Pedro Lenz, “Primitivo”


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Pedro Lenz
Primitivo
Romanzo
15×21 cm, 184 pp, Euro 18,00
ISBN 978-88-31285-13-1

Disponibile anche in versione digitale su più piattaforme.

Premio di letteratura del Canton Berna 2021 (versione tedesca)

Traduzione dallo svizzero tedesco di Amalia Urbano


Servizio televisivo a cura di Cristina Savi dedicato a “Primitivo”, l’ultimo romanzo di Pedro Lenz. Turné, RSI LA1, 20.11.2021.
“Per gentile autorizzazione della RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.”


Charly sta seguendo un apprendistato come muratore. Il suo mentore è Primitivo, un operaio spagnolo che gli mostra come diventare un buon muratore e, naturalmente, i suoi insegnamenti non si fermano alla professione ma ha in serbo ogni sorta di consigli: sull’amore, la politica, i soldi e la vita in generale.

Pedro Lenz ambienta la storia all’inizio degli anni Ottanta a Oberaargau, nella zona di Langenthal, dove è cresciuto lui stesso.


Dalla postfazione di Reto Sorg, direttore del Robert Walser-Zentrum di Berna

Libri e mattoni, come dire: Charly la belva curiosa

Chi sente parlare di “Primitivo” associa immediatamente il termine al vino rosso italiano. Ma in questo romanzo Primitivo è il nome di un lavoratore emigrato, di origine spagnola, che vive in Svizzera. Vi è poi un altro protagonista del romanzo, l’apprendista Charly, che racconta la movimentata vita del suo paterno amico.
Il cantiere funge da centro simbolico del libro. Attraverso le diverse tipologie di personaggi che si incontrano e lavorano insieme, quel luogo sta a rappresentare l’operosità, la collegialità e il progresso, ma anche l’imponderabilità dell’esistenza.

La trama vede alternarsi due figure protagoniste. Attraverso quella dell’anziano che ha viaggiato per il mondo, Charly, vissuto solo in provincia, scopre nuovi orizzonti. Primitivo, invece, ricorda la sua vita da emigrante per mezzo delle confidenze fatte al giovanotto. È palese che Pedro Lenz attinga alcuni elementi chiave del romanzo dalla propria biografia: la storia si svolge nel 1982 a Langenthal e dintorni, dove Lenz è cresciuto e dove Charly, proprio come l’autore a suo tempo, fa l’apprendistato da muratore e ha una madre di origine spagnola.

Nel tessere insieme la vita di Charly e quella di Primitivo, il romanzo riunisce in sé i temi più di-versi: criminali nazisti scomparsi, oro sporco, poesia moderna, migrazione, pubertà e felicità, emarginazione ed emancipazione giovanile.

“Primitivo” è una magnifica arringa in favore della narrazione, di questa prassi popolare, seguita per generazioni, fortemente radicata nella quotidianità che unisce inevitabilmente il vissuto all’immaginario – senza la quale la nostra cultura sarebbe impensabile. La lettura del romanzo ha lo stesso effetto di una bottiglia di ottimo vino rosso: sa ravvivare e rallegrare, calmare e incantare, chiarire e spiegare, comprimere e disperdere, estasiare e inebriare, sa renderti felice e pensieroso – tutto questo in una volta sola, in uno stesso momento.


Pedro Lenz si è diplomato nel 1984 come muratore. In seguito ha conseguito la maturità nel 1995. Ha studiato per un semestre Letteratura Spagnola presso l’Università di Berna. Dal 2001 lavora a tempo pieno come scrittore.
Lenz scrive su diversi giornali e riviste, attualmente per la NZZ e la WOZ. Ha scritto articoli per vari gruppi di teatro e per la Radio Svizzera. Pedro Lenz vive a Olten.

Per la GCE ha pubblicato “In porta c’ero io!” (2011) e “La bella Fanny” (2019).
Nel 2014 la regista Sabine Boss cura la trasposizione cinematografica del romanzo.

Premi
* Premio letterario svizzero, 1994
* Borsa di studio letteraria della città di Berna a Glasgow, 2005
* Premio alla cultura „Goldener Biberfladen Appenzell“, 2005
* Premio alla cultura della città di Langenthal, 2005
* Premio letterario del Canton Berna, 2008
* Premio letterario del Canton Berna per “Der Goalie bin ig” (In porta c’ero io), 2010
* Premio alla cultura dell’Ufficio Federale della Cultura, 2010
* Selezione al Premio svizzero del libro per “Der Goalie bin ig” (In porta c’ero io), 2010
* Premio Schiller per la letteratura per “Der Goalie bin ig” (In porta c’ero io), 2011
* Premio svizzero della scena 2015


Amalia Urbano è nata a Zurigo. Ha conseguito la Laurea in traduzione presso la Scuola Superiore per interpreti e traduttori di Trieste nel 1986 (tedesco, francese, spagnolo), ha insegnato tedesco nelle scuole secondarie superiori per 17 anni in Italia e dal 2008 al 2017 ha ricoperto l’incarico di lettrice ministeriale presso la Humboldt Universität di Berlino dove, oltre ad altri sette corsi, ha tenuto per nove anni il corso di traduzione dal tedesco in italiano. Per i suoi studenti ha organizzato numerosi incontri sulla traduzione con grandi traduttori contemporanei come Moshe Kahn, Anette Kopetzki, Marina Pugliano, Hinrich-Schmidt Henkel e altri ancora.
Ha deciso di mettere a frutto le sue conoscenze frequentando il laboratorio di formazione per traduttrici e traduttori editoriali presso la casa dei traduttori Looren.
Per la GCE ha tradotto il romanzo “La bella Fanny” di Pedro Lenz.


I romanzi di Pedro Lenz pubblicati da GCE



RECENSIONI / SEGNALAZIONI

© L’Indice dei libri del mese, Maggio 2022

Si impara con le mani
di Claudio Panella

Pedro Lenz PRIMITIVO
ed. orig. 2020,
trad. dallo svizzero tedesco di Amalia Urbano,
pp. 184, € 18,
Gabriele Capelli, Mendrisio CH 2021

In una nota polemica contro Jean Charles Sismondi, il quale nel 1836 ebbe l’ardire di sostenere che i lavoratori “non pensano”, Niccolò Tommaseo affermava: “Nessuno dice che i calzolai debbono giudicar di pittura: ma chiamarli animali muscolari, braccia e non teste, e un dirli stupidi per natura e bruti, è bestemmia”.

