Rigor mortis per Lupe


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Tommy Cappellini
Rigor mortis per Lupe

Romanzo
GCE – Gabriele Capelli Editore
12×16.5 cm, 128 pp, CHF 16,00, EURO 14,50
ISBN 978-88-97308-42-3

Hollywood 1944: l’amore impossibile di un adolescente per la focosa star della serie «Mexican Spitfire».

«David, domattina mi aiuti a riportare in vita il parco di miss Vélez. Joel ha chiesto giornata libera. Non ci sei che tu». Con questa richiesta da parte del padre – giardiniere nelle ville di Hollywood negli anni Quaranta – inizia l’adolescenza di David Donaz, o meglio il suo primo amore, mai sopito nemmeno decenni più tardi, per Lupe Vélez, la sfortunata Mexican Spitfire di tanti film di successo, taluni purtroppo dimenticati, e moglie di Johnny Weissmuller. E sentimentalmente legata, per un certo periodo, tra gli attori celebri, a Gary Cooper, Arturo de Córdova e altri.

Dai giorni dello sbarco in Normandia al 13 dicembre 1944, data del suicidio «in abito da gran sera» dell’attrice forse dai troppi amanti (sensuale come può esserlo una creatura di San Luis Potosí, Messico, ritrovatasi in cima allo star system, sempre applauditissima, un’autentica Nanà che avrebbe inorgoglito Émile Zola), David non farà che pensare a lei, all’unico mattino in cui l’ha incontrata e a una carezza affettuosa per lui indimenticabile. E metterà in atto ogni tattica – viscerale, irrazionale quanto ingenua – per poterla rivedere.

Intorno a David, il taciturno padre, ebreo laico, vedovo, gran lavoratore; la pietista zia Dorothy, dal dente avvelenato verso quel «lupanare di Beverly Hills», secondo il frasario del marito siculo, che l’aveva abituata a questa parola per definire un bordello di infima classe; l’emancipata vicina Marion; i compagni di classe con cui «prendere in prestito» un sidecar per recarsi a Rodeo Drive in pellegrinaggio amoroso alla villa di Lupe o litigare a proposito di quegli scrittori tedeschi «impolitici» emigrati sotto le palme della California.

Tommy Cappellini è nato a Cantù nel 1975. Ha studiato a Como. Ha fondato, ventenne, una piccola casa editrice, pubblicando, tra gli altri, Yves Simon, Gerhard Köpf, Jean Baudrillard e Antonio Moresco. Ha lavorato presso Mondadori, Sperling & Kupfer e Frassinelli. Per molti anni a «Il Giornale», poi al «Corriere del Ticino», vive in Svizzera.


RECENSIONI

Lupe Vélez storia d’amore in una carezza
di Daniele Abbiati
© Il Giornale.it – 19/08/2017

«Una carezza così non la si dà a tutti».
Quanti di noi l’hanno pensato, ricevendo la stessa carezza? L’amore possiede questa forza bipolare: ti fa sentire unico nella tua banalità dell’essere innamorato. Il gesto più semplice che agli occhi del mondo, là fuori, appare come una cortesia, una gentilezza, al massimo un moto di simpatia, per te è il suggello definitivo e perenne alla passione, eternato dalla ceralacca dei sensi.

E quando una carezza te la dà Lupe Vélez… David Donaz ha quattordici anni quando riceve tale grazia. Per caso l’aiutante di suo padre, giardiniere, quel giorno non era disponibile. Per caso papà aveva chiesto al figlio di dargli una mano. Per caso la sublime diva messicana, di sangue caliente ed equilibrio instabile, era in casa, nella sua villa di Beverly Hills. Per caso sul volto imberbe di David cade, come una struggente stella cadente, la carezza di Lupe. Così David esce dall’infanzia degli studi, delle letture appassionate, delle ramanzine della zia bigotta, degli annoiati pomeriggi con i compagni di scuola. Ed entra in un’adolescenza subito adulta, dove il peso della responsabilità e del tormento fanno di lui un cavaliere all’esclusivo servizio della sua dama.

È un romanzo da leggere in bianco e nero, questo di Tommy Cappellini. E un tono noir ha il titolo: Rigor mortis per Lupe (Gabriele Capelli Editore, pagg. 126, euro 14,50). In bianco e nero come i film di Lupe, in quegli anni Quaranta della sua consacrazione hollywoodiana, stroncati, per lei e per il suo giovanissimo spasimante, da un suicidio che fu e resta misterioso, il 13 dicembre del 1944. In bianco e nero come la guerra che intanto stanno combattendo altrove, molto altrove, tanti David con qualche primavera in più e molte paradisiache sensazioni in meno. È un’educazione sentimentale più parnassiana che flaubertiana, un omaggio all’insondabile divinità dell’amore. La madeleine di quella carezza donatagli nel primo e unico incontro è la manna caduta dal cielo per il protagonista che ora, trentatreenne, se ne nutre con la stessa fame. Proprio sul limitare dei trentatré anni, nel 2007, Tommy Cappellini cesellò questa storia, concedendo a chi scrive il privilegio di un assaggio. E ce la regala ora. Non è una carezza, ma una sigaretta senza filtro fumata dopo aver bevuto qualcosa di forte. Ne avevamo bisogno.



Corriere del Ticino


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