In preparazione – Disponibile da metà novembre 2017
Con Terra bruciata l’autore propone un romanzo dal profumo storico a cavallo tra realtà e finzione, dai ritmi spesso incalzanti, altre volte introspettivi e commoventi. La vicenda ruota attorno a quattro processi che si svolsero realmente tra il 1613 e il 1615 e i cui verbali – conservati negli Archivi di Circolo – sono stati trascritti fedelmente nell’italiano di oggi.
Il loro esame ha riportato alla luce nomi reali, personaggi storici, tradizioni popolari, presunti malefici, delitti efferati, torture atroci, assurde superstizioni e palesi ingiustizie del nostro passato, che hanno contrassegnato le valli alpine e tutta l’Europa.
Estratto – Dalla quarta di copertina:
Il fabbro si levò dal tavolo e si mise a rigovernare la cucina, meditabondo.
«Tu non puoi intervenire contro i tuoi protettori, signor Ministro di Giustizia; sarebbe la tua rovina! Mentre io… sono troppo vecchio per lottare ancora. Mi hanno già cacciato una volta, in passato, ricordi? Il Comungrande di Mesolcina e Calanca non è pronto per accogliere idee innovative in materia criminale. Pure tu sei vittima del tuo successo.»
«Che cosa intendi dire?»
«Hai portato in valle i precetti giudiziari elaborati nel Malleus Maleficarum su cui poggiano oggi gli Statuti criminali. E io credo che dovranno passare almeno altri cent’anni prima di un rinnovamento generale.»
«E nel frattempo quante erboriste, levatrici, semplici massaie finiranno al rogo?», chiese con sarcasmo il boia.
«Di che ti preoccupi, signor Ministro di Giustizia? Il tuo lavoro sarà sempre garantito!», affermò con cinismo.
«Ma è doveroso tentare!» proseguì con ardore Kasper, levandosi in piedi in tutta la sua possanza.
L’ex magistrato non si scompose.
«Non vi è nulla che possiamo fare, mi dispiace; i tempi non sono ancora maturi, te lo assicuro. Vi sono troppi interessi in gioco. La Giustizia serve ai casati più influenti per fare terra bruciata dei propri nemici, per debilitarli e seminare l’infamia tra le loro mura; per espropriare terre, pascoli, campi e armenti, per arricchirsi maggiormente. Il popolino vive pur sempre asservito a queste famiglie potenti, in Mesolcina come altrove, non diversamente dai tempi dei Trivulzio. Se ora ci ribellassimo, saremmo trattati come
dei comuni criminali, e forse addirittura impiccati!»