A distanza di quasi due secoli, pur avendo sviscerato per decenni il concetto di alienazione marxianamente inteso, il fatto che chi svolge lavori manuali abbia “braccia” e non “testa” è un luogo comune duro a morire. Non mancano però esempi di scrittori, per lo più d’origine proletaria, impegnatisi a screditare questo stereotipo e tra costoro figura a buon diritto Pedro Lenz, svizzero tedesco classe 1965 che nei primi anni ottanta ha deciso di lasciare gli studi per mantenersi come muratore. Lo stesso accade nel suo ultimo romanzo tradotto in Italia, Primitivo, al protagonista Charly che nell’estate del 1982 ha diciassette anni e vive vicino a Langenthal, come l’autore. Il racconto del suo apprendistato da manovale testimonia che mentre si lavora in un cantiere, sovente all’aperto e applicando una certa creatività alle contingenze del mestiere, si racconta e si pensa eccome. Le figure di “animali muscolari” sono anzi un’eccezione poiché il giovane Charly incontra soprattutto buoni maestri, dai capomastri Hofer e Franck che dispensano saggi consigli, al responsabile del tirocinio Saager che si arrabbia di fronte a una calligrafia poco curata (“scrittura non degna della mano di un muratore”) e dichiara: “l’uomo non impara solo con la testa ma anche attraverso il movimento delle mani”. Su tutti questi personaggi spicca però colui al quale il romanzo è consacrato fin dal titolo, Primitivo Pérez, il vero mentore di Charly:

“Sapeva disegnare e spiegare bene. E capiva molto di prospettive e cose del genere. Probabilmente, se fosse andato a scuola più a lungo, sarebbe diventato architetto. Ma per me sarebbe stato un peccato, perché in quel caso non lo avrei potuto conoscere. E, comunque, aveva un modo di raccontare!”.

Nelle prime pagine, l’uomo rimane vittima di un incidente sul lavoro e nelle successive se ne ricostruiscono la vita avventurosa e i lasciti. Operaio spagnolo sfuggito al franchismo emigrando prima in America l atina e poi in Svizzera, il sessantenne Primitivo condivide con il protagonista un grande amore per la letteratura. Con le sue massime (“Dai poeti c’è sempre da imparare”; “Tenere un libro nella mente richiede meno posto di un libro tenuto sulla libreria”) pronunciate durante i turni al cantiere o nella quiete della sua modesta abitazione dove Charly viene regolarmente invitato, Primitivo mette in atto – con premonizione della sua morte precoce – una pratica collaudata tra le classi popolari: quella della trasmissione orale che sola preserva le storie private e la storia collettiva di ogni generazione. Primitivo rievoca così la guerra di Spagna e pagine oscure della Seconda guerra mondiale, spingendo il giovane apprendista a chiedere appuntamento a un’insegnante di storia per saperne di più. Charly stesso ha difatti origini spagnole ma il nonno aveva supportato il franchismo, a differenza dell’anarchico Pérez. Con i suoi racconti, il romanzo assume caratteri quasi picareschi, pur restando innanzitutto il Bildungsroman di Charly alle prese con l’elaborazione di un lutto che nel finale si fa morale esplicita:

“Sei adulto quando capisci che non puoi vivere un’intera vita senza sporcarti mai”.

Tra gli altri luoghi comuni che Lenz incrina nei suoi testi c’è poi quello della Svizzera come terra autarchica e poco permeabile alle migrazioni. Intorno a Primitivo e Charly, in questo romanzo, lavorano Ramiro, Hermo, Toledo, Julio, Lucio, Ugo, Benno, Kujaani, ovvero spagnoli, italiani e slavi per cui “l’italiano era una specie di lingua di collegamento tra tutte le altre”; e poi il portoghese Ricardo, traumatizzato dalle guerre coloniali che il suo paese l’ha costretto a combattere in Africa, o Sebastiano “mezza-mano” al quale una sega circolare ha tranciato via tre dita.

Inoltre, analogamente al Breve trattato sui picchiatori nella Svizzera italiana degli anni Ottanta (Laurana, 2021) di Manuela Mazzi, Lenz passa in rassegna i ritrovi, i locali e le passioni alcolico-musicali della propria generazione con in più la peculiarità di scrivere in Schwitzerdütsch, dialetto bernese, e le conseguenti difficoltà traduttive, sia per la sintassi oraleggiante ma priva di virgolette a segnalare il parlato, sia per il lessico tecnico (“la livella”, “la taloscia”, “il cassero”, “la cassaforma”). Per un filmato di quella parlata e delle precarie condizioni di sicurezza sul lavoro nella medesima provincia elvetica, si veda il recente documentario Schwarzarbeit (2022) di Ulrich Grossenbacher.

Link: L’Indice


© Ticino7 n. 8, LaRegione, 26.02.2022

Letteratura

Perché tu possa ascoltarmi
Un incontro con lo scrittore svizzero Pedro Lenz
Di Samantha Dresti

Link: Ticino7


Recensione podcast a “Primitivo” di Pedro Lenz
A cura di Valeria Camia

La Rubrica di Sconfinamenti a Radio LoRa italiana.

RAI Radio 3, Fahrenheit, 30.12.2021

Intervista allo scrittore Pedro Lenz, autore del romanzo “Primitivo”.

Link per riascoltare la trasmissione

© Le Monde diplomatique Italia – il manifesto, 15.12.2021

Link: il manifesto


© Globalist. Giornale dello spettacolo, 13.12.2021

Pedro Lenz racconta la dura vita degli emigranti in Svizzera: un brano dal suo romanzo

Pubblichiamo un estratto da “Primitivo”, storia ambientata negli anni ’80 tra lavoratori venuti dalla Spagna e con inquietanti rimandi al passato del ’900 più drammatico.

Ricordate la canzone “Pablo” dall’album “Rimmel” di Francesco de Gregori? Canta di un emigrante spagnolo, Pablo appunto, che inizia alla consapevolezza politica un emigrante italiano e, da quanto rimanda il testo, viene ammazzato per la sua azione politica “hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo” canta il cantautore). È da un paio di mesi nelle librerie un romanzo che ha un “aggancio” in qualche modo analogo che rimanda agli emigranti al lavoro in Svizzera pur se se è meglio non mescolare le carte e fermarsi qui con i parallelismi.

Il romanzo è “Primitivo” (Gabriele Capelli editore, pp. 184, euro 18,00 traduzione di Amalia Urbano), dello scrittore svizzero tedesco Pedro Lenz.
Come ricorda la nota stampa, in questa vicenda ambientata nella Svizzera tedesca degli anni ’80, “il giovane Charly, muratore per scelta, cerca la sua idea del mondo accompagnato dagli insegnamenti di Primitivo, vecchio emigrato spagnolo e compagno di cantiere. Quando Primitivo muore sul lavoro, Charly deve scendere a compromessi con l’età adulta, tra ricerca di emancipazione e scomode inaspettate eredità dell’amico legate ai crimini nazisti”.

Il romanzo ha ricevuto i premi di Letteratura del Canton Berna 2021 e il Literaturpreis Dreitannen 2021. Lenz si è effettivamente diplomato nel 1984 come muratore, ha preso la maturità nel 1995, dal 2001 è scrittore a tempo pieno.

