paesaggio e del contesto rurale, il tempo scorre e quasi nessuno viene chiamato per nome, tranne gli animali e un ragazzo del paese.
Sull’arco di un anno si intrecciano due mondi, uno concreto (la vita insieme alla contadina e gli abitanti del paese, il lavoro in stalla e sui campi) e uno onirico (i ricordi, i desideri, i sogni, la convivenza con la “nonna morta”).
L’autrice definisce la contadina una specie di cardine tra mondo animale e mondo umano, tra natura e civilizzazione, tra vita e morte… mentre l’io narrante si muove tra due vite che sembra non riuscire a conciliare.
Noëmi Lerch, nata nel 1987 a Baden, Svizzera, ha studiato presso l’Istituto letterario di Bienne e l’Università di Losanna. È redattrice della rivista letteraria e di viaggio Transhelvetica, propone serate di lettura e musica con il duo Käser & Lerch ed è membro del Literaturbüro Olten. In inverno vive nel Canton Argovia mentre d’estate lavora su un’alpe.
Estratto – quarta di copertina
Faccio un esperimento: mi piazzo là in alto davanti al fienile, le mani nelle tasche dei pantaloni e non sono più quella con le gambe smilze, come un giorno ha detto la Contadina, ma un contadino con gli stivali ben radicati nella terra.
Questa postura non dura a lungo. Recintando il prato sotto la stazione mi pungono i tafani, scivolo su una pietra e finisco in mezzo ai cardi. Vado avanti, mi piego per prendere una scatola di latta e con la faccia finisco nelle ortiche. Quando mi alzo picchio la testa contro un ramo. Con il machete taglio i cardi, le ortiche e i rami. Stai attenta a non tagliarti le gambe, ha detto la Contadina. Quando, infine, attacco il machete alla cintura mi taglio il dito. Finito di recintare mi sdraio sulla panchina davanti a casa. Eppure recintare è la cosa più semplice del mondo, dice la Contadina.
Buongiorno,
Credo che questo libro è di una piacevole lettura.
Io conosco la vita dei contadini, i miei genitori lo erano, e sono contenta di averla vissuta fino ai 20 circa. Anche se era molto dura, ma ho imparato tanto, dai miei. Poi era in una valle sperduta fra le mintagne, un po’ come la trama del libro.
Poi la vita mi ha portato altrove, ma ho gioito nel leggere alcune cose che ha scritto questa donna.