Pubblichiamo qui di seguito un estratto per gentile concessione dell’editore.

Pedro Lenz: quando Charly rispose per le rime a Primitivo

Ma comunque volevo raccontare di un altro episodio legato a Primitivo. Una volta, quando avevo appena iniziato l’apprendistato, durante la pausa pranzo, Arturo, un altro spagnolo come lui, mi comincia a sfottere parlando di ragazze. Chiedendomi se avessi già una ragazza o magari più di una. Se avessi già fatto qualche esperienza e se mi fosse piaciuto e altre cose del genere di cui magari si può parlare tra amici, ma di certo non al lavoro e con colleghi che cercano il minimo pretesto per poterti prendere in giro. A ogni domanda che mi faceva c’era qualcuno che rideva con cattiveria.
Io avevo risposto che la cosa non lo riguardava. E poi, siccome Arturo non la finiva più di fare battute stupide, a un certo punto mi sono stufato: ma cosa te ne frega di sapere con chi sono andato a letto e quante volte è successo. Io non faccio lo spaccone con storie di donne.
Come no, è che non vuoi ammettere di non averlo ancora fatto, se non da solo, aveva risposto Arturo, ridendo a crepapelle. Ma prima o poi devi pure toccare qualcuna. Mica puoi sempre solo dire belle parole. Non si tratta di questo, ho risposto. Si tratta del fatto che mi domandi cose che non ti riguardano. Io non ti chiedo mica con chi e quante volte tua moglie lo fa in Spagna, mentre tu sei in Svizzera e dici fesserie.
Non avevo nemmeno finito di pronunciare la frase che Arturo mi aveva già mollato un bel ceffone. Per non perdere l’equilibrio mi sono dovuto tenere alla sua giacca e quando stava per darmene un altro Primitivo, con tutta calma, gli aveva detto di smetterla. Gli fa: Vale ya!, che significa più o meno: adesso basta. Primitivo non l’aveva detto a voce alta, ma piuttosto piano, siccome però aveva una voce molto profonda faceva quasi più impressione che se avesse gridato. Arturo mi ha lasciato stare. Poi, quando abbiamo ripreso a lavorare, Primitivo mi ha detto che non dovevo mai più dire una cosa del genere, ma davvero mai, mai più. E che era già abbastanza difficile vivere soli in un paese straniero, se poi ci si doveva anche preoccupare della propria moglie rimasta a casa, allora era davvero troppo.
Non riuscivo a cogliere la logica in tutto questo. Che la smettesse di provocarmi se poi aveva paura delle risposte, gli ho detto, e che non sapevo cosa farmene di quei discorsi stupidi sull’onore e sull’orgoglio e di quel continuo parlare a vanvera. Per me orgoglio e onore erano due parole di stampo nazista. E se Arturo pensava di poter intrattenere il pubblico delle baracche a spese mie, allora aveva sbagliato persona, visto che a dire stupidaggini ero capace anch’io.
Doveva averlo colpito molto che un ragazzino come me potesse fare un discorso così.
Mi aveva guardato a lungo, e dopo aveva detto che forse non avevo poi tutti i torti. Però dovevo capire che era davvero dura stare lontani dalla propria moglie per nove mesi solo perché la legge era stata concepita in maniera tale da non permettere agli emigranti di stare con la propria famiglia. E dopo, per un attimo, non abbiamo detto più nulla.
Poi mi aveva chiesto cosa pensavo di fare sabato mattina. Ho risposto di non saperlo ancora, ma quando il venerdì sera andavo a zonzo con gli amici poi il sabato mattina facevo delle grandi dormite, fino a quando mio padre non si scocciava e mi buttava giù dal letto.
Allora mi ha detto di fare un’eccezione sabato prossimo e, invece di dormire, di passare da lui alle otto. Avrebbe preparato una bella colazione e avremmo potuto fare ancora discorsi stupidi riguardanti l’onore, l’orgoglio e la dignità.
Alle otto? Mi sembra molto presto per essere un sabato libero.
Alzarsi presto è una cosa molto bella, soprattutto se non siamo obbligati a farlo, cioè se lo facciamo di nostra spontanea volontà.
Ma dimmi, Primitivo, il cancello d’ingresso è già aperto il sabato mattina a quell’ora?
Certo che sì.
Allora, grazie per l’invito.
Non c’è di che.

Link: Globalist


© Turné, RSI LA1, 20.11.2021

Servizio televisivo a cura di Cristina Savi dedicato a “Primitivo”, l’ultimo romanzo di Pedro Lenz. Turné, RSI LA1, 20.11.2021.
“Per gentile autorizzazione della RSI Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.”

© Mangialibri, 25.11.2021

Primitivo
Articolo di Franco Bonanni

Autore: Pedro Lenz
Traduzione di: Amalia Urbano
Genere: Romanzo
Editore: Gabriele Capelli Editore 2021
Articolo di Franco Bonanni

“Comunque, quello che stavo per dire è che Hofer si era diretto verso di noi con lo sguardo fisso nel vuoto e ci era sembrato che stesse barcollando più del solito. Ragazzi, ascoltate un attimo, dice, devo dirvi una cosa triste, una cosa terribile. C’è stato un incidente, un brutto incidente. Primitivo si trovava nel cantiere di Madiswil ed è rimasto schiacciato da un cassero. Non ce l’ha fatta. È morto. Non è vero! ho gridato d’impulso, forse perché non volevo che fosse vero”.

Svizzera, 1982. Charly ha trascorso l’intera giornata chiudendo tracce di impianti sanitari ed elettrici, un lavoro facile ma scomodo, noioso. Un lavoro da apprendista, del resto “era dai lavori semplici che si riconosceva il bravo muratore”. Giunta la sera un collega informa il ragazzo della morte di Primitivo, un manovale giramondo nato in Spagna oltre sessant’anni prima. Primitivo, poco più che quindicenne, aveva preso parte alla guerra civile spagnola schierandosi dalla parte degli anarchici, e, dopo l’ascesa del dittatore Franco, aveva lasciato la Spagna consacrandosi all’avventura, all’indeterminatezza del futuro più prossimo. I soggiorni in Canada, Uruguay, Messico e gli improbabili incontri con esuli nazisti, avevano reso il vecchio manovale un filosofo in stile Diogene, esplicito nei silenzi e sibillino nelle parole, in grado di profondere nelle più ovvie affermazioni le più abissali verità della vita umana. Divenuto quasi un moderno Socrate per l’apprendista, Primitivo con la propria morte conferisce a Charly la più importante delle responsabilità. Lo rende padrone ed amministratore di ciò che, dopo la morte, egli ha lasciato nel mondo: null’altro che un preziosissimo ricordo…

Primitivo di Pedro Lenz è un testo magnifico per molte ragioni.
Innanzitutto per l’innovativa impostazione formale. Improbabili accostamenti di parole, affermazioni laconiche e stupefacenti al contempo, una punteggiatura limitata a sporadici punti e virgole sono in grado di condensare quella spinta, presente in ognuno di noi, a raccontare ciò che ci accade, oralmente ancor prima che attraverso la parola scritta. Nel romanzo punti e virgole – prima di essere segni di punteggiatura – rimandano alle pause, al tono, al ritmo proprio della lingua parlata. Scrive Reto Sorg nella postfazione: “La moltitudine dei termini strani, di laconiche osservazioni, di locuzioni giocose, d’ironiche capriole non ricorda una lingua scritta zelante e infiorettata, ma piuttosto il mescolio vivace e piacevole delle parole nell’atto del parlare …”.
In secondo luogo è rilevante il rapporto tra il protagonista, Primitivo, e ciò che viene narrato. Primitivo muore in apertura, cosi che a Charly spetta l’onere di tracciare uno schizzo della vita dell’amico. Il ragazzo non ha che una minima e parziale conoscenza della vasta e complessa vita del manovale, ne è consapevole, così come è consapevole di poter solamente dare una personale interpretazione delle brevi ed acroniche rivelazioni fattegli da Primitivo nel corso dell’anno in cui si sono conosciuti. Pertanto è interessante la modalità in cui il giovane apprendista decide di far affiorare eventi significativi della vita di Primitivo, ossia ponendoli in corrispondenza di eventi significati della propria vita, traendone spunti per osservare in prospettiva sé stesso e, in qualche modo, per migliorarsi. Il finale sembra rivelare che è in questo modo che Primitivo intende sopravvivere alla morte: attraverso un ricordo che non sia fine a sé stesso, ma che sia fecondo e prolifico per chi lo custodisce.

Link: Mangialibri


© Classtravel, 25.11.2021

Libri in valigia

Primitivo

Premio di Letteratura del Canton Berna 2021 – Premio Literaturpreis Dreitannen 2021, “Primitivo” è l’ultimo romanzo di Pedro Lenz pubblicato da Gabriele Capelli Editore e tradotto dallo svizzero tedesco da Amalia Urbano.

Dopo i pluripremiati In porta c’ero io! e La bella Fanny, Pedro Lenz torna con uno straordinario racconto e con il suo inconfondibile stile dai richiami orali. Primitivo è una storia di formazione intensa, delicata e toccante: quella del giovane Charly, che vive nella Svizzera tedesca e ha una madre spagnola, fa l’apprendista muratore invece di andare a scuola perché ha deciso che il suo posto è la working class, e senza farsi sconti cerca le proprie idee e collocazione nel mondo.

Charly legge, chiede, prende posizione e trova in Primitivo, un vecchio muratore spagnolo emigrato, un compagno e punto di riferimento fondamentale per la propria crescita. Quando Primitivo resta ucciso in un incidente sul cantiere, la vita di Charly subisce una svolta: non soltanto dovrà rafforzare l’attaccamento agli insegnamenti del vecchio compagno nonostante tutti e tutto, ma si troverà anche a fare i conti con eredità inaspettate e scomode, che rischieranno di mettere in discussione la coerenza dell’amico e che segneranno indelebilmente il suo passaggio all’età adulta.

In Primitivo la scrittura di Pedro Lenz scorre come un lungo dolce discorso, il ritmo delle parole accompagna senza sbavature le vicende di Charly, tra criminali nazisti scomparsi, oro sporco, poesia, migrazioni, lavoro, antimilitarismo, pubertà, emarginazione e ricerca di emancipazione culturale. In gran parte ispirato alla giovinezza e all’esperienza dell’autore, il romanzo realizza l’affresco di un’epoca, i primi anni ‘80 nella Svizzera tedesca, ma allo stesso tempo porta il lettore in un viaggio attraverso mezzo mondo, a ritrovare quelle idee che nella storia hanno mosso interi popoli. ù

DALLA POSTFAZIONE DI RETO SORG Primitivo è una magnifica arringa in favore della narrazione, di questa prassi popolare, seguita per generazioni, fortemente radicata nella quotidianità che unisce inevitabilmente il vissuto all’immaginario – senza la quale la nostra cultura sarebbe impensabile. La lettura del romanzo ha lo stesso effetto di una bottiglia di ottimo vino rosso: sa ravvivare e rallegrare, calmare e incantare, chiarire e spiegare, comprimere e disperdere, estasiare e inebriare, sa renderti felice e pensieroso (…)

L’AUTORE Pedro Lenz si è diplomato nel 1984 come muratore. Ha conseguito la maturità nel 1995. Ha studiato per un semestre Letteratura Spagnola all’Università di Berna. Dal 2001 lavora a tempo pieno come scrittore. Scrive su diversi giornali e riviste, per vari gruppi teatrali e per la Radio Svizzera. Vive a Olten (Svizzera). Per Gabriele Capelli Editore ha pubblicato i romanzi In porta c’ero io! (2011) e La bella Fanny (2019). http://www.pedrolenz.ch Premi: Premio Letterario Svizzero, 1994; Borsa di studio letteraria della Città di Berna a Glasgow, 2005; Premio alla cultura “Goldener Biberfladen Appenzell”, 2005; Premio alla cultura della Città di Langenthal, 2005; Premio letterario del Canton Berna, 2008; Premio letterario del Canton Berna per Der Goalie bin ig (In porta c’ero io), 2010; Premio alla cultura dell’Ufficio Federale della Cultura, 2010; Selezione al Premio Svizzero del Libro per Der Goalie bin ig (In porta c’ero io), 2010; Premio Schiller per la Letteratura per Der Goalie bin ig (In porta c’ero io), 2011; Premio Svizzero della Scena, 2015; Premio di letteratura del Canton Berna per Primitivo (edizione in lingua originale), 2021; Premio Literaturpreis Dreitannen, 2021

Link: classtravel


© il venerdì – la Repubblica, 19.11.2021

“Primitivo” di Pedro Lenz tra i libri segnalati su “il venerdì” di Repubblica.

Link: il venerdì


© La bottega del Barbieri, 15.11.2021

«Primitivo»

David Lifodi sul romanzo di Pedro Lenz

Il cantiere è al centro della storia che ha come protagonisti il giovane Charly, muratore per scelta e «proletario modello» e Primitivo, suo compagno di lavoro più anziano e giramondo: dopo aver abbandonato la Spagna in età adolescenziale all’epoca della guerra civile, a seguito del dilagare del franchismo, attraversa Francia, Canada, Messico e Uruguay.

Primitivo rappresenta per Charly una sorta di secondo padre o di fratello maggiore con il quale può aprirsi senza sentirsi in difficoltà: parlano di politica, il ragazzo riceve consigli sul lavoro e, più in generale, su come affrontare la vita. Siamo nella Svizzera tedesca, anni Ottanta, quando, un giorno, Charly viene a sapere della morte di Primitivo a causa di un banale incidente sul lavoro che lascia sgomento non solo lui, ma tutti i suoi compagni di lavoro.

Da quel momento, incaricato di occuparsi del funerale, Charly ripercorre la vita e le esperienze di Primitivo, ancora più convinto che il suo posto sia quella working class di cui ha scelto di abbracciarne gli ideali decidendo di percorrere la strada dell’apprendista muratore piuttosto che proseguire gli studi.

Come ha sottolineato nella postfazione Reto Sorg, “Primitivo” unisce il vissuto dell’autore, Pedro Lenz, all’immaginario, in un viaggio attraverso gli ideali della giustizia e dell’uguaglianza sociale, che accomunano Charly, i suoi amici, il vecchio emigrato spagnolo e don Nicolás, il sacerdote incaricato di presiedere la funzione funebre di un ateo convinto, ma che rappresenta un’altra figura a cui il giovane apprendista muratore si appoggia non appena percepisce che si tratta di un religioso alternativo e molto aperto alle istanze esterne alle mura della chiesa.

In un mondo dove già allora era molto comodo avere delle certezze, Dio per i credenti, i sandinisti per quei rivoluzionari che nei primi anni Ottanta guardavano con speranza al Nicaragua, Primitivo sostiene che «dubitare non è sbagliato. Il dubbio fa parte del passaggio all’età adulta». È in questo frangente che Charly comprende come sia quello il momento in cui lui stesso si avvia verso l’età adulta e abbandona l’adolescenza, scoprendo che la storia del suo amico e mentore è legata sotto certi aspetti a quella del criminale nazista Mengele, giunto fino in Uruguay, dove si era sposato sotto falsa identità per sfuggire alla cattura degli Alleati.

Il cantiere ha come protagonisti principali Charly e Primitivo, ma anche gli altri operai, una squadra che sembra un affresco dell’internazionalismo a partire da Ricardo, un portoghese sbattuto in Africa a combattere per lo sciagurato sogno coloniale lusitano. E ancora, colpiscono i dialoghi tra Primitivo e Charly, come se ognuno di loro due rappresentasse l’alter ego dell’altro, su Octavio Paz, Pablo Neruda e Nicanor Parra, sulla letteratura, ma anche sui valori dell’amicizia, della solidarietà e del rispetto reciproco.

Charly è Pedro Lenz, l’autore del romanzo che, come il giovane protagonista della storia, ha una madre di origine spagnola, fa l’apprendista muratore e si riconosce nei principi di uguaglianza tra tutti gli esseri umani, nel coniugare il lavoro manuale a quello intellettuale, «nei libri e nei mattoni».

Al termine del libro, che rivela il mistero del criminale nazista scomparso e di quel sacchetto di pelle con decine di monete d’oro nelle mani di Primitivo, il funerale rappresenta una sorta di ultimo omaggio al vecchio operaio: Charly legge una poesia di Rubén Dario, risuona la musica jazz e don Nicolás prosegue nelle celebrazione secondo quanto aveva deciso insieme al giovane apprendista muratore.

Le ultime volontà di Primitivo erano state rispettate perché di sicuro il compagno di Charly non avrebbe avuto nulla da ridire su don Nicolás, che si riconosce in quell’emancipazione culturale alla base della formazione di Charly-Pedro Lenz.

Link: labottegadelbarbieri


© Corriere di Como, 14.11.2021

Pedro Lenz, esce “Primitivo”


© Sconfinamenti, 01.11.2021

Primitivo: il dolce nel grezzo
di Valeria Camia

Primitivo è il titolo del romanzo di Pedro Lenz edito Gabriele Capelli Editore (2021). Racconta di Charly, quindicenne apprendista muratore in Svizzera tedesca, figlio di immigrati spagnoli, e di quei giorni della sua vita che seguono la morte, per incidente sul lavoro, del suo maestro. Si chiamava Primitivo. Un uomo dai fermi principi morali, uno di quelli che sono insegnanti di vita. Siamo nell’estate del 1982, in Svizzera, vicino a Langenthal.

Le pagine sono un susseguirsi, alternato, di descrizioni piuttosto oggettive degli eventi – le giornate del giovane nei cantieri, oppure mentre prepara il funerale del maestro, o ancora le uscite con gli amici – e dialoghi veloci, che a tratti sembra essere più un flusso di coscienza. E sono soprattutto i dialoghi a “raccontare” la tensione interiore di Charly. Una tensione che è di natura anche politica. Da un lato l’apprendista vive appieno la propria posizione sociale – la classe lavoratrice e operaia della Svizzera del dopoguerra – e dall’altro egli non smette di cercare le proprie idee e collocazione nel mondo. Come quando, il caposquadra una volta dice a Charly che in realtà “loro”, i muratori, sono dei diplomatici in cantiere, perché il materiale non corrisponde mai ai disegni degli architetti…ecco, le pagine scritta da Lenz sono “politiche”, nel loro raccontare dei dei perdenti, dei lavoratori, della dignità del lavoro.

Ma Primitivo è anche (forse soprattutto) un romanzo di formazione: Charly legge, chiede, prende posizione “sulle cose” e trova in Primitivo un punto di riferimento fondamentale per la propria crescita. Un compagno, insomma. La cui morte fa tornare alla mente del giovane storie di immigrazione e fa scoprire zone d’ombra, come lo sono i racconti – inaspettati – che riguardano la seconda guerra mondiale e il criminale nazista Joseph Mengele, e poi eredità scomode. Tutto ciò rischia di mettere in discussione la coerenza dell’amico scomparso ma allo stesso tempo fa comprendere a Charly – e ricorda a chi legge – che la vita non è tutto in bianco e nero.

Infine, questo romanzo vive di “somiglianze nei contrasti”. A cominciare dal fatto che Primitivo sta per andare in pensione, mentre il secondo personaggio principale, Charly, è ancora all’inizio della sua carriera professionale con il suo apprendistato. Eppure i due hanno tanto in comune. A partire dall’amore per il proprio lavoro che va di pari passo a quello per i libri, per la poesia. E infatti il giovane e l’anziano, entrambi, leggono insieme a colazione il sabato mattina nella baracca di Primitivo, recitano versi o filosofeggiano, mentre lavorano.

Primitivo, insomma, è un libro breve ma intenso. Non si legge tutto d’un fiato. A tratti è impegnativo. Ma la sua lettura non lascia indifferenti, perché apre un mondo: sull’interpersonale, sul dolce (nel grezzo) e sul bello (nel triste).

Link: Sconfinamenti


© Corriere dell’italianità, 3.11.2021

Primitivo di Pedro Lenz

L’emigrazione. Il rapporto con le proprie origini. La cultura. Intervista allo scrittore svizzero tedesco Pedro Lenz.

“Ho imparato l’italiano nei cantieri, da ragazzo”

Intervista allo scrittore svizzero tedesco Pedro Lenz

Pedro Lenz è svizzero tedesco, vive a Olten, e in svizzero tedesco scrive: come se parlasse, a dire il vero, perché i suoi romanzi sono racconti orali messi su carta, storie che della narrazione parlata hanno ritmo e musicalità. Ma se la cava anche con l’italiano, imparato da giovane muratore grazie alla presenza di tanti colleghi arrivati dall’Italia, negli anni 80. Con una facilitazione: le origini spagnole della madre, che spiegano il suo nome.

Primitivo è il suo nuovo romanzo, che arriva dopo il grande successo dei pluripremiati In porta c’ero io! e La bella Fanny. È appena uscito in lingua italiana, per le edizioni Gabriele Capelli (Mendrisio), con la brillante traduzione di Amalia Urbano. Il lettore si trova davanti a una storia di formazione, ambientata a Langhental, nel Canton Berna, proprio negli anni 80: profonda, toccante, spesso divertente. L’intensità della ricerca di identità e di senso del protagonista, il giovane Charly, si unisce a una capace ironia, un’osservazione originale del mondo che l’autore mostra attraverso lo sguardo di un diciassettenne.

Quanto c’è della tua vita nella vicenda di Charly? Anche la madre del protagonista del romanzo è spagnola; anche lui ha interrotto gli studi preferendo il lavoro, cerca di capire, di emanciparsi attraverso la cultura e le letture.

“In questo romanzo c’è moltissimo della mia storia personale, come in tutti i miei libri: sono romanzi, contengono parti di fantasia naturalmente, ma io non sono uno scrittore che inventa le sue storie, mi baso sulla mia esperienza. Anche io, proprio come Charly, ho deciso di lasciare la scuola per fare l’apprendista muratore. Come lui volevo far parte della classe lavoratrice, stare tra gli operai. E poi c’è Primitivo, cheè il titolo del libro ma anche il nome del collega anziano che Charly incontra in cantiere e che diventa un punto di riferimento fondamentale per lui, da cui imparare una visione del mondo, valori, il modo di pensare. In un certo senso, il vero protagonista è proprio il vecchio Primitivo, perché influenza molto il ragazzo, insegnandogli a capire la complessità delle cose. E anch’io ho avuto un collega anziano, quando ero apprendista, un immigrato spagnolo che aveva fatto la guerra civile in Spagna e poi viaggiato e lavorato in molti paesi, per finire in Svizzera. Eravamo amici, mi raccontava la sua vita, le sue idee. Purtroppo è finito come nel romanzo: è morto sul lavoro, era il 1982”.

In Primitivo emergono molti temi, Charly si confronta con la vastità dell’esistenza e col desiderio di prendere posizione, schierarsi. Al centro però c’è sempre il cantiere.

“Ho sempre voluto scrivere una storia sul lavoro, su quello delle persone normali, umili. Per me fare il muratore è stata un’esperienza intensa, molto formativa. In quegli anni i cantieri erano un ambiente carico di vissuti, dal punto di vista umano uno spazio in cui osservare e crescere. C’erano colleghi che venivano da paesi di tutto il mondo e ogni giorno avevo da imparare: a comunicare con gli altri, a difendermi o difendere, a capire le diversità, ad apprezzare l’intelligenza e la generosità quando si presentavano. Il lavoro è il luogo che Charly sceglie come spazio in cui misurarsi e trovare i riferimenti per diventare grande. Ma dal cantiere e dalle sue esperienze poi nascono gli spunti per tutti gli altri temi del libro: l’emigrazione, il rapporto con le proprie origini, l’amore, l’amicizia, la cultura come strumento di emancipazione”.

Quando Primitivo resta ucciso in cantiere, per Charly cambia tutto: la morte dell’amico sembra coincidere con un passaggio verso l’età adulta e la necessità, forse inevitabile, di fare qualche compromesso.

“La storia si svolge nell’arco di poco tempo, meno di quindici giorni. Eppure, Charly vive esperienze che lo rendono adulto, in poco tempo si trova a crescere. Resta sempre nella sua città, ma è come se facesse un viaggio. E Primitivo, quando muore, non gli lascia solo insegnamenti preziosi: gli lascia anche un’eredità inaspettata, e scomoda, che porta il ragazzo a scoprire vecchie storie legate al nazismo, personaggi importanti e, alla fine, a dover fare una scelta. Primitivo è a tutti gli effetti una storia di formazione, quella che in inglese viene definita ‘coming of age’: il racconto di una crescita. E come sempre, è qualcosa di fondamentale per chi la vive”.

Come negli altri tuoi romanzi, anche qui la scrittura ha forti richiami orali: leggendo si ha quasi l’impressione di ascoltare. Da dove nasce questa scelta?

“Dal desiderio di immediatezza. È una scelta stilistica precisa: voglio comunicare col lettore nel modo più immediato possibile. Per questo utilizzo anche l’io narrante: il romanzo è narrato in prima persona dal protagonista. Perché voglio che lui si faccia conoscere attraverso il suo modo di esprimersi.

Quando scrivo, ho l’abitudine di rileggere a voce alta, voglio sentire se il racconto funziona come una storia raccontata dal vivo, se il suono ha una sua completezza. La stessa cosa che faccio quando mi presento al pubblico, in occasione delle presentazioni che sono delle vere e proprie performance di lettura: faccio parlare il libro attraverso la mia voce. E poi mi preme scrivere nella lingua che parlo tutti i giorni, che si parla per strada, tra le persone che si incontrano al bar o quando vanno a comprare il pane. I miei romanzi non sono facili da tradurre, bisogna rendere la colloquialità e l’oralità della narrazione. In questo senso devo dire che la traduttrice di Primitivo, Amalia Urbano, ha fatto un grande lavoro”.

Link: corriereitalianita

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© andreaconsonniwrong, 27.10.2021

“Primitivo” di Pedro Lenz (Gabriele Capelli Editore, traduzione di Amalia Urbano)

“Dal primo incontro al giorno dell’incidente era passato esattamente un anno. Ma poi, quando è morto, mi era sembrato di conoscerlo da molto prima. Ci siamo raccontati a vicenda tantissimo su di noi; lo faceva soprattutto lui visto che io, per motivi d’età, avevo molto meno da raccontare. Intendo dire che non ero ancora mai uscito dall’Europa e anche in Europa avevo visto solo pochi posti. Di conseguenza non avevo molto da raccontare sui paesi stranieri. Lo stesso valeva anche per il tema guerra, non potevo certo competere. Primitivo aveva vissuto in prima persona due guerre, mentre io non sapevo nemmeno cosa significasse una guerra tra bande combattuta nel bosco di Schoren. Ma avevo comunque idee e pensieri di cui poter parlare. Per avere esperienza bisogna avere una certa età, ma per avere idee non è indispensabile. Primitivo stesso diceva che l’esperienza viene sopravvalutata, soprattutto da coloro che credono di aver già visto e capito tutto. L’esperienza da sola non serve a nulla. L’esperienza serve solo quando da essa si riescono a trarre le giuste conclusioni. Ma per farlo bisogna saper riflettere e riflettere risulta troppo faticoso per la maggior parte delle persone. Diceva anche che si dovevano leggere libri, perché i libri aiutano a riflettere, e questo me lo ripeteva continuamente, anche se a dire il vero a me non c’era bisogno di dirlo, visto che leggevo spesso e volentieri.” (pp. 19-20)

“Primitivo” ultima prova dello scrittore svizzero Pedro Lenz (Gabriele Capelli Editore, traduzione di Amalia Urbano) è un magnifico e struggente romanzo, ambientato nel 1982 a Langenthal e dintorni, sull’amicizia fra Charly, un giovane apprendista muratore (dietro cui è facile scorgere lo stesso Lenz) che ha sete di ribellione (la madre in particolare non ha gradito il suo percorso formativo) e vive di sogni, libri, avventure con gli amici, e Primitivo, un anziano e schivo muratore spagnolo, che lavora sin da quando è bambino, ha combattuto durante la Guerra Civile Spagnola ed è un vorace lettore di poesie. Nelle prima pagine del romanzo Primitivo muore sul lavoro e questa tragedia diventa lo spunto per Charly di raccontare la sua amicizia con Primitivo fatta di consigli sottovoce, spunti di lettura, silenzi che nascondono tragedie e zone d’ombra, riflessioni sull’emigrazione, racconti di guerra o su fantomatici matrimoni in Uruguay che coinvolgono il criminale nazista Joseph Mengele e poi monete d’oro e intanto Charly lavora duramentee si spacca la schiena sui cantieri (bellissime le pagine sul lavoro), impara a farsi rispettare dai colleghi e dagli insegnanti, s’innamora, si ubriaca (fantastici gli U-Boot e sono una vita che non bevo una pinta simile: “In quegli anni, gli U-Boot erano molto in voga tra noi giovani. Erano delle pinte di birra in cui si faceva affondare un bicchierino di grappa alla frutta. Qualcuno preferiva la grappa alle erbe, ma alla frutta scendeva giù meglio”), si ribella, organizza il funerale del suo caro amico scomparso con un prete sui generis e per la prima volta si sporca le mani accorgendosi, come gli diceva Primitivo, che la vita non è fatta di purezza, di bianco e nero ma è molto più confusa e nessuno non commette mai errori.

“Primitivo” è soprattutto un grande atto d’amore verso la narrazione, quella popolare ma non banale di cui Pedro Lenz è un vero maestro, quella che non ha paura di sporcarsi, di contaminarsi, di mescolare realtà e fantasia, di raccontare i bassifondi, i perdenti, gli sconfitti, gli esiliati, i lati oscuri della nostra vita, la durezza del lavoro e la dignità di tutti i lavori, di far sognare, di tenerti compagnia e di prenderti a schiaffi, di farti piangere, di abbracciarti nei momenti neri e di bussare alle porte del tuo cuore.

È un romanzo che mi ha colpito nel profondo perché anche i miei genitori non hanno mai gradito che io lasciassi l’università e che finissi a lavorare in fabbrica e adesso a fare pulizie e popcorn in un cinema e anche perché ci sono tantissime volte da quando lavoro in Svizzera che mi sento straniero, senza una patria, di essere solo un lavoratore pagato quel tanto che basta e nient’altro e ogni volta che torno in Italia mi accorge che vivo nel passato e cerco nel paesaggio, nelle città, nel mio paese qualcosa che è scomparso e mi sento estraneo, lontano, distante e tanti non mi riconoscono nemmeno più e quando si mettono a parlare con me, finite le chiacchiere sulla Svizzera non abbiamo nulla da dirci perché non sappiamo nulla e finisce che ci salutiamo pieni di imbarazzo e silenzi.

E perché come Charly anche io mi sono accorto di essere diventato adulto quando mi sono sporcato le mani per la prima volta e sono rimasto per ore a guardarmi nello specchio senza quasi riconoscermi.

“Infatti, molti operai stranieri, presi dalla nostalgia e accecati dal ricordo della patria, non riescono più a ragionare. Organizzano tutta la loro vita in funzione del grande rientro in patria. Sognano di quando verranno accolti come figli perduti o valorosi guerrieri. Si vedono, al ritorno nei loro paesi, come degli eroi acclamti che sono andati per il mondo e ora tornano per raccontare tutto quello che hanno visto. Ed è così che il ritorno a casa normalmente diventa un flop. E lo deve diventare, perché la realtà, non riuscirà mai ad eguagliare la fantasia.” (pag. 44)

Link: andreaconsonniwrong


© Cooperazione, N. 43 – 26.10.2021

Flavio Stroppini intervista Pedro Lenz


© Convenzionali, 20.10.2021

Libri

Pedro Lenz, “Primitivo”
di Gabriele Ottaviani

È la dose che fa il veleno…

Primitivo, Pedro Lenz, Gabriele Capelli editore. Traduzione di Amalia Urbano.

Pedro Lenz è cresciuto a Oberaargau, nella zona di Langenthal, e in ossequio a quella legge fondamentale e troppo spesso ignorata da chi è superbo, ossia scrivere di ciò che si conosce, vi ambienta, negli anni Ottanta del secolo scorso, un emozionante e riuscito romanzo di formazione, sulla vita, l’amore, i soldi, la politica e tutto quel cha fa dell’esistenza non solo una collana di giorni, di cui è protagonista Charly, che vuole diventare un bravo muratore e ha come mentore e tutore Primitivo, prodigo di consigli e non solo.
Bellissimo.

Link: Convenzionali


© Internazionale 22.10.2021

Segnalazione di “Primitivo” – Internazionale del 22.10.2021


© La Lettrice Assorta, 16.10.2021

PRIMITIVO di Pedro Lenz

Oggi vi parlo di PRIMITIVO di Pedro Lenz, un romanzo di formazione che racconta la quotidianità di un ragazzo diciassettenne nei primi anni ’80 nella Svizzera tedesca: le uscite con gli amici, la ragazza, il lavoro al cantiere, le sue letture e i personaggi che incontra.

ll giovane Charly ha deciso di fare l’apprendista muratore invece di andare a scuola. È sveglio, riflessivo, con tanta voglia di capire il mondo, legge molto e cerca il senso delle cose. Primitivo è un muratore spagnolo emigrato, gobbetto e dalle sopracciglia cespugliose che con i suoi insegnamenti diventa il punto di riferimento di Charly e spesso lo difende dagli sfottò dei colleghi. Insieme sono un’improbabile coppia d’amici che si confronta sulle idee e la vita.

L’improvvisa morte di Primitivo a causa di un incidente sul cantiere, getta Charly nello sconforto e lo lascia con molte domande senza risposta: che fine faranno i soldi che Primitivo ha messo faticosamente da parte? E la figlioccia di Parigi, Tatjana? Dov’è finito il denaro che ha guadagnato in Uruguay di cui gli aveva parlato? È vera la storia dell’incontro tra Primitivo e il peggior criminale nazista di tutti i tempi?

Una lettura piacevole, fluida, con due protagonisti che fanno riflettere sull’esistenza in modo semplice, ma incisivo. In particolare, ho apprezzato la curiosità vivida e disarmante con la quale Charly si approccia alle cose e la saggezza concreta e tagliente di Primitivo.

Link: La Lettrice Assorta


© SwissInfo/Keystone-ATS, 06.10.2021

Pedro Lenz: “scrivo nella lingua della realtà che mi circonda”

La traduzione italiana del libro “Primitivo” dello scrittore svizzero Pedro Lenz uscirà lunedì pubblicato da Gabriele Capelli editore.
(Keystone-ATS)

Esce lunedì la traduzione italiana del romanzo “Primitivo” del pluripremiato scrittore bernese Pedro Lenz. Per l’occasione, Keystone-ATS lo ha incontrato nel suo studio di Olten (SO), dove vive con la famiglia.

Lenz, classe 1965, bernese di origini spagnole da parte di madre, vive nella città solettese con la moglie e i due figli, e con un terzo bimbo in arrivo a breve. È qui, nel suo studio, che nascono i suoi libri.

“In casa si parlava sempre lo spagnolo da piccoli”, afferma Lenz “soltanto una volta che abbiamo iniziato ad andare a scuola con i miei fratelli si è cominciato a parlare svizzero-tedesco”. Lo scrittore parla anche italiano che dice di aver “imparato sul cantiere”, ma che in realtà palleggia a meraviglia.

L’ufficio di Lenz si trova in una zona residenziale a pochi passi dal suo appartamento, una libreria ricopre un’intera parete. La scrivania, posta davanti ad una finestra, dà sul verde anche se ammette “a volte per concentrarmi devo chiudere le tapparelle per non vedere la gente passare”.

Una volta entrati Lenz mostra una foto di lui apprendista muratore che lo ritrae mentre lavora in un cantiere, affiancato da un collega che ha ispirato il personaggio di Hofer nel libro. Questa foto gli è stata inviata dal vecchio capo della ditta per cui lavorava dopo aver letto “Primitivo”.

Amore per la lettura
Lenz dice di essere sempre stato “un fanatico della lettura”. Si è lanciato nell’apprendistato di muratore per “ribellione contro i genitori” ammette, “un po’ come il personaggio del romanzo Charly”. A quel tempo, negli anni ’80, “mi piaceva molto leggere e ogni sera scrivevo lettere ai miei amici, era l’epoca prima di internet e di Whatsapp” afferma.

A ventidue-ventitré anni, ogni lunedì sera si reca all’incontro della “Werkstattarbeiter Literatur” a Basilea, dove per la prima volta può leggere i suoi testi, ricorda. Da lì la voglia di ottenere una maturità federale per poi studiare letteratura spagnola all’Università di Berna.

All’università, che tuttavia non termina, diventa assistente del professore di letteratura spagnola vista la sua dimestichezza con la lingua ed è ormai già trentenne. Questa esperienza gli dà la possibilità di tradurre testi e scrivere diversi articoli ed in seguito di lavorare come giornalista per il quotidiano “Der Bund” a Berna, afferma.

Nel 2001 la svolta in cui decide di lasciare gli studi e diventare definitivamente scrittore.

Elementi autobiografici
Il suo ultimo romanzo “Primitivo” tradotto dallo svizzero-tedesco da Amalia Urbano uscirà in libreria lunedì 11 ottobre, pubblicato da Gabriele Capelli editore. Il libro, uscito in lingua originale nel 2020, è già stato insignito del Premio di Letteratura del Canton Berna 2021 nonché del Premio Literaturpreis Dreitannen 2021.

In “Primitivo” sono numerose le analogie con la vita stessa di Lenz: Charly, apprendista muratore con una madre di origine spagnola, proprio come Lenz che si è diplomato nel 1984, è il protagonista di questo romanzo ambientato a Langenthal (BE), luogo in cui è cresciuto l’autore. I due condividono anche il grande interesse per la letteratura. L’autore afferma “non ho mai voluto fare qualcosa di autobiograficamente esatto ma ho preso diversi spunti da quello che mi ricordo”.

Un romanzo genuino, ritmato dal parlato, un espediente che rimane anche nella traduzione italiana. Genuini sono anche i personaggi, le loro conversazioni e il loro modo di fare. Lenz è un attento osservatore e descrive con disinvoltura le scene che si producono nel libro, afferma inoltre di scrivere in svizzero-tedesco perché “posso scrivere soltanto nella lingua da cui sono circondato e che sento tutti i giorni”.

Il libro narra la morte per un incidente sul lavoro di Primitivo, immigrato spagnolo che lavora nello stesso cantiere del giovane Charly, con cui ha stretto amicizia e per il quale rappresenta una figura paterna. Charly nel corso del libro ricorda gli insegnamenti di Primitivo, i racconti dei suoi viaggi e i suoi presunti legami con i nazisti.

Letture e spoken word
La notorietà di Lenz va ben al di là della letteratura, nel 2015 è infatti stato insignito dall’Ufficio federale della cultura con il Premio svizzero della scena.
Forse non tutti sanno che Lenz percorre la Svizzera tedesca leggendo i suoi libri in piccoli teatri accompagnato dal pianista Christian Brantschen, del gruppo bernese Patent Ochsner. Questo gli permette di vivere dal 2001 come scrittore, afferma.
Amante dello sport, per cui ha anche scritto diverse cronache, legge un estratto dal suo libro “Tanze wi ne Schmätterling. Die Coiffeuse und der Boxer” che parla dell’arrivo di Mohammed Ali a Zurigo nel 1971. Le poesie scritte in svizzero tedesco contenute in questa raccolta sono perfette proprio per essere lette dal vivo come “spoken word”.

Link: SwissInfo


© La Regione, 04.10.2021

Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo

Le lingue di Pedro Lenz e Primitivo
L’autore bernese è stato ospite della prima edizione del festival quadrilingue
di Ivo Silvestro

Link: La Regione


© Diderot, RSI RETE DUE, 30.09.2021

Pedro Lenz a “Lettere dalla Svizzera alla Val Poschiavo”

È la prima edizione del festival – di cui la SRG SSR è media partner – interamente dedicato alla produzione letteraria svizzera nelle quattro lingue nazionali.

Tra gli ospiti proprio lo scrittore pluripremiato Pedro Lenz.

Link: Diderot

2 thoughts on “Pedro Lenz, “Primitivo””

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